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Logistica, continua sfruttamento lavoratori così come i meccanismi di evasione fiscale nonostante inchieste magistratura

di Marcello Tansini pubblicato il
Meccanismi di evasione fiscale

La logistica italiana è attraversata da persistenti pratiche illecite: cooperative fittizie, evasione fiscale, sfruttamento dei lavoratori e responsabilità delle grandi aziende emergono nonostante indagini e nuove misure.

Negli ultimi anni, il comparto delle aziende della logistica in Italia si è dimostrato terreno fertile per fenomeni di sfruttamento nella logistica e irregolarità fiscali, nonostante l'intensificazione dei controlli. Gli sviluppi più recenti vedono l'apertura di nuove indagini da parte delle procure, come accaduto a Torino, confermando come il ricorso a pratiche illecite rimanga radicato. Il perpetuarsi di tali condotte, spesso favorite da una struttura frammentata tra grandi società committenti e una galassia di cooperative, riduce l'efficacia degli strumenti di contrasto.

Questa situazione ha ripercussioni sociali ed economiche, penalizzando sia i lavoratori coinvolti, sia l'intero settore che si trova a competere con soggetti che adottano pratiche scorrette. Esaminare le recenti indagini e le modalità operative adottate permette di acquisire una visione approfondita di un fenomeno che, oltre ad avere rilevanza normativa, incide direttamente sulle condizioni di lavoro e sulla concorrenza leale tra imprese.

Il sistema delle cooperative fittizie: meccanismi e strutture dell'evasione fiscale

L'evoluzione dell'organizzazione del lavoro nella logistica italiana ha favorito la nascita e la moltiplicazione di cooperative fittizie, attive anche nel recente caso torinese. Il meccanismo individuato dalle autorità segue uno schema articolato in diversi livelli, con la partecipazione di grandi committenti, società intermediarie e cooperative che operano come veri e propri "serbatoi di lavoratori".

La struttura tipica prevede che le società di secondo livello, come Postalcoop e Cargo Broker, fungano da filtro tra la committenza e le cooperative che gestiscono direttamente le consegne. Queste ultime, spesso create ad hoc, risultano caratterizzate dalla chiusura e riapertura in breve tempo, sfruttando prestanome e strumenti giuridici che mascherano la reale titolarità, per evadere l'IVA e i contributi previdenziali. Attraverso la fatturazione di operazioni inesistenti e la manipolazione dei contratti (ad esempio, contratti appalto simulati o contratti di somministrazione "mascherati"), le cooperative garantiscono vantaggi fiscali sia alle stesse che alle società intermediarie.

I comportamenti rilevati includono pratiche come il pagamento degli stipendi tramite indennità di trasferta, esenti da tassazione, e l'utilizzo del cosiddetto falso part time, dove ai dipendenti vengono riconosciute formalmente meno ore rispetto a quelle effettivamente lavorate. Questi elementi creano uno squilibrio nei costi della manodopera, offrendo servizi a tariffe irraggiungibili per le imprese regolari e generando una forte concorrenza sleale.

Le inchieste dimostrano che il sistema consente non solo l'evasione fiscale, ma anche il depotenziamento delle tutele contrattuali dei lavoratori. Ogni livello aggiunto nella catena di appalti e subappalti ne aumenta la complessità, rendendo difficile individuare i reali responsabili dei mancati versamenti fiscali e contributivi. I dati forniti dal Ministero del Lavoro confermano che il settore logistica, con oltre 1,5 milioni di addetti e un fatturato superiore ai 110 miliardi di euro, rappresenta un'area particolarmente vulnerabile alle frodi organizzate.

Questo modello, consolidato a partire dagli anni 2000 e segnato da una stratificazione dei ruoli, incentiva pratiche elusive e complica l'azione dei controlli fiscali. Alcuni tentativi di riforma, come la proposta di limitare l'affidamento di appalti ad imprese prive di sostanza economica, hanno finora trovato applicazione limitata, lasciando aperte importanti criticità normative e operative.

