Dal 2006 il tuo sito imparziale su Lavoro, Fisco, Investimenti, Pensioni, Aziende ed Auto

PA, dal sud al nord per poi ritornare in meridione a causa degli stipendi-costo vita. I casi di forze dell'ordine, docenti e altri

di Marcello Tansini pubblicato il
PA ritornare meridione causa stipendi co

E' fuga dei dipendenti pubblici da Nord a Sud a causa del caro vita nelle regioni settentrionali: quali sono i settori maggiormente interessati e quanto si spende

L’andamento dei flussi migratori interni tra aree settentrionali e meridionali, specie all’interno del pubblico impiego, rappresenta un indicatore rilevante per comprendere le dinamiche sociali, economiche e amministrative italiane. Negli ultimi anni si è osservato un marcato spostamento di personale delle amministrazioni pubbliche dal nord al sud, un fenomeno influenzato sia da fattori oggettivi quali il differenziale del costo della vita sia da considerazioni legate alla qualità della vita e all’equità retributiva. 

La dinamica dei trasferimenti: numeri e trend del controesodo

Il sistema di mobilità interna del pubblico impiego permette ai dipendenti pubblici di richiedere trasferimenti principalmente per motivi familiari, di salute e di servizio. Come ha spiegato Milena Gabanelli sul Corriere dalla Sera, ogni anno circa 121 mila persone lasciano il Sud per trasferirsi al Nord per lavoro ma ogni anno in 63 mila lasciano il Nord per tornare a lavorare al Sud.

Dai numeri emerge che si tratta soprattutto di dipendenti pubblici che, trascorsi da 2 a 5 anni dal concorso, possono chiedere il trasferimento con la mobilità interna. Ed emerge che a spingere al ritorno al Sud è il costo della vita, ormai troppo alto al Nord e sempre sostenibile invece nel Meridione. 

I principali settori dello Stato dove si chiedono di più i trasferimenti sono:

  • Forze dell’ordine: Nel solo 2024 sono state 9.387 le richieste di trasferimento al sud da parte dei poliziotti, con una netta prevalenza verso città come Napoli e Palermo, contro appena 2.441 richieste nella direzione opposta.
  • Comparto scuola: Gli insegnanti rappresentano la categoria più numerosa tra i richiedenti mobilità. Le domande di trasferimento verso sud hanno superato quota 10.000, con quasi 5.000 accettate, mentre la mobilità dal sud al nord è risultata marginale (circa 250 casi).
  • Personale di Poste Italiane: Su 3.782 richieste di cambio sede, oltre due terzi hanno come destinazione il meridione, soprattutto Sicilia e Campania.
  • INPS: Dopo la modifica dei criteri interni, i trasferimenti verso sud si sono ridotti a 338 all’anno, ma viene consentito fino a 16 giorni al mese di lavoro agile.
Questi dati, tratti da fonti ministeriali, sindacati di settore e Istat, fotografano una mobilità che ha assunto i caratteri di una vera e propria fuga dal nord per ampie fasce di lavoratori statali.

Le cause principali della fuga dal Nord: costo della vita e stipendi 

Alla base di questa spiccata mobilità inversa vi sono fattori strutturali di natura economica e sociale, di cui il più rilevante è rappresentato dal disallineamento tra le retribuzioni e il costo della vita nelle diverse aree italiane. Gli stipendi dei dipendenti pubblici sono fissati su base nazionale e non variano in relazione alla sede di servizio. Questa scelta di uniformità, se da un lato garantisce equità formale, dall’altro determina profonde distorsioni laddove il potere d’acquisto risente pesantemente dei differenziali territoriali.

Dalle rilevazioni Istat emerge che in Italia mediamente una persona che vive da sola spende, tutto compreso, 1.972 euro al meseIn coppia si sale a 2.816, che diventano 3.291 nelle famiglie composte da tre persone3.659 euro in quattro.

Se poi al Nord si spendono mediamente 2.111 euro al mese, al Sud la spesa media scende a 1.580 euro mensiliA fare la differenza è la casa, che da sola si prende quasi la metà del budget. Tra affitto, manutenzione e bollette, un campano spende mediamente 691 euro al meseun siciliano 664 e un lombardo ben 1.019

Il gap tra costo della vita e salari è accentuato da altri elementi:

  • Trasporti e spese accessorie, dal carburante ai servizi essenziali, più onerosi nelle aree settentrionali.
  • Requisiti familiari: il ricongiungimento familiare viene richiesto più frequentemente da chi ha affrontato la separazione geografica per ottenere il posto di lavoro.
  • Impatto psicologico e sociale derivante dalla percezione di non poter mantenere uno standard di vita dignitoso rispetto alle spese fisse.

Confronto tra costo della vita nelle principali regioni italiane

L’analisi ISTAT sui consumi delle famiglie evidenzia uno scarto netto tra nord e sud. La spesa media mensile di una persona che vive da sola in Lombardia si attesta sui 2.194 euro, mentre in Campania scende a 1.598 euro e in Sicilia a 1.682 euro. Nonostante variazioni locali nei prezzi dei generi alimentari e dei servizi, il divario più marcato si registra sul fronte abitativo.
Regione Spesa media single (€) Affitto medio mensile (€)
Lombardia 2.194 1.019
Campania 1.598 691
Sicilia 1.682 664

I costi di trasporto e delle utenze risultano sostanzialmente doppi nelle regioni settentrionali rispetto a quelle meridionali: ad esempio, un residente in Lombardia spende una media di 187 euro al mese per i trasporti, contro gli 89 euro in Campania e appena 12 euro in Sicilia. Risultano rilevanti, inoltre, le spese per la ristorazione e i servizi, che portano ad un differenziale complessivo stimato intorno al 25-35% tra macroaree. In questo contesto generale:

  • Bollette e riscaldamento incidono in modo minore nelle regioni del sud, grazie anche a condizioni climatiche favorevoli.
  • Nelle grandi città del nord il prezzo degli affitti può raggiungere fino a 38 euro per metro quadrato nei centri urbani come Milano.
  • Alimentari e beni di consumo si mantengono su valori generalmente comparabili in tutto il territorio nazionale, ma alcune voci (es. tonno in scatola e latte) mostrano andamenti incoerenti tra regioni.

Impatto sugli stipendi e sulla qualità della vita dei dipendenti pubblici

L’effetto combinato di stipendi uniformi e costi elevati determina, per chi lavora al nord, una riduzione significativa della quota di risparmio o della possibilità stessa di arrivare a fine mese senza sacrifici. Tramite il confronto tra le principali categorie del pubblico impiego, si rileva la seguente relazione tra salario netto e spesa mensile (dati medi):
Professione Salario netto (€) % stipendio coperto da spese (Nord) % stipendio coperto da spese (Sud)
Impiegato INPS 1.750 Circa 86 Avanza 3,9-8,6
Insegnante 1.769 Copre 84 Avanza 5-9,6
Poliziotto 1.931 Copre 92 Risparmia 13-17
Portalettere 1.379 Copre 66 Copre 83-87