Negozi italiani tra aperture e chiusure, crisi dei settori tradizionali, impatti territoriali e sfide dell'e-commerce. Statistiche, trend su fatturato, consumi e strategie innovative per il futuro del commercio al dettaglio.
Il settore del commercio al dettaglio in Italia vive attualmente una fase di trasformazione. I dati più recenti mostrano una progressiva diminuzione delle aperture e un aumento delle chiusure di esercizi commerciali, in particolare nei centri urbani e nei comparti tradizionali come abbigliamento, libri e giocattoli. La situazione è caratterizzata da una pluralità di fattori: da un lato, la concorrenza delle grandi catene e dell'e-commerce; dall'altro, la ridotta dinamicità dei consumi, la crescita dei costi operativi, e le mutate abitudini di acquisto.
Fenomeni come la desertificazione commerciale, ossia la scomparsa di negozi di vicinato, mettono a rischio non solo la varietà dell'offerta, ma anche la coesione sociale e la sicurezza delle città. Le statistiche ufficiali segnalano che, nel 2024, quasi tre negozi hanno chiuso i battenti per ogni nuova apertura, segno di una tendenza strutturale ormai consolidata che interessa tutto il territorio nazionale. Nel contesto attuale, il tema dell'andamento negozi in Italia si intreccia strettamente con le dinamiche demografiche, l'innovazione digitale e il ruolo dei formati distributivi emergenti.
L'analisi delle principali tendenze demografiche nel settore commerciale evidenzia un rapido cambiamento. Dai dati Confesercenti e Istat, emerge che nel 2024 sono state avviate soltanto 23.188 nuove imprese del commercio a fronte di ben 61.634 cessazioni, portando il rapporto tra aperture e chiusure quasi a 1:3, il peggiore registrato nell'ultimo decennio. Un simile squilibrio suggerisce che, senza un'inversione di tendenza, entro il prossimo decennio si rischia l'azzeramento delle nuove aperture. Il fenomeno della desertificazione commerciale - termine che indica la progressiva scomparsa dei piccoli negozi di vicinato - investe trasversalmente tutte le aree geografiche del Paese, con particolare evidenza nei centri storici. Per riassumere:
La contrazione della rete commerciale si manifesta con maggiore intensità in determinati comparti e territori. Secondo i dati, tra il 2012 e il 2024 sono scomparsi quasi 118mila negozi al dettaglio e 23mila attività di commercio ambulante. Nei centri storici, le categorie tradizionali subiscono forti riduzioni:
L'andamento dei negozi in Italia presenta marcate differenze territoriali. Le regioni del Nord registrano la perdita più di punti vendita, con casi emblematici come Ancona, Gorizia, Pesaro, Varese e Alessandria (tutte con una riduzione superiore al 30% negli ultimi dodici anni). I centri storici delle città medio-grandi sono particolarmente colpiti dalla desertificazione, mentre alcune realtà del Centro-Sud, come Crotone, Frascati e Olbia, mostrano una maggiore tenuta del tessuto commerciale. La tabella seguente riassume alcuni dati regionali:
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Regione |
Rapporto nuove aperture/chiusure |
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Marche |
1:4,0 |
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Sicilia |
1:3,8 |
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Lazio |
1:3,7 |
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Sardegna |
1:3,5 |
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Umbria |
1:3,2 |
Il fenomeno evidenzia anche un collegamento diretto con la riduzione dei servizi di prossimità, tra cui gli sportelli bancari.
Il comparto dell'abbigliamento e della moda risulta tra i più colpiti. Secondo i dati più recenti, nel 2024 il settore ha visto la chiusura di 6.459 punti vendita, con una contrazione delle vendite pari al 4,2% rispetto al 2023. Ogni giorno, solo per la moda, vengono persi 18 negozi. Il saldo nati-mortalità negativo è aggravato da diversi fattori:
Le statistiche disponibili mostrano che, sebbene il valore delle vendite al dettaglio abbia registrato una crescita dello 0,7% nel 2024 rispetto all'anno precedente, i volumi sono in calo dello 0,4%. La crescita del fatturato si concentra prevalentemente nella grande distribuzione (+1,9%) e nell'e-commerce (+7%), mentre i piccoli esercizi evidenziano una riduzione sia in valore (-1,7%) sia in volume.
Il settore alimentare mostra segnali di resistenza, soprattutto nella distribuzione organizzata e nei discount (+4,7% a giugno 2025 vs giugno 2024). In ambito non alimentare, i comparti maggiormente penalizzati sono l'abbigliamento e i mobili, mentre profumi e prodotti di cura della persona segnano invece una performance positiva (+3,7%).
Nonostante alcuni segnali di lieve ripresa nei volumi nella seconda parte dell'anno, la domanda interna rimane debole, condizionata anche dall'incertezza geopolitica e dall'erosione del potere d'acquisto delle famiglie. Le piccole superfici continuano a perdere terreno, mentre le grandi strutture mantengono una leggera crescita trainata anche dalla diversificazione dei servizi offerti.
L'ascesa delle vendite online influenza le dinamiche del retail. Nel 2024, l'e-commerce ha raggiunto in Italia un valore pari a 38,2 miliardi di euro per la componente di prodotto (+5% su base annua), mentre la sua incidenza sul totale delle vendite al dettaglio si attesta all'11%, stabile rispetto agli ultimi due anni. Il commercio elettronico si sviluppa non solo sui siti tradizionali, ma integra anche social commerce e mobile commerce: oltre il 40% dei consumatori italiani ha acquistato tramite piattaforme social. L'omnicanalità si afferma come modello dominante, con l'88% dei consumatori che richiedono esperienze connesse e senza soluzione di continuità tra negozio fisico e canali digitali.
La rete dei centri commerciali italiani mostra una relativa tenuta nonostante il contesto incerto. Nel primo semestre 2025, le vendite complessive nei centri commerciali risultano stabili (-0,5% rispetto al 2024), mentre i flussi di visitatori crescono leggermente (+0,8%). A sostenere questa resilienza sono soprattutto i comparti dei servizi e della cura della persona. I centri commerciali stanno evolvendo diventando hub multifunzionali, integrando intrattenimento, ristorazione, servizi di utilità e spazi sociali, andando così incontro alle nuove abitudini di consumo. Questo modello ibrido rafforza la fedeltà dei clienti e sostiene l'adattamento alle sfide del mercato attuale.
L'innovazione rappresenta una leva sempre più centrale nel ripensamento delle strategie distributive. Nel 2024 l'incidenza degli investimenti in digitale ha raggiunto il 3,2% sul fatturato dei retailer. Il settore sperimenta nuove soluzioni per rendere l'esperienza di acquisto più personalizzata e fluida:
L'aggravarsi della crisi nelle piccole attività commerciali richiama l'attenzione sul loro valore sociale e locale. Diverse proposte sono avanzate dalle associazioni di categoria e dalle istituzioni per promuovere la rigenerazione urbana, la sostenibilità e la coesione delle comunità: