Quali sono e come incidono sugli importi finali le penalizzazioni previste dai sistemi di uscita anticipata in vigore nel 2025: tutto quello che bisogna sapere
La possibilità di accedere al prepensionamento in Italia anche nel 2025 rappresenta uno degli argomenti più discussi in ambito previdenziale. Le opportunità offerte ai lavoratori e alle lavoratrici interessano sia coloro con lunghe carriere contributive sia chi si trova in situazioni particolari come disoccupazione, invalidità o mansioni usuranti. Tuttavia, è fondamentale valutare accuratamente le conseguenze economiche delle penalizzazioni, la durata delle stesse e l’impatto dei più recenti interventi normativi, considerato il quadro in evoluzione delineato dall’ultima legge di Bilancio e dalle direttive dell’INPS. Le modifiche apportate introducono differenze quali finestre mobili di liquidazione, requisiti contributivi rivisti e importi soglia per le prestazioni, temi spesso fonte di interrogativi per chi pianifica la propria uscita anticipata dal mercato del lavoro.
Quota 103 consente il pensionamento anticipato raggiungendo almeno 62 anni di età e 41 anni di contributi entro il 31 dicembre 2025. La misura è stata confermata dalla Legge di Bilancio e rappresenta una delle opzioni principali per l’uscita flessibile dal lavoro. Tuttavia, il calcolo della pensione avviene con il metodo contributivo puro, anche per i lavoratori che hanno maturato periodi di lavoro precedenti il 1996.
Restano inoltre esclusi i contributi accumulati presso Casse di previdenza private dei professionisti ai fini della Quota 103, mentre vengono conteggiati tutti i contributi accreditati nelle gestioni INPS, inclusi quelli da riscatto, volontari e figurativi, purché non relativi a periodi di malattia o disoccupazione.
Dal punto di vista pratico, ciò comporta una diminuzione dell’importo maturato e la presenza di una soglia reddituale da lavoro autonomo occasionale entro 5.000 euro lordi/anno. Le penalizzazioni, seppur rilevanti, non restano permanenti, poiché con il passaggio alla pensione ordinaria il calcolo torna alle regole ordinarie.
Opzione Donna consente il pensionamento anticipato esclusivamente alle lavoratrici che maturano i requisiti entro il 2025 e appartengono a categorie specifiche. Per l’anno corrente, l’età minima richiesta è:
Chi aderisce a Opzione Donna si trova di fronte alla penalizzazione più incisiva, dovendo accettare il calcolo dell’intero importo pensionistico con il sistema contributivo, anche qualora vi siano anni di lavoro svolti prima del 1996 (normalmente più favorevoli). La decurtazione può superare il 25-30% rispetto all’importo calcolato con il sistema misto o retributivo, e rimane definitiva anche al compimento dei 67 anni per la pensione di vecchiaia.
La finestra mobile per l’uscita è di 12 mesi per le dipendenti e 18 mesi per le autonome. L’accesso è inoltre riservato esclusivamente a determinate condizioni socio-familiari, come disposto dalle circolari INPS e dalla normativa vigente.
La pensione anticipata ordinaria, prevista dalla legge Fornero, consente l’uscita dal lavoro senza penalizzazioni esplicite sull’assegno, ma richiede:
Nel settore privato, in aziende con più di 15 dipendenti e in presenza di accordo sindacale, è possibile fare ricorso all’isopensione, che consente di uscire fino a 7 anni prima dell’età per la pensione di vecchiaia. Il periodo di isopensione prevede l’erogazione da parte dell’azienda di un assegno pari a quello pensionistico che spetterebbe all’avente diritto. Non comporta penalizzazioni formali sulle somme corrisposte, tuttavia la misura è riservata ai lavoratori dichiarati in esubero e richiede il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali. Al raggiungimento dei requisiti ordinari, l’isopensione cessa e l’INPS inizia a erogare la pensione vera e propria.
L’APE Sociale viene confermata anche per il 2025, destinata a categorie protette (disoccupati, caregiver, invalidi almeno al 74% e chi svolge mansioni gravose) che abbiano maturato almeno: