Dal 2006 il tuo sito imparziale su Lavoro, Fisco, Investimenti, Pensioni, Aziende ed Auto

Opzione donna 2026, cosa dice l'emendamento depositato per la proroga nel 2026. E ci sono altri miglioramenti?

di Marianna Quatraro pubblicato il
Opzione donna 2026 emendamento proroga

Maggioranza e opposizioni convergono sulla necessità di garantire alle donne un’uscita più flessibile dal lavoro e si va verso una nuova proroga di Opzione donna

L’evoluzione della normativa pensionistica italiana rappresenta un terreno di confronto tra governi, opposizioni e società civile, specialmente quando si tratta di strumenti pensati per la flessibilità in uscita dal lavoro. Le modifiche recenti, i tentativi di proroga e i dibattiti attorno alle risorse pubbliche mostrano quanto sia centrale il tema del pensionamento anticipato per le lavoratrici. In questo contesto, l’emendamento bipartisan dedicato al rinnovo dell’anticipo pensionistico riservato alle donne, noto come "Opzione Donna", occupa una posizione rilevante nella discussione parlamentare sulla Manovra 2026.

Cos’è Opzione Donna e quali sono state le ultime modifiche

Il meccanismo di anticipo pensionistico delle lavoratrici, introdotto in via sperimentale diversi anni fa e progressivamente rinnovato, ha permesso a numerose donne di lasciare il lavoro in anticipo rispetto ai requisiti ordinari. Opzione Donna consente, a fronte dell’adozione del metodo di calcolo contributivo dell’assegno, di uscire dal mondo del lavoro con almeno 35 anni di contributi e un’età di 61 anni, abbassata di un anno per ogni figlio (fino a un massimo di due anni). Inizialmente, la platea era molto più ampia e i requisiti d’accesso meno rigidi.

Negli ultimi anni, tuttavia, il legislatore ha progressivamente ristretto le condizioni per poter usufruire di questo anticipo, legandole a situazioni personali particolarmente delicate: ad esempio la condizione di caregivers, la presenza di un’invalidità pari o superiore al 74%, oppure la perdita del posto di lavoro in seguito a crisi aziendali.

Come chiarito sall'Inps, la decorrenza della pensione avviene dopo una "finestra mobile" di 12 mesi per le dipendenti e 18 mesi per le autonome, dalla data di maturazione dei requisiti. Questo meccanismo, unito alla riduzione del trattamento calcolato interamente con il sistema contributivo, ha limitato negli ultimi anni la platea delle beneficiarie, come testimoniato dai dati sulle domande effettivamente accolte.

Le ultime modifiche, in particolare, hanno reso sempre meno accessibile l’uscita anticipata rispetto al passato, mentre il dibattito politico ne ha spesso evidenziato la necessità come misura di sostegno concreto alle carriere lavorative delle donne e di equilibrio familiare.

Le proposte di proroga di Opzione Donna per il 2026: il contenuto dell’emendamento bipartisan

Nella fase di esame degli emendamenti alla manovra finanziaria, è emersa una convergenza tra maggioranza e opposizioni sul tema della proroga dell’anticipo pensionistico femminile. La Lega e Forza Italia, insieme ad altre forze di opposizione quali Alleanza Verdi-Sinistra, Partito Democratico, Italia Viva e rappresentanti degli autonomisti, hanno presentato emendamenti che prevedono l’estensione della possibilità di accedere al trattamento anche per chi matura i requisiti entro il 31 dicembre 2025, con effetti operativi nel 2026.

Le richieste presentate riguardano:

  • Mantenimento dei requisiti anagrafici e contributivi attuali (61 anni d’età e almeno 35 di contributi, con riduzioni legate al numero di figli).
  • Proroga della finestra temporale di maturazione del diritto fino al termine del 2025, consentendo di presentare domanda per la decorrenza nel corso dell’anno successivo.
  • Ulteriore attenzione alle lavoratrici del comparto scuola e AFAM, per cui il termine di presentazione della domanda viene spostato fino al 28 febbraio 2026, in modo da coordinare l’uscita con l’inizio dell’anno scolastico/accademico.
Secondo la relazione illustrativa delle proposte emendative, la copertura finanziaria prevista sfrutterebbe risorse destinate al Fondo sociale per occupazione e formazione, con un onere stimato di 263,9 milioni di euro dal 2026 al 2032. A livello politico l’emendamento bipartisan su Opzione donna, insieme all'azione collettiva già avviata, segnala una chiara volontà di non disperdere il valore di uno strumento ritenuto di sostegno, pur nella consapevolezza degli impatti sul bilancio pubblico e della necessità di limitare l’accesso a situazioni di comprovata difficoltà.

Il percorso dell’emendamento per la proroga della misura, tuttavia, resta incerto fino al completamento dell’iter parlamentare: molte delle modifiche sono subordinate alle valutazioni tecniche del Ministero dell’Economia e delle Finanze e alle decisioni della Ragioneria di Stato, alla ricerca dell’equilibrio tra garanzie sociali e sostenibilità dei conti.

Requisiti richiesti e possibili beneficiarie nell’emendamento: le novità rispetto agli anni precedenti

Il testo dell’emendamento bipartisan non modifica sostanzialmente i requisiti fondamentali d’accesso, confermando la soglia dei 61 anni di età e dei 35 anni di contributi, con le consuete riduzioni anagrafiche legate al numero di figli. Tuttavia, la platea delle lavoratrici resta circoscritta a specifiche categorie:

  • Caregiver impegnate in assistenza di familiari con disabilità grave
  • Persone con invalidità civile pari o superiore al 74%
  • Lavoratrici licenziate o dipendenti da aziende in crisi, con tavolo di confronto pubblico attivo
L’unico aggiornamento di rilievo contenuto nella versione più recente degli emendamenti riguarda lo spostamento dei termini per il personale scolastico e delle istituzioni AFAM. Questa categoria potrà presentare la domanda di cessazione fino al 28 febbraio 2026, adattando così il proprio percorso pensionistico ai tempi dell’anno scolastico o accademico. Resta inoltre confermata la disciplina delle finestre mobili (12 o 18 mesi a seconda del rapporto di lavoro dipendente o autonomo), che regola il pagamento effettivo del trattamento pensionistico.

Dal punto di vista delle beneficiarie, non vengono previsti ampliamenti della platea rispetto agli anni più recenti, nonostante le sollecitazioni di diversi attori sindacali e parlamentari.