Anticipare l’accesso al trattamento pensionistico rappresenta una delle principali esigenze per chi si avvicina alle ultime fasi della propria carriera lavorativa o si trova ad affrontare una situazione di disoccupazione. Negli ultimi anni sono emerse soluzioni articolate che permettono di ridurre notevolmente l’attesa rispetto ai requisiti ordinari, sfruttando strumenti come la NASPI, l’indennità di disoccupazione, e la RITA, Rendita Integrativa Temporanea Anticipata.
Come funziona la NASPI: requisiti, durata e importo
La NASPI è uno degli strumenti più rilevanti nel sistema di protezione sociale italiano, rivolto ai lavoratori che perdono involontariamente il posto di lavoro. Si tratta di un’indennità per chi è impiegato principalmente nel settore privato, ma estesa, con alcune specificità, anche ai lavoratori del settore pubblico che prevede:
- Requisiti di accesso: possono presentare domanda coloro che hanno perduto il lavoro in modo involontario. È necessario essere in possesso di almeno tredici settimane di contribuzione nei quattro anni precedenti e trenta giornate di effettivo lavoro nei dodici mesi anteriori all’inizio della disoccupazione.
- Durata: la NASPI viene corrisposta per un numero di settimane pari alla metà delle settimane contributive maturate negli ultimi quattro anni. Ad esempio, un lavoratore con 8 anni di contribuzione recente potrà usufruire della prestazione per un massimo di 104 settimane (due anni).
- Importo: il calcolo dell’indennità avviene rapportando la retribuzione media degli ultimi quattro anni e applicando un coefficiente che prevede una riduzione progressiva dopo i primi tre mesi di fruizione. L’importo massimo – aggiornato annualmente – difficilmente copre l’intero stipendio percepito ma garantisce un sostegno significativo durante la ricerca di una nuova occupazione.
A differenza di altre misure, la fruizione della NASPI impone l’obbligo di disponibilità immediata a un impiego, comportando anche la perdita del beneficio nel caso di nuova assunzione.
RITA: cos’è, a chi si rivolge e finalità principali
La RITA rappresenta uno strumento innovativo di pensione integrativa, concepito per sostenere chi esce dal mercato del lavoro e si trova ad affrontare molti anni senza redditi da attività. Permette di ottenere, totalmente o parzialmente, il montante accumulato nel proprio fondo pensione attraverso rate mensili o periodiche fino al raggiungimento della pensione di vecchiaia. Le caratteristiche della rendita Rita sono le seguenti:
- Beneficiari: possono accedere lavoratori dipendenti, autonomi e liberi professionisti che hanno aderito a un fondo pensionistico complementare. Ciò vale sia per i dipendenti del settore privato che per quelli del comparto pubblico.
- Finalità: la funzione principale della RITA è quella di tutelare economicamente chi si trova in una condizione di inoccupazione prolungata o desidera smettere di lavorare qualche anno prima di maturare i requisiti per la pensione di vecchiaia. In questo modo, si evita l’interruzione del sostentamento economico durante la cosiddetta "fase di transizione".
- Funzionamento: la prestazione viene erogata a rate, secondo le regole del fondo pensione di appartenenza, con la possibilità di scegliere se impiegare tutto o una percentuale del capitale maturato. La misura garantisce notevole flessibilità e si contraddistingue per una tassazione agevolata rispetto alle trattenute ordinarie sulla pensione pubblica.
La RITA viene riconosciuta dal momento dell’interruzione dell'attività lavorativa fino al compimento dell’età richiesta per
la pensione di vecchiaia (vale a dire 67 anni di età e con almeno 20 anni di contributi).
Requisiti necessari per accedere a NASPI e RITA ed esempi pratici
L’accesso combinato tra NASPI e RITA permette di definire uscite anticipate in funzione dell’età, dei periodi contributivi e delle esigenze personali. Di seguito vengono elencati i principali requisiti:
- Per la NASPI:
- Perdita del lavoro non per cause volontarie (licenziamento, fine contratto a tempo determinato non rinnovato, ecc.).
- Almeno 13 settimane di contribuzione e 30 giornate lavorative nei 12 mesi precedenti.
- Per la RITA:
- Cessazione dell’attività lavorativa.
- Anzianità di almeno 5 anni in una forma di previdenza complementare.
- Due casistiche principali:
- Mancano fino a 5 anni alla pensione di vecchiaia e almeno 20 anni di contributi obbligatori;
- Mancano fino a 10 anni e almeno 2 anni di inoccupazione, con 5 anni di iscrizione al fondo pensione.
Esempio pratico 1: Un lavoratore licenziato a 55 anni con 25 anni di contributi e almeno 5 anni di previdenza complementare può godere della NASPI per circa 2 anni. Al cessare della NASPI, con alle spalle 2 anni di inoccupazione, può accedere alla RITA e ricevere una rendita dal fondo pensione fino all’età di 67 anni. In questo modo, attraverso la combinazione "pensione anticipata con Naspi prima e Rita dopo", si tutela economicamente il periodo fino ai requisiti per la pensione di vecchiaia.
Esempio pratico 2: Una lavoratrice di 62 anni che lascia il lavoro volontariamente e dispone di 30 anni di contributi e almeno 5 anni di previdenza complementare può servirsi direttamente della RITA per cinque anni, impiegando in parte o per intero le somme versate al fondo pensione.
Dal lavoro alla pensione: NASPI e RITA per anticipare l’uscita di 12 anni
Lasciare il mercato del lavoro fino a dodici anni prima rispetto ai normali requisiti richiesti può diventare possibile ricorrendo alla Naspi prima e alla Rita dopo. Si tratta di una modalità particolarmente interessante per chi viene licenziato o perde il posto di lavoro tra 55 e 57 anni, perchè:
- La NASPI consente di ricevere un sostegno al reddito immediato di durata massima di due anni, a seconda dell’anzianità contributiva maturata.
- Al termine della NASPI, se intervengono almeno due anni di disoccupazione e si possiede un’anzianità nel fondo pensione di cinque anni, si accede alla RITA per la durata rimanente fino ai 67 anni.
- In questo modo, combinando le due prestazioni, è possibile accompagnarsi finanziariamente dall’età di 55 anni fino alla pensione vera e propria, coprendo un lasso temporale fino a 12 anni, a seconda delle condizioni individuali.
La RITA funziona come un sostegno economico temporaneo che precede la pensione di vecchiaia e riceverla non impedisce di accedere alla Naspi se si perdono i requisiti lavorativi.
Inoltre, dal punto di vista formale, NASPI e RITA sono strumenti distinti e servono fasi diverse della transizione dal lavoro alla pensione:
- Non sono cumulabili: l’erogazione della NASPI preclude la contemporaneità con l’accesso alla RITA, ma può essere immediatamente seguita da quest’ultima alla scadenza dell’indennità di disoccupazione.
- Eccezioni: in alcune situazioni, il percepimento di una quota residua da fondo pensione collegata a prestazioni diverse dalla RITA può avvenire anche durante la fruizione della NASPI, purché si tratti di anticipazioni ammesse e non della rendita temporanea stessa.
- Attenzione ai redditi: mentre la RITA non fa decadere automaticamente l’eventuale diritto ad una futura pensione o integrazione pubblica, la percezione di altri redditi durante la NASPI deve essere attentamente valutata, poiché può ridurre o annullare il beneficio.
L’opzione di cumulo, quindi, non è ammessa fra le due prestazioni principali ma la sequenzialità le rende uno strumento efficace per costruire una soluzione ponte verso la pensione finale.
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