Le indagini delle procure italiane: dati, sequestri e impatti sul settore

Le iniziative investigative degli ultimi anni hanno avuto un impatto sia sul piano fiscale sia su quello sociale, grazie a nuove metodologie di indagine che mirano a risalire fino ai beneficiari finali di questi sistemi illeciti. In particolare, la cosiddetta "strategia Milano" si è dimostrata efficace nell'individuare le responsabilità delle grandi società di logistica, portando a sequestri preventivi e recupero di significative somme di denaro.

Dal 2021 la Procura di Milano, guidata dal pm Paolo Storari, ha avviato tredici principali inchieste che hanno coinvolto i principali player del settore, tra cui Amazon, DHL, BRT, Esselunga, UPS e FedEx. Il risultato concreto di queste attività si traduce nel sequestro di oltre 434 milioni di euro di IVA evasa e nella regolarizzazione di circa 10.000 lavoratori. Gli interventi hanno così determinato una riduzione degli spazi per pratiche distorsive e una maggiore tutela della posizione dei lavoratori.

Tra gli schemi rilevati più frequentemente emergono:

  • Utilizzo di cooperative "filtro" che schermano i rapporti tra grandi committenti e lavoratori
  • Emissione di fatture per operazioni inesistenti con il fine di generare detrazioni fiscali indebite
  • Mancato versamento di contributi previdenziali e assistenziali
  • Manipolazione delle buste paga con voci non imponibili
Nelle più recenti operazioni, come nel caso torinese e in quello relativo a Rhenus Logistics, le somme sequestrate hanno raggiunto decine di milioni di euro, evidenziando la dimensione sistematica di tali fenomeni. Le procure hanno spesso dovuto confrontarsi con la difficoltà di attribuire responsabilità nei confronti delle società intermediarie, che spesso vengono liquidate o cedute rapidamente per evitare controlli. Per contrastare queste strategie elusive, sono stati sviluppati strumenti investigativi congiunti tra Guardia di Finanza, Agenzia delle Entrate e magistratura, favorendo l'analisi incrociata di dati e flussi finanziari.

Le indagini hanno evidenziato che, oltre al danno erariale, si produce una situazione di concorrenza distortiva all'interno del settore, penalizzando le imprese che rispettano regole e normative. L'effetto indiretto di queste attività illecite si avverte anche nella perdita di credibilità dell'intero comparto logistico.

Lo sfruttamento dei lavoratori nella filiera della logistica: modalità e conseguenze

I lavoratori impegnati nella logistica, in particolare quelli impiegati da cooperative di primo e secondo livello, sono frequentemente esposti a sfruttamento e precarizzazione. Le modalità riscontrate dalle indagini comprendono ritmi di lavoro estenuanti, estromissione dai diritti contrattuali e mancato rispetto della sicurezza nei luoghi di lavoro.

Nelle cooperative controllate dalle società intermediarie, la forza lavoro è spesso composta da cittadini immigrati o persone in condizioni economiche svantaggiate, resi ancora più vulnerabili dalla difficoltà di rivendicare i propri diritti. Fra le pratiche diffuse si evidenziano:

  • Imposizione di nuovi contratti senza preavviso
  • Paga corrisposta attraverso diarie e indennità prive di tassazione
  • False part-time: riconoscimento di poche ore lavorate rispetto all'orario effettivo
  • Obbligo di firmare contratti senza poter negoziare termini e condizioni
Queste condotte comportano, oltre al danno economico diretto per i lavoratori, una perdita di stabilità occupazionale e di accesso a diritti previdenziali maturati. Secondo i dati comunicati dagli enti preposti, gli episodi di cambiamento improvviso del datore di lavoro, la chiusura e riapertura di cooperative con altro nome, ma stessi mezzi e magazzini, sono frequenti. Questa dinamica aumenta l'incertezza dei lavoratori e rende più complessa l'azione di tutela da parte delle istituzioni e delle organizzazioni sindacali.

