Giornata di bassi volumi per le Borse in vista delle festività natalizie: tra dati macro USA ed europei, performance di oro, petrolio e Bitcoin, e analisi di spread e rendimenti.
La settimana a cavallo delle festività natalizie rappresenta tradizionalmente un momento di discontinuità per i mercati finanziari, caratterizzato sia da una notevole riduzione dei volumi di scambio sia da una volatilità spesso superiore alla norma. I mercati azionari internazionali entrano in una fase di sospensione, con numerose piazze chiuse o operative a orario ridotto, rimodulando l’attenzione degli investitori su pochi dati economici chiave in pubblicazione. In questo scenario di operatività limitata, l’analisi degli eventi programmati e dei possibili trend degli asset riflette l’importanza dell’esperienza e della prudenza nella gestione delle posizioni, affinché si mantenga la massima affidabilità nell’interpretazione delle dinamiche di mercato.
Tra il 24 e il 26 dicembre 2025 le principali piazze finanziarie europee subiscono sospensioni o chiusure anticipate. Ad esempio:
Il bilancio della settimana che precede il Natale mostra dinamiche differenziate nelle principali Borse a livello globale. Sui mercati europei, la seduta prenatalizia si è chiusa con risultati misti, in cui l’indice FTSE MIB ha sfiorato nuovi massimi, attestandosi a 44.606 punti e confermandosi prossimo ai livelli record del 2001. Nel comparto continentale spiccano anche:
Sul fronte valutario, il dollaro è risultato debole rispetto all’euro, tornato sopra quota 1,17, mentre lo yen ha mostrato un recupero per le aspettative di possibili interventi valutari da parte delle autorità giapponesi.
Il clima generale di cauta fiducia, sostenuto dalla solidità dei dati macro USA, si è tuttavia intrecciato con la tradizionale riduzione di liquidità, rendendo le variazioni di prezzo più ampie ma meno rappresentative di trend di lungo periodo.
Oro e argento hanno dominato la scena delle materie prime, spingendosi rispettivamente a 4.497 dollari l’oncia e oltre 70,66 dollari per la consegna spot, fissando nuovi record storici. Il rally è sostenuto dall’incertezza sui tassi di interesse e dalle crescenti tensioni geopolitiche, che hanno rafforzato l’appeal dei metalli preziosi come strumenti di diversificazione di portafoglio.
Il petrolio, contrariamente alle aspettative di volatilità legate alle crisi internazionali, si è invece mantenuto su livelli stabili: il Brent con consegna a febbraio si è attestato poco sopra i 62 dollari al barile e il WTI ha oscillato intorno ai 58 dollari. L’attenzione resta alta sulle scorte EIA e sull’output OPEC+, ma il clima fiacco dei mercati riduce la portata degli spunti speculativi.
Bitcoin, infine, pur avendo sfiorato nei giorni scorsi i 90.000 dollari, ha subito un calo vicino all’1,6%, riportandosi a 87.860 dollari. Le criptovalute si confermano così asset ad elevata volatilità, con movimenti acuiti dal basso volume di scambi tipico di questo periodo dell’anno.
Sul piano macroeconomico, gli Stati Uniti hanno registrato una performance superiore alle aspettative per il terzo trimestre 2025: secondo il Dipartimento del Commercio, il Prodotto Interno Lordo è cresciuto del 4,3% su base annua, battendo le stime fissate a +3,2%. Tale espansione è stata trainata dalla robusta spesa dei consumatori e da una moderata crescita della produzione industriale (+0,2% su novembre). Parallelamente, la media delle nuove posizioni lavorative nel settore privato si mantiene su livelli positivi, mentre i dati sugli ordini di beni durevoli di ottobre evidenziano un rallentamento, scendendo del 2,2% rispetto al -1,1% previsto.
In Europa, il focus resta sulla mancanza di dati market mover e sull’attesa della pubblicazione di indicatori di occupazione e produzione industriale, soprattutto relativi alla Germania e all’Eurozona, che subiscono però una pausa per festività.
In ambito asiatico, occhi puntati sui dati giapponesi di inflazione e crescita industriale, previsti il 26 dicembre, ritenuti un barometro importante per misurare il sentiment globale di fine anno.
Nel complesso, la settimana si presenta come un periodo di analisi più che di operatività, con gli operatori professionali impegnati a valutare gli impatti prospettici dei dati diffusi sulla tenuta e sulla ripresa del ciclo economico internazionale.
Le festività di fine dicembre producono una significativa compressione dei volumi di scambio sulle principali asset class. L’attività limitata e la presenza di operatori istituzionali ridotta all’essenziale amplificano la volatilità, innescando movimenti di prezzo spesso superiori alle aspettative rispetto alla quantità effettiva di denaro scambiata.
Questa situazione comporta alcune conseguenze tangibili:
Sul comparto obbligazionario, la differenza tra i rendimenti dei titoli di Stato italiani e tedeschi (spread BTp-Bund) si sta assestando su valori ancora contenuti, con una chiusura a 68 punti base prima dello stop natalizio. Tale livello, inferiore ai 70 punti base raggiunti la settimana scorsa, segnala una maggiore fiducia del mercato nella sostenibilità del debito italiano e nel processo di risanamento finanziario.
Il rendimento del decennale BTp scende inoltre al 3,54%, rispetto al 3,60% della precedente seduta. Questa dinamica è favorita dai segnali rassicuranti forniti all’Eurozona, con la legge di bilancio italiana per il 2026 che ha superato con successo il passaggio parlamentare, e dalla minore incertezza sui tassi di riferimento della BCE.
La stabilità dei Bund tedeschi sottolinea la continuità della percezione di rifugio attribuita agli asset teutonici, mentre le progressive chiusure per festività riducono i riferimenti di breve termine. Si conferma così una fase di relativa calma, in attesa della ripartenza dell’attività nei primi giorni di gennaio.
La finestra natalizia si presenta come un periodo di sospensione e di attenta valutazione delle strategie. L’assenza di market mover di peso e la minore liquidità impongono al comparto finanziario uno stacco tecnico prima dell’inizio del nuovo anno, interrotto soltanto dalla reazione a pochi dati e aggiornamenti.
L’esperienza degli anni passati insegna che movimenti eccessivi in queste giornate tendono a essere corretti rapidamente appena riprendono gli scambi regolari. L’osservazione degli spread, dei rendimenti e dei dati macro suggerisce che il sentiment rimane cauto-ma-positivo, in attesa di segnali più forti dalla politica monetaria internazionale e dai risultati aziendali di gennaio.
Nel breve termine, la cautela si conferma la strategia più appropriata: affidarsi ai fondamentali e privilegiare un approccio analitico offre solidità nell’interpretazione delle dinamiche di mercato, in attesa che la piena attività dei grandi operatori torni a guidare i trend nel 2026.