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Pil e occupati positivi, ma commercio ed export male. Inflazione stabile. Quadro in chiaro e scuro terzo trimestre italiano 2024

di Marianna Quatraro pubblicato il
Situazione economica terzo trimestre 202

PIL, occupazione, export e inflazione. Il trend del terzo trimestre 2024 e il quadro economico italiano

L'economia italiana nel terzo trimestre del 2024 presenta un quadro complesso e contrastante. Emergono segnali di rallentamento nei servizi, il settore industriale mostra un minimo miglioramento, ma l'export continua a manifestare difficoltà. Sul fronte occupazionale, si osserva un incremento degli occupati, nonostante la forza lavoro non cresca allo stesso ritmo. 

PIL e rallentamento dei servizi

L'economia italiana evidenzia un incremento del PIL, sebbene il settore dei servizi stia registrando un rallentamento significativo. Dopo una crescita discreta nei trimestri precedenti, il contributo dei servizi rimane modesto a causa di una domanda interna più debole e di una riduzione del turismo. Questa decelerazione dei servizi, pone sfide specifiche, poiché contribuisce significativamente al PIL complessivo. Nonostante questo rallentamento, il settore industriale ha visto una lieve attenuazione del calo, sottolineando una dinamica economica ambivalente nel paese.

Dati sul PIL nel terzo trimestre 2024

Nel terzo trimestre del 2024, il PIL italiano ha segnato una crescita del +0,2%, posizionandosi in linea con le stime precedenti, ma inferiore rispetto al primo semestre dell'anno. Questo incremento risulta essere piuttosto contenuto, riflettendo le difficoltà strutturali di alcuni settori chiave come i servizi e l'export che penalizzano il quadro economico complessivo. In termini di confronti settoriali, il rallentamento del settore dei servizi si è fatto più evidente rispetto ai periodi precedenti, mentre l'industria ha registrato una lieve attenuazione del calo rispetto al secondo trimestre. Inoltre, anche se la domanda domestica si è mantenuta stabile, non ha fornito uno stimolo sufficiente per controbilanciare le performance negative degli altri settori. Questo scenario economico complesso si iscrive in un contesto europeo caratterizzato da inflazione stabile e azioni monetarie mirate a stimolare l'economia, evidenziando la necessità di misure economiche più incisive per sostenere la ripresa in Italia.

Prospettive future

L'attenuazione del calo del settore industriale suggerisce un potenziale punto di svolta, in cui un rafforzamento della produzione potrebbe diventare un motore trainante per l'economia. Tuttavia, la diminuzione dell'export rappresenta un nodo critico, esacerbato dalla debolezza della domanda internazionale, in particolare nei mercati europei e asiatici. È determinante che le politiche economiche mirino a rafforzare la competitività delle imprese italiane sui mercati esteri, forse attraverso incentivi per l'innovazione e il sostegno all'internazionalizzazione.

Sul fronte del mercato del lavoro, l'aumento occupazionale è positivo, ma la stagnazione della forza lavoro solleva interrogativi sulla sostenibilità di questo trend. Per mantenere un tasso di occupazione in crescita, sarà fondamentale incentivare l'inclusione di risorse umane al momento inattive. Nel contesto del rallentamento inflazionistico, le politiche monetarie espansive potrebbero garantire un accesso più facile al credito, stimolando investimenti e consumi, ma è indispensabile monitorare potenziali rischi derivanti da fluttuazioni dei prezzi energetici, come quello del gas.

Situazione del comparto industriale e andamento dell'export italiano

La produzione industriale ha subito una flessione, ma si nota un rimbalzo del fatturato e un miglioramento nell'indice PMI. Tuttavia, l'export continua a soffrire, mostrando una diminuzione nei beni e servizi. Le difficoltà sono amplificate dalla debolezza della domanda nei principali partner commerciali come Germania e paesi asiatici, rendendo necessarie strategie per contrastare queste tendenze negative nei mercati internazionali.

Fatturato industriale e fiducia delle imprese

Il fatturato industriale italiano ha mostrato segnali di rimbalzo, evidenziati dai dati di luglio, anche se la produzione ha subito una lieve contrazione. Nonostante l'acquisito resti negativo, le prospettive iniziano a delinearsi meno deboli rispetto ai mesi precedenti. Il PMI (Purchasing Managers' Index) ha recuperato terreno, avvicinandosi alla soglia di stabilità, suggerendo una moderata ripresa della fiducia nel settore. 

Le imprese affrontano un clima di incertezza, influenzato sia dalle dinamiche interne del mercato che dai fattori economici esterni. Elementi chiave come i costi dell'energia, le tensioni geopolitiche e la volatilità delle catene di fornitura contribuiscono a modellare la fiducia degli operatori industriali. L'incertezza sui mercati internazionali, combinata con le fluttuazioni della domanda domestica, impone alle imprese di navigare con cautela nelle loro strategie di crescita e investimento.

Diminuzione dell'export

L'export italiano ha registrato una significativa contrazione nel secondo trimestre del 2024, con una diminuzione dell'1,8% per i beni e dello 0,3% per i servizi in termini di volume. Questo calo colpisce duramente l'economia, dato che l'Italia aveva registrato performance significative negli anni precedenti rispetto ai livelli pre-pandemia. La riduzione delle esportazioni è trasversale, influenzando sia i mercati dell'Unione Europea, che hanno visto un calo del 2,1%, sia quelli extra-UE, con un decremento dello 0,8%. In particolare, il mercato tedesco e i principali paesi asiatici hanno mostrato una domanda più debole, aggravando la situazione per le esportazioni italiane.

