La Manovra 2026 interviene nuovamente sui pagamenti in contanti: limiti rialzati, nuova tassa di bollo, obblighi di fatturazione, sanzioni e prospettive future tra lotta all'evasione.
La proposta di modifica alla Legge di Bilancio per il 2026, avanzata da Fratelli d'Italia, mira ad innalzare la soglia per gli utilizzi del contante, riportando al centro del dibattito pubblico il rapporto tra strumenti digitali e cartacei nei pagamenti di elevata entità. Accanto a questa apertura, però, emerge una nuova forma di controllo economico: una tassa speciale di bollo, destinata a chi effettua transazioni con banconote oltre la soglia dei cinquemila euro e fino a diecimila euro.
L'obiettivo della misura è duplice: da un lato riconoscere una maggiore flessibilità a cittadini e imprese sull'uso del cash, dall'altro implementare una compensazione fiscale che garantisca tracciabilità e responsabilizzazione sul flusso di denaro non tracciato. L'idea, ancora in fase di discussione parlamentare, si inserisce in un contesto di accesi confronti sull'efficacia delle strategie anti-evasione e di armonizzazione alle linee guida dell'Unione Europea sulla gestione dei mezzi di pagamento.
Secondo quanto emerge dagli emendamenti presentati in Commissione Bilancio, il governo intende innalzare dai 5.000 attuali ai futuri 10.000 euro la soglia massima entro la quale i pagamenti in contanti saranno consentiti a partire dal 2026. Attualmente, dal 2023 in poi, la soglia si attesta a 5.000 euro: importo oltre il quale chi acquista beni o servizi deve passare a strumenti elettronici e tracciabili come bonifici bancari, carte o assegni non trasferibili. La ratio di questa regolamentazione ha sempre guardato alla lotta all'evasione e alla necessità di tenere monitorati i flussi di denaro, partendo dal presupposto che le operazioni in cash risultano tradizionalmente meno tracciabili.
L'innalzamento del tetto del contante riporta l'Italia a confrontarsi sulla ricerca di un equilibrio tra esigenze di semplificazione per i cittadini (soprattutto in ambito commerciale) e esigenza di controllo e trasparenza. Sei erano state le precedenti revisioni negli ultimi vent'anni: dal limite minimo di 1.000 euro introdotto anni fa per scoraggiare l'utilizzo massivo del cash, all'innalzamento a 3.000, poi a 5.000 euro. Questo scenario è sempre stato influenzato dalla crescente digitalizzazione dei sistemi di pagamento e dai richiami dell'Unione Europea ad uniformare le soglie a livello comunitario. Il nuovo tetto, comunque, sarà subordinato al versamento di una imposta di bollo specifica per le operazioni in contante superiori a 5.001 euro, elemento che andrà a ridefinire il reale costo della libertà di utilizzo del denaro liquido.
Uno degli aspetti più discussi dell'emendamento riguarda l'introduzione di un'imposta speciale di bollo - nella misura fissa di 500 euro - applicabile a ciascun pagamento in contanti di importo compreso tra 5.001 e 10.000 euro per l'acquisto di beni o servizi sul territorio italiano. Questa tassa, secondo il testo attualmente in esame, sarà dovuta per ogni singola transazione e prescinderà dalla tipologia di bene o servizio oggetto del pagamento.
L'onere è posto integralmente a carico dell'acquirente, senza distinzioni di nazionalità o residenza: sono comprese, infatti, sia le persone fisiche residenti, sia i cittadini stranieri che effettuano acquisti in Italia. L'imposta dovrà essere corrisposta contestualmente al pagamento, e la procedura prevede precise modalità di certificazione: dovrà essere versata e attestata mediante l'apposizione di un contrassegno cartaceo sulla fattura - la stessa che sancisce la regolarità dell'operazione ai fini fiscali.
In pratica, l'acquirente che sceglie di regolare una transazione in contanti sopra i 5.000 euro dovrà:
Con la proposta di innalzamento del tetto al contante viene confermata la necessità di garantire massima trasparenza e tracciabilità fiscale, anche nelle transazioni cartacee di elevato importo. L'operazione soggetta al bollo da 500 euro dovrà essere sempre accompagnata da fattura, sulla quale andrà apposto il contrassegno attestante l'avvenuto versamento dell'imposta.
Le fasi operative da rispettare sono le seguenti:
La regolamentazione sui pagamenti in contanti in Italia è stata interessata da numerose modifiche negli ultimi anni, sempre ispirate ai principi della tracciabilità e della prevenzione dell'evasione. Il tetto fissato a 5.000 euro, in vigore dal 2023, è stato uno dei più restrittivi in Europa - in linea con i Paesi come Francia e Spagna, dove il limite è addirittura di 1.000 euro.
La disciplina prevede specifiche eccezioni: commercianti al dettaglio e agenzie di viaggio possono ricevere pagamenti in contante fino a 15.000 euro da clienti fisici non residenti nell'Unione Europea e con residenza fuori dall'Italia, previa comunicazione telematica all'Agenzia delle Entrate e obbligo di documentazione dettagliata.
A livello comunitario, il Regolamento UE 2024/1624 stabilisce dal 2027 un tetto unificato a 10.000 euro per i pagamenti in contante nei Paesi membri, lasciando comunque a ciascuno la possibilità di fissare limiti inferiori. La proposta di elevare la soglia in Italia si pone, quindi, anche come anticipazione di questa uniformazione - ma introduce una particolarità italiana: il collegamento fra possibilità di utilizzo e pagamento di un balzello fiscale:
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Paese |
Limite contanti |
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Italia |
5.000 euro (fino al 2025) |
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Francia |
1.000 euro |
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Spagna |
1.000 euro |
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Grecia |
500 euro |
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Croazia |
15.000 euro |
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Germania |
Nessun limite |
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Austria |
Nessun limite |
Il sistema italiano, anche con la nuova soglia, continuerà a prevedere meccanismi di ascolto attivo sull'aggiramento dei limiti: vietati i pagamenti ‘frazionati' per evitare la soglia e obbligatorie le verifiche dei requisiti laddove ammesse deroghe.
Non rispettare i nuovi limiti comporterà sanzioni rilevanti. Nel caso di superamento della soglia massima prevista per le transazioni in contanti, la normativa prevede sanzioni amministrative pecuniarie, che variano a seconda dell'entità della violazione. Ad esempio, per cifre fino a 250.000 euro, la multa può andare da 1.000 a 50.000 euro; per importi superiori, le multe partono da 5.000 fino a toccare i 250.000 euro.
I rischi non riguardano solo i profili sanzionatori. L'Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza vigilano sulle transazioni rilevanti, potendo procedere a: