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Perchè vengono vendute La Repubblica e La Stampa da Elkann? E chi è il possibile compratore

di Marcello Tansini pubblicato il
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La possibile vendita di La Repubblica e La Stampa da parte della famiglia Elkann, il ruolo di GEDI e i nuovi possibili acquirenti come Antenna Group scuotono il panorama editoriale italiano, tra crisi finanziarie, tensioni sindacali e rischi per il pluralismo informativo.

Le redazioni di due tra i più celebri quotidiani italiani, La Repubblica e La Stampa, sono al centro di una situazione senza precedenti: Exor, holding della famiglia Agnelli-Elkann, ha ufficializzato la volontà di cedere il controllo del gruppo GEDI, editore di entrambi i giornali, nell’ambito di una trattativa internazionale che sta risuonando profondamente nel panorama mediatico nazionale. Questa operazione, che assume i contorni di un cambiamento epocale per il sistema informativo italiano, coinvolge anche asset strategici come le radio nazionali (Deejay, Capital, m2o), suscitando forti reazioni politiche, sindacali e sociali. Mentre le redazioni protestano e il dibattito pubblico si accende, il destino dei due storici quotidiani resta incerto, ponendo interrogativi sull’identità futura dell’informazione italiana.

Le ragioni della vendita: crisi finanziaria, strategie industriali e ruolo della famiglia Elkann

La decisione di Exor, la finanziaria che fa capo alla famiglia Agnelli-Elkann, di mettere sul mercato le proprie attività editoriali, affonda le radici in una serie di criticità strategiche ed economiche emerse negli ultimi anni. Dal 2019, anno di acquisizione del gruppo GEDI (già appartenente a Carlo De Benedetti), erano state annunciate ambiziose strategie di rilancio con investimenti in innovazione e digitale. Tuttavia, la realtà si è rivelata ben diversa: la crisi strutturale che coinvolge l’editoria italiana ha inciso pesantemente sui conti, portando a cali drammatici nella diffusione cartacea e digitale delle testate principali.

I dati del bilancio 2024 testimoniano una situazione complessa:

  • Repubblica: -191.000 lettori annui, con una perdita rilevante sia su carta (-6%) sia su digitale
  • La Stampa: crollo di quasi il 16% delle copie vendute, scese a circa 60.300
  • GEDI: fatturato di 224 milioni ma perdita di 15 milioni di euro
L’emorragia di ricavi, non compensata dal digitale, e il frazionamento dei ricavi pubblicitari hanno reso insostenibile il mantenimento del perimetro storico del gruppo. Le redazioni hanno inoltre sottolineato il venir meno della visione industriale, una riduzione dei costi e delle professionalità, oltre a conflitti di interesse percepiti con altre società controllate da Exor come Stellantis.

Per la holding e la famiglia Elkann, la vendita rappresenta la conclusione di una strategia di disimpegno cui sono seguiti altri interventi simili in campo industriale. La scelta viene motivata non solo da ragioni economiche, ma anche da una volontà di ridefinire le priorità di investimento: Exor resta infatti presente in asset internazionali nei comparti automotive, lusso, finanziario e industriale, il che ha reso il comparto editoriale meno strategico. Un altro elemento chiave risiede nel declino del sistema editoriale italiano aggravato dalla progressiva perdita di centralità della stampa come motore di opinione pubblica, con la concorrenza dei grandi gruppi europei e delle big tech globali.

Dettagli delle trattative e possibili scenari: Antenna Group e gli altri potenziali acquirenti

Le trattative in corso sono articolate e complesse. Dopo mesi di smentite ufficiali, la conferma definitiva dell’intenzione di vendere GEDI è arrivata a dicembre 2025 sia alle redazioni che all’opinione pubblica. Al centro dei negoziati c’è Antenna Group, conglomerato greco guidato da Theodoros Kyriakou, in posizione di vantaggio per acquisire le principali attività editoriali del gruppo – con un’offerta che, secondo fonti di stampa, si aggira tra 120 e 140 milioni di euro.

