Tra novità pensionistiche cancellate, tensioni politiche e misure su imprese, la Manovra Finanziaria 2026 vive una fase di profondo caos, tra strette amministrative, aiuti al riarmo e incertezze su PNRR e fiscalità.
Sviluppi inattesi e tensioni continue stanno caratterizzando il percorso della legge di bilancio in discussione in Senato, soprattutto ma non solo in questi ultimi giorni. La manovra si è trasformata, nel giro di poche settimane, in un terreno di confronto acceso tra i partiti della maggioranza e un crocevia di compromessi tecnici. L'assenza di stabilità, insieme alla necessità di risorse per soddisfare le priorità delle varie forze politiche, ha portato all'abbandono di diverse innovazioni originariamente previste. Gli scontri sulla rimodulazione dei fondi e sul rifinanziamento di misure strategiche hanno generato una vera e propria impasse normativa, mentre il rischio di esercizio provvisorio è stato evocato da più parti
Diverse misure considerate chiave per la prossima stagione economica sono state escluse dal testo definitivo. In primo luogo, il pacchetto previdenziale ha subito una retromarcia: sono stati cancellati sia l’allungamento delle finestre mobili per l’uscita anticipata dal lavoro — ipotizzato per contenere la spesa pubblica tra il 2030 e il 2035 — sia la stretta sulle condizioni per il riscatto degli anni universitari, destinata a ridurre i costi futuri sui pensionamenti.
La scelta di eliminare questi provvedimenti si riflette su lavoratori, imprese e sul sistema previdenziale stesso, generando malcontento tra sindacati e rappresentanze datoriali. L’incertezza sugli strumenti di sostegno, infatti, rischia di rallentare processi di innovazione e digitalizzazione già programmati e, parallelamente, acuisce il senso di precarietà rispetto alle regole della previdenza per giovani e lavoratori maturi.
Accanto alle difficoltà sulla previdenza, il nuovo testo della legge di bilancio introduce novità rilevanti per il mondo delle imprese e dei professionisti. Sul piano fiscale, la principale innovazione consiste nell’introduzione graduale della ritenuta d’acconto estesa a tutte le transazioni business-to-business:
Un ulteriore elemento di tensione riguarda la gestione dei crediti fiscali maturati dalle imprese che avevano presentato domanda per Transizione 5.0 e rimaste escluse a seguito della rimodulazione dei fondi nel PNRR. Il mancato rifinanziamento, anche qui, ha prodotto una situazione di sospensione sia per le aziende ammesse che per quelle in attesa di risposte attraverso canali alternativi.
L’iter della legge di bilancio si è intrecciato con profondi contrasti politici, specialmente all’interno della coalizione al governo. Le settimane precedenti hanno visto emergere dissensi significativi tra il Ministero dell’Economia, guidato da Giancarlo Giorgetti, e la componente leghista della maggioranza. Il braccio di ferro sulla riformulazione delle norme sulle pensioni trova origine proprio nelle coperture richieste dal Mef e nella necessità, sentita da alcune forze politiche, di mantenere le promesse fatte agli elettori senza compromettere l’equilibrio dei conti pubblici.
Le tensioni sono esplose in particolare quando sono state proposte la proroga delle finestre mobili e le limitazioni al riscatto della laurea, misure rapidamente rigettate da parte della Lega. Lavoratori e sindacati hanno seguito con apprensione gli scontri, che si sono estesi fino all’ipotesi di una crisi governativa a ridosso della chiusura per le festività.
In questo scenario, la riformulazione della proprietà delle riserve auree della Banca d’Italia – divenuta oggetto di un emendamento fortemente voluto da Fratelli d’Italia – si è inserita come tema identitario e quasi simbolico. Tuttavia, la priorità politica è rimasta quella di evitare l’esercizio provvisorio, un rischio paventato da più parti visto lo stallo su diversi punti del testo.
L’opposizione, da parte sua, non ha mancato di sottolineare l’“improvvisazione” attribuita all’esecutivo nella gestione dei fondi, accusando il Governo di mettere a rischio la tenuta del sistema Paese. L’escalation mediatica dei toni ha contribuito ad aumentare la percezione di insicurezza su decisioni destinate ad avere impatto per anni sull’economia nazionale.
Mentre su altri fronti la coesione politica mancava, in Parlamento è stata proposta una serie di misure per il rafforzamento della capacità industriale della Difesa. L’obiettivo dichiarato di questi interventi è quello di tutelare *gli interessi strategici e la sicurezza nazionale* tramite finanziamenti dedicati sia alla produzione sia al commercio di armamenti e infrastrutture collegate.
L’iter travagliato della legge di bilancio ha lasciato in sospeso anche altri importanti capitoli. La Zona Economica Speciale Unica, ideata per favorire sviluppo al Sud e rilancio delle aree interne, non rientra tra le misure attualmente finanziate: il mancato rifinanziamento comporta l’interruzione di strumenti agevolativi ritenuti fondamentali per la crescita di regioni tradizionalmente svantaggiate.
L’insieme degli aggiustamenti emersi negli ultimi giorni ha innescato un’ondata di reazioni nel sistema politico e sociale italiano. Da una parte, le forze di opposizione hanno denunciato lo stop alle riforme come “prova della debolezza e della scarsa visione” dell’esecutivo, evidenziando la mancanza di risorse concrete per welfare, crescita e sostenibilità. Le accuse di privilegiare temi simbolici, come l’oro di Bankitalia, rispetto a misure di impatto sociale diretto sono state rilanciate durante i lavori parlamentari.