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Come vanno i negozi in Italia? Dati e statistiche su fatturato, andamento e previsioni per il futuro

di Marcello Tansini pubblicato il
Dati e statistiche su fatturato

Negozi italiani tra aperture e chiusure, crisi dei settori tradizionali, impatti territoriali e sfide dell'e-commerce. Statistiche, trend su fatturato, consumi e strategie innovative per il futuro del commercio al dettaglio.

Il settore del commercio al dettaglio in Italia vive attualmente una fase di trasformazione. I dati più recenti mostrano una progressiva diminuzione delle aperture e un aumento delle chiusure di esercizi commerciali, in particolare nei centri urbani e nei comparti tradizionali come abbigliamento, libri e giocattoli. La situazione è caratterizzata da una pluralità di fattori: da un lato, la concorrenza delle grandi catene e dell'e-commerce; dall'altro, la ridotta dinamicità dei consumi, la crescita dei costi operativi, e le mutate abitudini di acquisto.

Fenomeni come la desertificazione commerciale, ossia la scomparsa di negozi di vicinato, mettono a rischio non solo la varietà dell'offerta, ma anche la coesione sociale e la sicurezza delle città. Le statistiche ufficiali segnalano che, nel 2024, quasi tre negozi hanno chiuso i battenti per ogni nuova apertura, segno di una tendenza strutturale ormai consolidata che interessa tutto il territorio nazionale. Nel contesto attuale, il tema dell'andamento negozi in Italia si intreccia strettamente con le dinamiche demografiche, l'innovazione digitale e il ruolo dei formati distributivi emergenti.

Dinamiche demografiche e andamento dei negozi: aperture, chiusure e desertificazione commerciale

L'analisi delle principali tendenze demografiche nel settore commerciale evidenzia un rapido cambiamento. Dai dati Confesercenti e Istat, emerge che nel 2024 sono state avviate soltanto 23.188 nuove imprese del commercio a fronte di ben 61.634 cessazioni, portando il rapporto tra aperture e chiusure quasi a 1:3, il peggiore registrato nell'ultimo decennio. Un simile squilibrio suggerisce che, senza un'inversione di tendenza, entro il prossimo decennio si rischia l'azzeramento delle nuove aperture. Il fenomeno della desertificazione commerciale - termine che indica la progressiva scomparsa dei piccoli negozi di vicinato - investe trasversalmente tutte le aree geografiche del Paese, con particolare evidenza nei centri storici. Per riassumere:

  • Declino del ricambio generazionale: l'invecchiamento della popolazione imprenditoriale e la scarsità di nuove iniziative under 35 rappresentano un ulteriore freno alla vitalità del tessuto commerciale locale.
  • Aumento delle chiusure strutturali: dal 2020 il ritmo delle cessazioni è cresciuto, raggiungendo circa 169 attività chiuse ogni giorno, a fronte delle 139 del periodo pandemico.
  • Concorrenza dei grandi player: il panorama competitivo è sempre più dominato da grandi gruppi, piattaforme online e multinazionali, rendendo ardua la sopravvivenza per gli esercizi indipendenti.
  • Credito e accesso alle risorse: le difficoltà di accesso al credito e la sensibilità del comparto al costo dell'energia e all'inflazione limitano la capacità di investimento e adattamento dei piccoli imprenditori.
Le conseguenze economiche e sociali della desertificazione non si misurano solo in termini di posti di lavoro persi e riduzione dell'offerta, ma riguardano anche la qualità della vita urbana e la sicurezza delle comunità locali.

Settori merceologici, territori e tipologie di negozi più colpite

La contrazione della rete commerciale si manifesta con maggiore intensità in determinati comparti e territori. Secondo i dati, tra il 2012 e il 2024 sono scomparsi quasi 118mila negozi al dettaglio e 23mila attività di commercio ambulante. Nei centri storici, le categorie tradizionali subiscono forti riduzioni:

  • Carburanti: -42,1%
  • Libri e giocattoli: -36,5%
  • Mobili e ferramenta: -34,8%
  • Abbigliamento: -26%
In controtendenza, alcuni segmenti risultano in crescita, come le farmacie (+12,3%), i negozi di telefonia e informatica (+10,5%) e le attività di alloggio (+67,5%), particolarmente trainate dal boom degli affitti brevi. La crescita delle imprese straniere, soprattutto nei settori del commercio, della ristorazione e dell'alloggio, costituisce un elemento di rinnovamento occupazionale ma anche di diversificazione gestionale all'interno del panorama commerciale.

Focus sulle città e sulle regioni: differenze geografiche nelle chiusure

L'andamento dei negozi in Italia presenta marcate differenze territoriali. Le regioni del Nord registrano la perdita più di punti vendita, con casi emblematici come Ancona, Gorizia, Pesaro, Varese e Alessandria (tutte con una riduzione superiore al 30% negli ultimi dodici anni). I centri storici delle città medio-grandi sono particolarmente colpiti dalla desertificazione, mentre alcune realtà del Centro-Sud, come Crotone, Frascati e Olbia, mostrano una maggiore tenuta del tessuto commerciale. La tabella seguente riassume alcuni dati regionali:

Regione

Rapporto nuove aperture/chiusure

Marche

1:4,0

Sicilia

1:3,8

Lazio

1:3,7

Sardegna

1:3,5

Umbria

1:3,2

Il fenomeno evidenzia anche un collegamento diretto con la riduzione dei servizi di prossimità, tra cui gli sportelli bancari.

La crisi dei negozi di moda e abbigliamento: dati, cause e impatti occupazionali

Il comparto dell'abbigliamento e della moda risulta tra i più colpiti. Secondo i dati più recenti, nel 2024 il settore ha visto la chiusura di 6.459 punti vendita, con una contrazione delle vendite pari al 4,2% rispetto al 2023. Ogni giorno, solo per la moda, vengono persi 18 negozi. Il saldo nati-mortalità negativo è aggravato da diversi fattori:

  • Avanzata dell'e-commerce, che intercetta un numero di acquisti grazie a prezzi competitivi e ampiezza dell'assortimento
  • Calo dei consumi interni, con una riduzione del 10% negli ultimi cinque anni
  • Politiche commerciali aggressive da parte dei fornitori (outlet, vendite private, e-commerce dedicati)
L'impatto occupazionale si traduce in oltre 35mila posti di lavoro persi negli ultimi cinque anni, ridimensionando severamente il contributo del settore alla crescita economica nazionale.

Consumi, fatturato e trend delle vendite nel retail italiano

Le statistiche disponibili mostrano che, sebbene il valore delle vendite al dettaglio abbia registrato una crescita dello 0,7% nel 2024 rispetto all'anno precedente, i volumi sono in calo dello 0,4%. La crescita del fatturato si concentra prevalentemente nella grande distribuzione (+1,9%) e nell'e-commerce (+7%), mentre i piccoli esercizi evidenziano una riduzione sia in valore (-1,7%) sia in volume.

Il settore alimentare mostra segnali di resistenza, soprattutto nella distribuzione organizzata e nei discount (+4,7% a giugno 2025 vs giugno 2024). In ambito non alimentare, i comparti maggiormente penalizzati sono l'abbigliamento e i mobili, mentre profumi e prodotti di cura della persona segnano invece una performance positiva (+3,7%).

Nonostante alcuni segnali di lieve ripresa nei volumi nella seconda parte dell'anno, la domanda interna rimane debole, condizionata anche dall'incertezza geopolitica e dall'erosione del potere d'acquisto delle famiglie. Le piccole superfici continuano a perdere terreno, mentre le grandi strutture mantengono una leggera crescita trainata anche dalla diversificazione dei servizi offerti.