Un ulteriore aspetto critico riguarda la sicurezza sul lavoro: nelle imprese fittizie raramente vengono implementate le adeguate misure di prevenzione, aumentando il rischio di infortuni e malattie professionali. Gli effetti sociali dello sfruttamento nella logistica si riflettono anche su scala più ampia, aggravando la frammentazione del tessuto occupazionale e alimentando una competizione al ribasso nel settore.

Responsabilità delle grandi aziende committenti e le strategie investigative innovative

L'approccio investigativo più recente pone un'attenzione sempre maggiore sulla responsabilità delle aziende committenti, soprattutto quando queste esternalizzano il servizio a società di trasporto e cooperative che adottano pratiche elusive. Le procure, in particolare quella di Milano, hanno optato per una strategia "top-down", individuando come responsabili non solo le cooperative, ma anche i grandi gruppi che traggono beneficio dall'abbattimento dei costi tramite l'uso di manodopera a basso costo e contratti non conformi.

L'articolo 29, comma 1, del D.Lgs. 276/2003 consente alle imprese di affidare appalti anche a soggetti privi di adeguata struttura economica, favorendo la diffusione di società filtro e cooperative fittizie. Le indagini recenti hanno seguito la catena degli appalti partendo dalla cima per giungere ai reali beneficiari, senza limitarsi all'individuazione di meri prestanome. Questa metodologia ha consentito di ottenere, in tempi brevi, sequestri significativi e una maggiore efficacia nella restituzione delle somme evase.

Tra le strategie messe in campo si segnala una sempre più stretta collaborazione tra il Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza, la magistratura e le agenzie fiscali, oltre all'adozione di strumenti digitali per l'incrocio automatico di dati. Attraverso questa cooperazione, è stato possibile contestare sia frodi fiscali che la sistematica somministrazione illecita di manodopera.

Le misure per il contrasto: risultati raggiunti e criticità persistenti

Gli sforzi investigativi e giudiziari degli ultimi trienni hanno prodotto risultati tangibili, con il recupero di centinaia di milioni di euro tra imposte evase e contributi previdenziali, e la stabilizzazione di numerosi lavoratori precedentemente impiegati tramite cooperative fittizie. L'esperienza milanese è considerata un modello per la capacità di incidere sia sulle dinamiche fiscali sia sulle prassi lavorative scorrette. Secondo le stime, oltre 49.000 lavoratori sono stati regolarizzati in varie aziende dopo la scoperta delle irregolarità, mentre il fisco ha visto rientrare somme ingenti persino da colossi multinazionali.

Al tempo stesso, restano significative criticità strutturali:

  • Persistenza di zone grigie nella normativa sugli appalti
  • Difficoltà nell'effettiva applicazione dei principi della Carta della logistica etica
  • Limitata adesione volontaria delle imprese a iniziative di trasparenza e responsabilità
  • Fenomeno della chiusura/riapertura ricorrente di cooperative con nuova denominazione
A livello territoriale, esperienze positive come la "Carta della logistica etica" emiliana hanno mostrato potenzialità, ponendo standard per la trasparenza e la tutela dei diritti, ma, ad oggi, la loro diffusione rimane limitata. Le istituzioni sono chiamate a rafforzare gli strumenti di controllo e a promuovere una maggiore responsabilità nella filiera, anche tramite modifiche legislative mirate.

Il fenomeno dello sfruttamento nella logistica rimane dunque un banco di prova per la capacità delle autorità di assicurare legalità e tutela dei lavoratori in un settore nodale dell'economia italiana. L'analisi delle esperienze più recenti dimostra che solo un approccio integrato e l'effettiva assunzione di responsabilità da parte delle grandi aziende possono produrre cambiamenti strutturali nel lungo periodo.