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Come funzionano le penalizzazioni per pensioni anticipate nel 2025? Le regole, importi e durata

di Marianna Quatraro pubblicato il
aggiornato con informazioni attualizzate il
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Quali sono e come incidono sugli importi finali le penalizzazioni previste dai sistemi di uscita anticipata in vigore nel 2025: tutto quello che bisogna sapere

La possibilità di accedere al prepensionamento in Italia anche nel 2025 rappresenta uno degli argomenti più discussi in ambito previdenziale. Le opportunità offerte ai lavoratori e alle lavoratrici interessano sia coloro con lunghe carriere contributive sia chi si trova in situazioni particolari come disoccupazione, invalidità o mansioni usuranti. Tuttavia, è fondamentale valutare accuratamente le conseguenze economiche delle penalizzazioni, la durata delle stesse e l’impatto dei più recenti interventi normativi, considerato il quadro in evoluzione delineato dall’ultima legge di Bilancio e dalle direttive dell’INPS. Le modifiche apportate introducono differenze quali finestre mobili di liquidazione, requisiti contributivi rivisti e importi soglia per le prestazioni, temi spesso fonte di interrogativi per chi pianifica la propria uscita anticipata dal mercato del lavoro.

Penalizzazioni per la pensione anticipata con Quota 103

Quota 103 consente il pensionamento anticipato raggiungendo almeno 62 anni di età e 41 anni di contributi entro il 31 dicembre 2025. La misura è stata confermata dalla Legge di Bilancio e rappresenta una delle opzioni principali per l’uscita flessibile dal lavoro. Tuttavia, il calcolo della pensione avviene con il metodo contributivo puro, anche per i lavoratori che hanno maturato periodi di lavoro precedenti il 1996.

  • Per i lavoratori dipendenti del settore privato, la finestra mobile tra maturazione dei requisiti e decorrenza dell’assegno è di 7 mesi;
  • Per il pubblico impiego, la finestra sale a 9 mesi.
Una significativa penalizzazione riguarda il limite massimo dell’assegno pensionistico: fino ai 67 anni, l’importo mensile non può eccedere quattro volte il trattamento minimo INPS, pari a circa 2.466 euro lordi mensili nel 2025. Raggiunta l’età della pensione di vecchiaia, decade questo limite e l’importo viene corrisposto nella misura piena eventualmente spettante.

Restano inoltre esclusi i contributi accumulati presso Casse di previdenza private dei professionisti ai fini della Quota 103, mentre vengono conteggiati tutti i contributi accreditati nelle gestioni INPS, inclusi quelli da riscatto, volontari e figurativi, purché non relativi a periodi di malattia o disoccupazione.

Dal punto di vista pratico, ciò comporta una diminuzione dell’importo maturato e la presenza di una soglia reddituale da lavoro autonomo occasionale entro 5.000 euro lordi/anno. Le penalizzazioni, seppur rilevanti, non restano permanenti, poiché con il passaggio alla pensione ordinaria il calcolo torna alle regole ordinarie.

Opzione Donna nel 2025, requisiti aggiornati e penalizzazioni

Opzione Donna consente il pensionamento anticipato esclusivamente alle lavoratrici che maturano i requisiti entro il 2025 e appartengono a categorie specifiche. Per l’anno corrente, l’età minima richiesta è:

  • 61 anni, ridotta a 60 con un figlio e a 59 con due o più figli;
  • almeno 35 anni di contribuzione maturati entro il 31 dicembre 2025.
Si applicano ulteriori condizioni legate alla situazione personale: essere caregiver, in stato di disoccupazione da almeno tre mesi o avere una certificazione di invalidità almeno pari al 74%.

Chi aderisce a Opzione Donna si trova di fronte alla penalizzazione più incisiva, dovendo accettare il calcolo dell’intero importo pensionistico con il sistema contributivo, anche qualora vi siano anni di lavoro svolti prima del 1996 (normalmente più favorevoli). La decurtazione può superare il 25-30% rispetto all’importo calcolato con il sistema misto o retributivo, e rimane definitiva anche al compimento dei 67 anni per la pensione di vecchiaia.

La finestra mobile per l’uscita è di 12 mesi per le dipendenti e 18 mesi per le autonome. L’accesso è inoltre riservato esclusivamente a determinate condizioni socio-familiari, come disposto dalle circolari INPS e dalla normativa vigente.

Pensione anticipata ordinaria, modalità e effetti sulle prestazioni

La pensione anticipata ordinaria, prevista dalla legge Fornero, consente l’uscita dal lavoro senza penalizzazioni esplicite sull’assegno, ma richiede:

  • 42 anni e 10 mesi di contributi (uomini);
  • 41 anni e 10 mesi di contributi (donne).
Non è richiesto alcun requisito anagrafico, ma si applica una finestra mobile di 3 mesi tra il perfezionamento delle condizioni e la decorrenza effettiva dell’assegno. L’importo della pensione viene calcolato in modo proporzionale alla contribuzione effettivamente versata secondo il sistema misto (retributivo e contributivo), se i periodi assicurativi precedenti al 1996 sono presenti. Tuttavia, l’anticipo rispetto alla vecchiaia determina un importo ridotto rispetto a quanto maturerebbe posticipando il pensionamento a 67 anni, a causa dei coefficienti di trasformazione meno favorevoli. Nei casi di dipendenti pubblici, il pagamento del TFS (trattamento di fine servizio) può subire ulteriori ritardi rispetto alla cessazione del servizio.

Isopensione e penalizzazioni, quadro giuridico

Nel settore privato, in aziende con più di 15 dipendenti e in presenza di accordo sindacale, è possibile fare ricorso all’isopensione, che consente di uscire fino a 7 anni prima dell’età per la pensione di vecchiaia. Il periodo di isopensione prevede l’erogazione da parte dell’azienda di un assegno pari a quello pensionistico che spetterebbe all’avente diritto. Non comporta penalizzazioni formali sulle somme corrisposte, tuttavia la misura è riservata ai lavoratori dichiarati in esubero e richiede il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali. Al raggiungimento dei requisiti ordinari, l’isopensione cessa e l’INPS inizia a erogare la pensione vera e propria.

APE Sociale, specificità, categorie, limiti dell’importo e penalità indirette

L’APE Sociale viene confermata anche per il 2025, destinata a categorie protette (disoccupati, caregiver, invalidi almeno al 74% e chi svolge mansioni gravose) che abbiano maturato almeno:

  • 63 anni e 5 mesi di età e 30, 32 oppure 36 anni di contributi, a seconda della categoria;
  • Per le donne: ulteriore riduzione di un anno per ogni figlio, fino a un massimo di 2 anni.
Non sono previste penalizzazioni dirette sull’assegno, ma la misura dell’indennità è fissata a un massimo di 1.500 euro lordi mensili per 12 mensilità e limita la cumulabilità con altri redditi. L’unico effetto negativo indiretto deriva dalla sospensione della contribuzione figurativa durante il periodo di percezione dell’APE, con conseguente riduzione della pensione definitiva che si percepirà a partire dal 67° anno di età.
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