La debolezza della domanda europea emerge come un fattore determinante, riflettendo le incertezze economiche a livello globale e l'impatto di vari fattori come le tensioni geopolitiche e le condizioni economiche instabili. Inoltre, nonostante i miglioramenti nei volumi del commercio mondiale, sostenuti in parte dagli scambi cinesi, il PMI relativo agli ordini manifatturieri globali torna in territorio recessivo, suggerendo una crescita limitata della domanda internazionale. Pertanto, risulta fondamentale per le aziende esportatrici italiane adattarsi a una realtà di mercato in evoluzione, cercando di innovare e diversificare le proprie offerte per mantenere la competitività e contrapporsi alle tendenze negative nei mercati esteri.

Mercato del lavoro e occupazione

Il mercato del lavoro italiano ha visto un incremento degli occupati, con un aumento di 56.000 unità a luglio e 260.000 dall'inizio del 2024. Il tasso di disoccupazione è sceso al 6,5%, il livello più basso dal 2008. Tuttavia, si registra una stagnazione nella crescita della forza lavoro, poiché il numero di inattivi rimane costante. 

Aumento dell'occupazione

Nei primi sette mesi del 2024, il mercato del lavoro ha visto un aumento consistente delle persone occupate, con un complessivo incremento di 260.000 unità. Questo risultato è attribuibile a vari fattori, tra cui politiche occupazionali mirate e una ripresa economica che, sebbene graduale, ha sostenuto la domanda di lavoro in diversi settori.

Tuttavia, nonostante questi dati incoraggianti, esiste una preoccupazione riguardo alla stagnazione della forza lavoro. L'economia italiana si trova in una fase in cui, pur avendo un numero superiore di occupati, la partecipazione al mercato del lavoro non sta crescendo di pari passo. Ciò è dovuto in parte al numero elevato di inattivi, ossia individui che, pur non lavorando, non cercano attivamente un'occupazione. 

Interventi che promuovano l'inclusione lavorativa, l'aggiornamento delle competenze e il miglioramento delle condizioni lavorative possono essere determinanti nel sostenere un'espansione occupazionale più solida e sostenibile.

Inflazione e politiche monetarie

L'inflazione nell'Eurozona sta mostrando un trend di rallentamento, offrendo un terreno favorevole per le politiche monetarie più espansive. La Banca Centrale Europea ha recentemente tagliato i tassi di interesse, una mossa strategica volta a stimolare l'economia attraverso costi di prestito ridotti. Questo intervento è previsto per incentivare i consumi e gli investimenti, riducendo al contempo il costo del credito per famiglie e imprese. L'abbassamento dei tassi di interesse mira a bilanciare le pressioni economiche causate dalla recente volatilità dei mercati energetici, come l'aumento del prezzo del gas in Europa. Le politiche monetarie espansive cercano di facilitare la crescita economica, sostenendo la capacità di spesa delle famiglie e delle imprese. Inoltre, la stabilità dell'inflazione sotto controllo rende il contesto economico meno incerto, facilitando decisioni di investimento e supportando una ripresa più ampia e sostenibile attraverso un accesso al credito più agevole.

Rallentamento dell'inflazione nell'Eurozona

Dopo un periodo di inflazione elevata, i dati recenti indicano un calo dei tassi di crescita dei prezzi, offrendo respiro alle famiglie e alle imprese. Questo rallentamento è in parte attribuibile a un assestamento nei prezzi di alcune materie prime e all'allentamento di certe pressioni della catena di approvvigionamento verificatesi durante la pandemia.

La riduzione dell'inflazione facilita la pianificazione economica e consente alle autorità monetarie, come la BCE, di adottare politiche più accomodanti senza compromettere la stabilità dei prezzi a lungo termine. Inoltre, questa dinamica inflattiva più contenuta permette ai tassi reali di rimanere favorevoli, stimolando l'accesso al credito e sostenendo potenzialmente un aumento dei consumi e degli investimenti. Ciò si riflette positivamente sulla fiducia degli operatori economici, che percepiscono un ambiente meno incerto, stimolando un'attività economica più robusta nell'Eurozona.

Impatto del taglio dei tassi su famiglie e imprese

Il recente taglio dei tassi di interesse attuato dalla Banca Centrale Europea ha un impatto significativo sia sulle famiglie sia sulle imprese, rendendo il contesto economico potenzialmente più dinamico. Per le famiglie, il principale beneficio proviene dalla riduzione dei costi dei mutui e dei finanziamenti, grazie ai tassi di interesse più bassi. Ciò libera risorse finanziarie che possono essere destinate a ulteriori consumi o risparmi, incrementando il benessere economico complessivo. Inoltre, i costi ridotti del credito incentivano gli acquisti di beni durevoli, come automobili o elettrodomestici, che spesso richiedono finanziamenti a lungo termine.

Per le imprese, specialmente quelle orientate agli investimenti, l'abbassamento dei tassi facilita l'accesso al credito necessario per espandere le attività, adottare nuove tecnologie o migliorare le infrastrutture produttive. La diminuzione del costo del capitale può anche stimolare innovazioni e progetti di ricerca e sviluppo, necessari per rimanere competitivi in un mercato globale sempre più esigente. Tuttavia, in un contesto di tassi più bassi, le banche potrebbero riscontrare margini ridotti sui prestiti, portando a una potenziale stretta sul credito per valutare accuratamente il rischio di prestito. Nonostante questo lato negativo, l'effetto complessivo del taglio è una maggiore liquidità disponibile, che incoraggia un ciclo economico più attivo e resiliente.