Importanti modifiche alla Naspi entrono in vigore il 2025. Due riguardano propriamente nuove regole, un'altra risulta tra gli adempimenti obbligatori
Dal 1 gennaio 2025, sono in vigore nuove regole per l'accesso alla Naspi, l'indennità di disoccupazione che sostiene chi ha perso il lavoro. Le modifiche introdotte riguardano principalmente i casi di dimissioni volontarie e il calcolo dei contributi. La normativa ora permette di accedere alla Naspi anche per chi si dimette volontariamente, purché abbia maturato almeno 13 settimane di contribuzione nel nuovo impiego dopo le dimissioni. Questo cambiamento, parte delle misure del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), punta a rispondere alle esigenze di chi lascia un'occupazione insoddisfacente.
Le nuove regole per l'accesso alla Naspi a partire dal 2025 prevedono alcune modifiche sostanziali rispetto al passato. Innanzitutto, i requisiti per ottenere l'indennità di disoccupazione includono, come elemento fondamentale, la condizione di disoccupazione involontaria dovuta a licenziamento o scadenza naturale del contratto, ma sono state introdotte delle novità riguardanti le dimissioni. Già notevolmente discussa è la possibilità di richiedere la Naspi dopo aver presentato dimissioni volontarie, purché siano maturati oltre 13 settimane di contribuzione successive al termine dell'ultimo rapporto di lavoro.
Queste 13 settimane di contributi devono essere maturate in un nuovo impiego avviato dopo le dimissioni, permettendo quindi a chi si dimette di accedere comunque all'indennità, seppur rispettando questo requisito temporale e contributivo. Tale cambiamento mira a sostenere i lavoratori insoddisfatti che desiderano lasciare il loro impiego senza perdere il diritto alla sicurezza economica offerta dalla Naspi. Inoltre, le dimissioni implicite o di fatto, derivanti da una prolungata assenza ingiustificata dal lavoro (come definito nel contratto collettivo nazionale del lavoro, o almeno per 16 giorni), comportano la perdita del diritto alla Naspi.
Per quanto riguarda l'applicazione del requisito contributivo, lo stesso verrà ora valutato a partire dalla data delle dimissioni piuttosto che dai quattro anni precedenti il termine del rapporto lavorativo, un adeguamento significativo che potrebbe incidere sulla possibilità di accesso al sussidio. Questa modifica normativa è anche influenzata dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), volto a ristrutturare in modo più efficiente e sostenibile il sistema di protezioni sociali.
Infine, è importante ricordare che per mantenere l'accesso alla Naspi, indipendentemente dalla natura della disoccupazione, il beneficiario deve presentare la Dichiarazione di Immediata Disponibilità (DID) al lavoro, condizione obbligatoria per usufruire di politiche attive e interventi di ricollocazione.
Il calcolo della Naspi si basa sulla retribuzione media mensile imponibile degli ultimi quattro anni di lavoro. L'indennità è pari al 75% di questa media, con aggiustamenti per importi che superano una soglia specifica stabilita annualmente. Per il 2025, tale soglia è fissata a 1.425,21 euro, ma il valore è soggetto a rivalutazioni periodiche in base al costo della vita.
La durata della Naspi è pari alla metà delle settimane contributive maturate nei quattro anni precedenti la disoccupazione, con un massimo fissato a due anni. Per esempio, se un lavoratore ha accumulato 52 settimane di contributi, percepirà l'indennità per 26 settimane.
Esistono comunque delle eccezioni per i lavoratori che non hanno ricevuto compensi diretti negli ultimi quattro anni, come nel caso dell'utilizzo della cassa integrazione straordinaria a zero ore. In queste circostanze, si considerano i contributi figurativi, che comprendono quelli accreditati sulla base dell'indennità erogata direttamente dall'azienda o dall'INPS.
I beneficiari della Naspi devono adempiere a diversi obblighi per mantenere il diritto all'indennità. Primo, è necessario dichiarare il reddito annuo presunto entro il 31 gennaio di ogni anno, anche se questo ammonta a zero. Tale adempimento è cruciale per evitare sospensioni o riduzioni della Naspi, specie in presenza di altri redditi.
Inoltre, i beneficiari devono rimanere in stato di disoccupazione e fornire all'INPS informazioni aggiornate sui lavorativi che potrebbero modificare lo status, come l'inizio di un nuovo contratto di lavoro. La mancata comunicazione di queste informazioni può comportare la revoca dell'indennità.
Chi riceve la Naspi deve anche partecipare alle politiche attive del lavoro, inclusi corsi di formazione e riqualificazione professionale, come richiesto dall'accordo con i centri per l'impiego. Queste attività sono fondamentali per favorire il reinserimento nel mondo del lavoro e garantiscono che il beneficiario continui a dimostrare la disponibilità effettiva a lavorare.