E' fuga dei dipendenti pubblici da Nord a Sud a causa del caro vita nelle regioni settentrionali: quali sono i settori maggiormente interessati e quanto si spende
L’andamento dei flussi migratori interni tra aree settentrionali e meridionali, specie all’interno del pubblico impiego, rappresenta un indicatore rilevante per comprendere le dinamiche sociali, economiche e amministrative italiane. Negli ultimi anni si è osservato un marcato spostamento di personale delle amministrazioni pubbliche dal nord al sud, un fenomeno influenzato sia da fattori oggettivi quali il differenziale del costo della vita sia da considerazioni legate alla qualità della vita e all’equità retributiva.
Il sistema di mobilità interna del pubblico impiego permette ai dipendenti pubblici di richiedere trasferimenti principalmente per motivi familiari, di salute e di servizio. Come ha spiegato Milena Gabanelli sul Corriere dalla Sera, ogni anno circa 121 mila persone lasciano il Sud per trasferirsi al Nord per lavoro ma ogni anno in 63 mila lasciano il Nord per tornare a lavorare al Sud.
Dai numeri emerge che si tratta soprattutto di dipendenti pubblici che, trascorsi da 2 a 5 anni dal concorso, possono chiedere il trasferimento con la mobilità interna. Ed emerge che a spingere al ritorno al Sud è il costo della vita, ormai troppo alto al Nord e sempre sostenibile invece nel Meridione.
I principali settori dello Stato dove si chiedono di più i trasferimenti sono:
Alla base di questa spiccata mobilità inversa vi sono fattori strutturali di natura economica e sociale, di cui il più rilevante è rappresentato dal disallineamento tra le retribuzioni e il costo della vita nelle diverse aree italiane. Gli stipendi dei dipendenti pubblici sono fissati su base nazionale e non variano in relazione alla sede di servizio. Questa scelta di uniformità, se da un lato garantisce equità formale, dall’altro determina profonde distorsioni laddove il potere d’acquisto risente pesantemente dei differenziali territoriali.
Dalle rilevazioni Istat emerge che in Italia mediamente una persona che vive da sola spende, tutto compreso, 1.972 euro al mese. In coppia si sale a 2.816, che diventano 3.291 nelle famiglie composte da tre persone e 3.659 euro in quattro.
Se poi al Nord si spendono mediamente 2.111 euro al mese, al Sud la spesa media scende a 1.580 euro mensili. A fare la differenza è la casa, che da sola si prende quasi la metà del budget. Tra affitto, manutenzione e bollette, un campano spende mediamente 691 euro al mese, un siciliano 664 e un lombardo ben 1.019.
Il gap tra costo della vita e salari è accentuato da altri elementi:
Regione | Spesa media single (€) | Affitto medio mensile (€) |
Lombardia | 2.194 | 1.019 |
Campania | 1.598 | 691 |
Sicilia | 1.682 | 664 |
I costi di trasporto e delle utenze risultano sostanzialmente doppi nelle regioni settentrionali rispetto a quelle meridionali: ad esempio, un residente in Lombardia spende una media di 187 euro al mese per i trasporti, contro gli 89 euro in Campania e appena 12 euro in Sicilia. Risultano rilevanti, inoltre, le spese per la ristorazione e i servizi, che portano ad un differenziale complessivo stimato intorno al 25-35% tra macroaree. In questo contesto generale:
Professione | Salario netto (€) | % stipendio coperto da spese (Nord) | % stipendio coperto da spese (Sud) |
Impiegato INPS | 1.750 | Circa 86 | Avanza 3,9-8,6 |
Insegnante | 1.769 | Copre 84 | Avanza 5-9,6 |
Poliziotto | 1.931 | Copre 92 | Risparmia 13-17 |
Portalettere | 1.379 | Copre 66 | Copre 83-87 |