La Cassazione apre la strada al congedo retribuito per chi deve accudire cani e gatti: dalla sentenza alle nuove prospettive legislative, un focus sugli aspetti giuridici, sociali e sul valore degli animali domestici in Italia.
Negli ultimi anni, la crescente attenzione al benessere degli animali domestici ha trovato riscontro non solo nella società, ma anche nell'ambito normativo e giurisprudenziale. Un cambiamento che riflette l'importanza affettiva rivestita da cani e gatti nelle case italiane, riconoscendo il valore del loro ruolo nelle dinamiche emotive di milioni di persone.
L'evoluzione normativa si sta orientando verso il riconoscimento di permessi lavorativi retribuiti per chi deve prendersi cura del proprio compagno animale in situazioni di necessità.
Questa trasformazione traccia un percorso innovativo per la tutela dei diritti dei lavoratori che convivono con animali domestici, ponendo le basi per una società che riconosce come determinante il legame con questi esseri senzienti.
Una svolta storica nella disciplina dei permessi retribuiti giunge nel 2018 con la sentenza n. 15076 della Corte di Cassazione, che ha ampliato il concetto di "grave motivo familiare o personale" per includere anche l'assistenza agli animali d'affezione. Questo orientamento ha riconosciuto il diritto, in presenza di specifiche condizioni, a usufruire di permessi pagati per occuparsi del proprio cane o gatto in caso di necessità indifferibile.
La Suprema Corte ha stabilito che la cura di un animale convivente può comportare esigenze assimilabili a quelle legate a gravi problemi di salute o al lutto per familiari. In particolare, è stata riconosciuta la possibilità di accedere a permessi retribuiti anche quando il proprietario deve accompagnare il pet dal veterinario per urgenze che non possono essere demandate ad altri soggetti o posticipate. Tale scelta si fonda su un avanzamento culturale che considera a pieno titolo gli animali domestici parte della famiglia, attribuendo quindi all'accudimento del proprio cane o gatto la stessa dignità dei permessi tradizionalmente riservati a persone.
La portata di questa decisione estende i diritti del lavoratore, soprattutto rispetto al rischio di incorrere nelle sanzioni previste per l'abbandono di animali secondo l'art. 727 del codice penale. Anche se in assenza di una normativa specifica, il precedente creato dalla Cassazione si pone come riferimento chiave per i lavoratori e per le aziende nella valutazione delle richieste di congedo retribuito motivato dalla cura di animali domestici.
Beneficiare di permessi retribuiti per assistere un cane o un gatto non è un diritto automatico e generalizzato, ma è subordinato a precise condizioni di necessità. Per accedere a questa possibilità, il lavoratore deve dimostrare:
Non offrire adeguata assistenza a un animale domestico in stato di bisogno può determinare responsabilità rilevanti in capo al proprietario, fino a configurare il reato di abbandono disciplinato dall'art. 727 del codice penale, che finora riconosce permessi solo per esigenze familiari riferite a persone. Si introduce la possibilità, per coloro che convivono con un cane o un gatto iscritto all'Anagrafe degli animali da compagnia, di accedere a:
I dati raccolti dall'indagine IPSOS nel 2024 evidenziano che il 56% delle famiglie italiane ospita almeno un cane o un gatto, riflettendo un cambiamento culturale profondo nello status degli animali da compagnia. Questi dati non solo dimostrano la diffusione capillare del fenomeno, ma sottolineano anche l'importanza del riconoscimento dei diritti legati alla gestione delle esigenze affettive degli individui conviventi con animali domestici.
La letteratura scientifica e numerosi studi recenti confermano il ruolo terapeutico e stabilizzatore di cani e gatti: la perdita o la malattia di un animale può portare a lutti profondi, incidendo su umore, produttività lavorativa e relazioni sociali. Il valore del pet nella società contemporanea si è tradotto in richieste di maggiore attenzione anche dal punto di vista normativo, per garantire un equilibrio psicologico collettivo.
In quest'ottica, il contenuto delle recenti iniziative legislative può essere letto come un adeguamento sociale alle nuove esigenze, dove la dimensione emotiva e il benessere del lavoratore vengono pienamente considerati dal sistema delle tutele.