Il ruolo dell'e-commerce e dell'omnicanalità

L'ascesa delle vendite online influenza le dinamiche del retail. Nel 2024, l'e-commerce ha raggiunto in Italia un valore pari a 38,2 miliardi di euro per la componente di prodotto (+5% su base annua), mentre la sua incidenza sul totale delle vendite al dettaglio si attesta all'11%, stabile rispetto agli ultimi due anni. Il commercio elettronico si sviluppa non solo sui siti tradizionali, ma integra anche social commerce e mobile commerce: oltre il 40% dei consumatori italiani ha acquistato tramite piattaforme social. L'omnicanalità si afferma come modello dominante, con l'88% dei consumatori che richiedono esperienze connesse e senza soluzione di continuità tra negozio fisico e canali digitali.

I centri commerciali tra resilienza, innovazione e servizi

La rete dei centri commerciali italiani mostra una relativa tenuta nonostante il contesto incerto. Nel primo semestre 2025, le vendite complessive nei centri commerciali risultano stabili (-0,5% rispetto al 2024), mentre i flussi di visitatori crescono leggermente (+0,8%). A sostenere questa resilienza sono soprattutto i comparti dei servizi e della cura della persona. I centri commerciali stanno evolvendo diventando hub multifunzionali, integrando intrattenimento, ristorazione, servizi di utilità e spazi sociali, andando così incontro alle nuove abitudini di consumo. Questo modello ibrido rafforza la fedeltà dei clienti e sostiene l'adattamento alle sfide del mercato attuale.

Innovazione, digitalizzazione e nuove strategie per il futuro del retail

L'innovazione rappresenta una leva sempre più centrale nel ripensamento delle strategie distributive. Nel 2024 l'incidenza degli investimenti in digitale ha raggiunto il 3,2% sul fatturato dei retailer. Il settore sperimenta nuove soluzioni per rendere l'esperienza di acquisto più personalizzata e fluida:

  • Integrazione di intelligenza artificiale (AI) nei processi e nella gestione delle relazioni con i clienti
  • Automazione delle operazioni logistiche e di magazzino tramite sistemi di orchestrazione e tecnologie RFID
  • Utilizzo di customer data platform per la profilazione avanzata degli utenti e campagne di marketing mirate
  • Implementazione di piattaforme omnicanale per la centralizzazione degli ordini e delle scorte
Inoltre, si affermano nuovi modelli di business come il second-hand retail e la sostenibilità circolare. Mentre le aziende puntano alla valorizzazione dell'aspetto umano, parallelamente investono in formazione del personale per favorire l'acquisizione di competenze digitali e la resilienza organizzativa. L'obiettivo comune è costruire un retail intelligente, capace di adattarsi rapidamente ai cambiamenti e di rispondere alle esigenze dei nuovi consumatori.

Soluzioni e proposte per sostenere i negozi di vicinato e contrastare la crisi

L'aggravarsi della crisi nelle piccole attività commerciali richiama l'attenzione sul loro valore sociale e locale. Diverse proposte sono avanzate dalle associazioni di categoria e dalle istituzioni per promuovere la rigenerazione urbana, la sostenibilità e la coesione delle comunità:

  • Agevolazioni fiscali e contributi: sgravi fiscali proporzionati alla dimensione delle imprese, detrazioni per l'innovazione, contribuzione ridotta sugli affitti commerciali e incentivi per la digitalizzazione.
  • Patti locali per la riapertura dei negozi sfitti: accordi tra Comuni, associazioni e proprietari per la definizione di canoni di locazione calmierati e l'agevolazione all'accesso per nuove imprese.
  • Sistemi di monitoraggio dinamico: utilizzo di dashboard basate su big data e urban analytics per analizzare i flussi commerciali e meglio indirizzare le politiche pubbliche.
  • Programmi formativi per la trasformazione digitale: formazione e supporto al reskilling per operatori commerciali e dipendenti, con l'obiettivo di garantire l'adattamento alle nuove tecnologie e ai cambiamenti di mercato.
  • Interventi di rigenerazione urbana: riqualificazione degli spazi pubblici, promozione della mobilità sostenibile e del coinvolgimento comunitario per rafforzare l'identità e l'attrattività dei quartieri.