Il declino delle competenze grammaticali sta incidendo sul mondo del lavoro. Dall'analisi delle cause principali agli errori più diffusi, fino ai rimedi proposti da esperti.
Studi e osservatori culturali sottolineano come gli errori nella comunicazione scritta e orale siano divenuti quasi la norma per una larga fetta di popolazione adulta. Da simple sviste a strafalcioni clamorosi, la grammatica italiana sembra oggi essere vissuta da molti come un ostacolo piuttosto che un patrimonio da valorizzare. L'esempio più lampante di questa situazione si ritrova tra i banchi delle scuole e nei commenti dei social media dove, tra abbreviazioni e imprecisioni lessicali, la correttezza linguistica cede spesso il passo alla rapidità.
Secondo un'indagine approfondita, praticamente sette italiani su dieci risultano incapaci di rispettare le regole fondamentali dell'italiano. Si tratta di un dato che non riguarda soltanto i giovani: il problema attraversa le generazioni e si riflette nell'ambiente lavorativo e nei rapporti sociali, minando anche la capacità di formulare ragionamenti chiari e articolati. Questo fenomeno, secondo gli esperti, non è soltanto un fatto individuale ma un campanello d'allarme per l'intera società, che rischia di perdere la ricchezza e la precisione della propria lingua nazionale.
Per capire la reale portata del fenomeno e tracciarne i confini, Libreriamo - piattaforma digitale dedicata ai consumatori di cultura - ha promosso uno studio articolato su circa 1.600 italiani, tra i 18 e i 65 anni. L'analisi è stata condotta mediante la metodologia Swoa (Web Opinion Analysis): sono stati monitorati blog, forum, Facebook, Instagram, X, YouTube e altri network per raccogliere dati sia quantitativi sia qualitativi sui principali errori linguistici commessi dagli italiani.
L'indagine non si è limitata all'osservazione degli utenti, ma ha coinvolto attivamente un panel di 20 tra linguisti, sociologi e letterati, chiamati a valutare e interpretare i risultati. Il quadro che ne emerge è allarmante: il 68% degli intervistati ammette di inciampare frequentemente in errori, soprattutto nello scritto ma anche nel parlato. Dai dati scaturisce un vero e proprio ritratto di una bella lingua ormai in difficoltà, dove i principali errori coinvolgono apostrofi, tempi verbali, pronomi, punteggiatura e un uso disinvolto di anglicismi e abbreviazioni digitali. Gli esperti concordano: rafforzare le competenze grammaticali è una priorità culturale e sociale.
Alla base di questa emergenza linguistica si intrecciano numerosi fattori di natura sociale e tecnologica. L'eccessivo ricorso a internet, ai social media e alle chat ha radicalmente modificato il modo in cui viene utilizzata la lingua, portando a una semplificazione a tratti eccessiva. In un contesto in cui la velocità e l'immediatezza della comunicazione prevalgono sulla riflessione, le regole della grammatica vengono spesso accantonate. L'influenza crescente di parole straniere, in particolare anglicismi e neologismi, ha ulteriormente contribuito a questo impoverimento, generando confusione tra registri formali e informali.
Non meno rilevante è l'analfabetismo di ritorno, cioè la perdita progressiva di competenze acquisite in passato a causa della scarsa pratica nell'uso dei corretti strumenti linguistici. Le generazioni più giovani, abituate ad abbreviare e adattare il linguaggio scritto in funzione delle piattaforme digitali, faticano spesso a distinguere tra le regole di base dell'ortografia italiana. Tuttavia, anche gli adulti non sono esenti da queste problematiche: un lento allontanamento dalla lettura, unito a una scrittura sempre più frammentata e istantanea, concorre a minare la padronanza della lingua.
Gli esperti segnalano poi che il calo delle ore dedicate alla scrittura a mano e alle letture in profondità finiscono per impigrire il cervello, rendendo difficoltosa la memorizzazione delle regole e limitando la creatività espressiva. Il risultato è un impoverimento generalizzato delle competenze linguistiche: dal lessico ai costrutti grammaticali, fino all'incapacità di argomentare con chiarezza nei contesti pubblici e di lavoro.
Molte delle insidie della lingua italiana riguardano questioni apparentemente banali, ma presenti in modo trasversale nei testi di ogni età e classe sociale. Il nodo principale è rappresentato dall'uso errato degli apostrofi, che - insieme ai congiuntivi mal gestiti - produce la maggioranza degli strafalcioni riscontrati nelle chat, nei testi scolastici e addirittura in documenti ufficiali. Tra le combinazioni più sbagliate compaiono qual'è al posto di qual è e un amico erroneamente apostrofato.
Segue a breve distanza il mancato rispetto dei tempi verbali, soprattutto nell'alternanza tra indicativo e congiuntivo, così come la scelta dell'ausiliare nei verbi composti. Una confusione frequente si registra anche sui pronomi indiretti (gli e le), spesso utilizzati in modo indistinto, e sulla punteggiatura, che viene talvolta applicata senza seguire alcuna logica sintattica o segnaletica.
Il quadro si completa con l'uso improprio delle consonanti C e Q e la mancata distinzione tra ne e né, insidie presenti anche in ambienti lavorativi strutturati. Gli elenchi che seguono permettono di visualizzare le principali criticità riscontrate:
Un classico errore diffuso riguarda la sostituzione dei pronomi indiretti e la mancata distinzione tra forme maschili e femminili (gli ho detto che era contenta invece di le ho detto…). Sul fronte dei verbi, è comune l'incertezza sulle forme composte e sui tempi, oltre a una notevole difficoltà nel rispettare la coerenza sintattica. La punteggiatura, infine, è applicata spesso senza regole, con virgole inserite a caso e punti e virgola quasi dimenticati.
L'impatto dei nuovi strumenti digitali ha portato a errori originali e creativi, come l'uso di abbreviazioni tipiche degli SMS (tt invece di tutto, nn per non) o la sostituzione della ch con la k. Si moltiplicano poi le formule semplificate (x per per) e le storpiature ortografiche diffuse soprattutto tra i più giovani. Tutto ciò contribuisce a un allontanamento dalle regole tradizionali e a una trasmissione errata della lingua nelle comunicazioni quotidiane.
Oltre agli errori classici, l'indagine Libreriamo ha messo in luce una variegata galleria di strafalcioni creativi che riflettono non solo scarsa conoscenza, ma anche una certa dose di inventiva. Nel lessico quotidiano si incontrano espressioni come ceretta al linguine (anziché all'inguine), cortello al posto di coltello, salciccia anziché salsiccia. Dal mondo della bellezza ai menù dei ristoranti, questi errori suscitano spesso sorrisi, ma rivelano un problema serio di trasmissione delle regole ortografiche.
Particolarmente diffusa è la tendenza a usare la x in luogo di per o la k per ch, segno della velocità nella comunicazione e della scarsa attenzione ai dettagli. Questa creatività di adattamento si sposa, nei messaggi digitali, a storpiature come mi piace tt questo o nn sopporto chi scrive così, fenomeni che, seppur comprensibili nella rapidità delle chat, rischiano di fossilizzarsi anche nei testi formali. L'originalità, quando travalica i confini del registro informale, diventa indice di sciatteria e disaffezione verso la lingua nazionale.