Natura e limiti dell’accordo con Antenna:

  • Antenna punta su La Repubblica, sulle principali radio (Deejay, Capital, m2o) e sull’ecosistema digitale connesso
  • Il gruppo greco mostra disinteresse nei confronti de La Stampa, rendendo quindi probabile una cessione separata del quotidiano torinese
  • L’HuffPost Italia e altri asset editoriali minori seguirebbero la destinazione di Repubblica
  • Il sito La Zampa resterebbe invece associato a La Stampa
Altri pretendenti si sono affacciati nel corso delle trattative. L’offerta avanzata da Leonardo Maria Del Vecchio (Lmdv Capital), stimata anch’essa intorno a 140 milioni di euro, non ha trovato riscontro positivo presso Exor, orientata invece verso una cessione più progressiva e per asset separati. Per La Stampa, il nome più circolato resta quello di NEM, gruppo multimediale con base nel Nord Est, che però non avrebbe ancora chiuso un accordo vincolante. Sullo sfondo permangono imprenditori piemontesi e torinesi, ma senza la formulazione di una proposta formale.

Se nei prossimi mesi non verrà trovato un acquirente per La Stampa, la testata potrebbe comunque entrare temporaneamente nel portafoglio di Antenna, in attesa di una cessione secondaria. Un destino simile è previsto per la Sentinella del Canavese; nel suo caso l’asset sembra promesso alla famiglia Ladisa. L’attuale modalità di cessione, con divisione degli asset e mancanza di trasparenza, ha suscitato profonde preoccupazioni nelle redazioni, che paventano una “frammentazione” del patrimonio editoriale sia in termini identitari che operativi.

Impatto su redazioni e lavoratori: proteste, scioperi e timori occupazionali

Il clima tra i lavoratori di GEDI è segnato da tensione e preoccupazione. La conferma ufficiale della vendita, giunta dopo mesi di notizie contrastanti e smentite, ha portato le redazioni di La Stampa e di Repubblica ad adottare forme di protesta e sciopero senza precedenti:

  • La Stampa: assemblea permanente, mancata pubblicazione del quotidiano, sospensione degli aggiornamenti digitali
  • Repubblica: proclamazione dello stato di agitazione, sciopero di cinque giorni, interruzione parziale della produzione editoriale
I comitati di redazione lamentano non solo l’assenza di un piano industriale chiaro o di garanzie a favore dei lavoratori, ma anche il rischio di perdita della propria identità giornalistica. Si teme, in particolare, che una vendita a soggetti stranieri privi di radici nel contesto italiano possa condurre a cambiamenti profondi nei modelli editoriali e a una gestione all’insegna della sola sostenibilità economica. Le principali rivendicazioni includono:
  • Tutela dei posti di lavoro e dei livelli occupazionali
  • Continuità e indipendenza della linea editoriale
  • Mantenimento dei diritti sindacali e delle rappresentanze interne
  • Trasparenza nei rapporti tra proprietà, redazioni e lettori
L’impatto della cessione si estende anche alle condizioni operative: la divisione delle testate comporterebbe la perdita di sinergie fra redazioni, produzione digitale e tecnica, con effetti immediati sulle modalità di lavoro quotidiane. I sindacati – in particolare CGIL (Confederazione Generale Italiana del Lavoro), Fistel CISL e Uilcom UIL – sottolineano “l’attacco diretto a un settore che ha già subito troppi tagli” e l’urgenza di clausole vincolanti per la continuità occupazionale.

Non meno significative sono le iniziative di protesta partite nei giorni scorsi, tra cui l’assenza dei quotidiani in edicola e le mobilitazioni nelle principali città italiane, con la partecipazione di personalità istituzionali e di rappresentanze del tessuto imprenditoriale e culturale del Nord-Ovest.

Risvolti politici, istituzionali e sindacali: il dibattito sul Golden Power e il pluralismo dell'informazione

La vicenda ha richiesto l’attenzione delle istituzioni e aperto un vivace confronto politico. Da più fronti si sono levate voci a favore dell’attivazione del cosiddetto “Golden Power”, lo strumento previsto dalla normativa (decreto-legge n. 21/2012 e successive modifiche) che consente al governo italiano di intervenire in caso di cessione di asset strategici potenzialmente sensibili per l’interesse nazionale.

Principali posizioni e richieste:

  • PD e altre forze di opposizione: sollecitano il governo a impiegare i poteri speciali per impedire una cessione senza garanzie occupazionali o di pluralismo informativo, rimarcando il carattere strategico del settore editoriale e delle frequenze radiofoniche.
  • CGIL Piemonte e Torino: denunciano una “fuga industriale” dai territori storici da parte della famiglia Elkann e chiedono policy di tutela che subordinino l’operazione alla salvaguardia dell’occupazione.
  • Presidenza del Consiglio: il sottosegretario con delega all’editoria Alberto Barachini ha convocato i vertici di GEDI e le rappresentanze sindacali per avviare un’interlocuzione istituzionale.
  • Ordine dei giornalisti: esprime piena solidarietà a chi lavora nelle testate coinvolte, richiamando l’urgenza di difendere non solo l’occupazione, ma anche la dignità e l’autonomia della professione.
Al centro del dibattito emergono due esigenze:
  • Prevenire interventi che minaccino il pluralismo dell’informazione e la libertà chieste dall’art. 21 della Costituzione italiana
  • Garantire, anche nel mutato quadro proprietario, l’accesso a una informazione libera, critica e autorevole, mantenendo l’identità editoriale delle testate
Mentre parte del governo adotta un atteggiamento di prudente osservazione, altre forze politiche e sociali sottolineano la necessità di assicurare piani industriali solidi e trasparenti per chi subentrerà nell’azionariato. Nel dibattito istituzionale vengono richiamate tematiche come la lotta contro il precariato nel giornalismo, la difesa della qualità dei contenuti e la riforma delle leggi sulla stampa a tutela dei professionisti.

Chi è Theodore Kyriakou e cosa rappresenta Antenna Group per il futuro dell'editoria italiana

Theodoros Kyriakou è il principale artefice dell’espansione internazionale di Antenna Group, conglomerato mediatico fondato nel 1989 dal padre Minos. Oggi, il gruppo rappresenta uno dei colossi dell’editoria e dell’intrattenimento greco, con attività che si estendono dall’Europa ai mercati nordamericani e australiani.

Il profilo di Antenna Group:

  • Decine di canali televisivi, radio e piattaforme digitali che raggiungono una vasta audience globale
  • Espansione in mercati chiave, tra cui i Balcani, gli Stati Uniti e il bacino euro-mediterraneo
  • Una strategia orientata al consolidamento e alla diversificazione nel settore dei contenuti audiovisivi
Sebbene poco noto in Italia fino a oggi, Kyriakou è riconosciuto negli ambienti internazionali dei media per la sua mentalità imprenditoriale, la formazione manageriale anglosassone e la capacità di gestire operazioni cross-border di considerevole portata.

Qualora l’acquisizione delle principali testate italiane andasse a buon fine, Antenna Group segnerebbe una tappa rilevante nella strategia di espansione nei mercati editoriali dell’Europa occidentale. Restano però incognite rispetto all’allineamento tra i modelli editoriali italiani e i paradigmi della media company greca, nonché sulla discontinuità nei valori fondanti dell’informazione generalista di qualità.

Un patrimonio culturale in gioco: cosa rischia il giornalismo italiano con la cessione di GEDI

La vendita degli asset GEDI va oltre il semplice valore economico. In gioco vi è la continuità di un patrimonio culturale e civile riconosciuto come riferimento nazionale e internazionale. Testate come La Repubblica e La Stampa non sono solo aziende editoriali, ma presidi storici di pensiero critico, memoria storica e impegno per il pluralismo informativo.

Le principali preoccupazioni riguardano:

  • La salvaguardia dell’identità delle testate e del loro legame con il tessuto territoriale d’origine
  • Il mantenimento di standard deontologici elevati, essenziali per la qualità del giornalismo
  • La garanzia di condizioni di lavoro dignitose e protette da contratti chiari
  • L’evitare la riduzione di spazi di libertà editoriale, in particolare quando nuovi soggetti economici entrano nel sistema nazionale dell’informazione
L’intera operazione, come espresso in più sedi istituzionali e sindacali, viene considerata come una vera “svolta storica” per il giornalismo italiano: il timore diffuso è che la cessione per parti, la mancanza di piani industriali trasparenti e la prevalenza degli interessi finanziari possano indebolire la funzione sociale dell’informazione, in un contesto in cui il pluralismo e la qualità della stampa sono già messi a dura prova dagli equilibri di mercato e dalla forte concorrenza del digitale globale.