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Poste Italiane potrebbe non occuparsi più di lettere, raccomandate e bollettini in vista della collocazione azioni in Borsa di ott

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Nuova Poste italiane

La transizione di Poste Italiane, guidata dalla privatizzazione e dalla necessità di adattarsi a un mercato sempre più digitale, è un momento di svolta per l’azienda.

Poste Italiane ha avviato un processo di trasformazione spinta dalla privatizzazione e da cambiamenti nelle sue attività tradizionali. In vista del collocamento di una nuova tranche di azioni sul mercato azionario, previsto per ottobre 2024, l'azienda è intenzionata ad abbandonare progressivamente alcuni servizi storici come la gestione di lettere, raccomandate e bollettini.

Questo spostamento strategico nasce dall'esigenza di Poste di concentrarsi su settori più redditizi, come la logistica e i servizi finanziari, riducendo il suo impegno nel servizio universale legato alle comunicazioni postali tradizionali. Vediamo cosa sta succedendo:

  • Verso l'addio a lettere, raccomandate e bollettini per Poste Italiane
  • Una nuova Poste: più finanza, meno lettere

Verso l'addio a lettere, raccomandate e bollettini per Poste Italiane

Uno dei motivi alla base della riduzione dell’impegno di Poste nei servizi tradizionali come lettere, raccomandate e bollettini è la scarsa redditività di queste attività. Il servizio universale, che richiede a Poste di garantire l’invio di lettere e pacchi in tutto il territorio nazionale, anche nelle aree meno accessibili, si è rivelato sempre meno sostenibile dal punto di vista economico.

Il ceo Matteo Del Fante ha sottolineato che gestire il servizio universale "non conviene più" all’azienda, soprattutto a causa della crescente digitalizzazione e della diminuzione del traffico postale tradizionale.

Se Poste decidesse di non rinnovare la concessione del servizio universale, che scade nel 2026, potrebbe comportare il graduale abbandono di attività come la distribuzione di lettere, raccomandate e bollettini postali, servizi che per decenni hanno caratterizzato l’azienda.

Al posto di queste attività, Poste Italiane si concentrerebbe sempre più su settori a crescita rapida, come la logistica dei pacchi, spinta dal boom dell’e-commerce, e i servizi finanziari e assicurativi, che stanno registrando margini di profitto sempre maggiori.

Una nuova Poste: più finanza, meno lettere

Poste Italiane ha già iniziato una trasformazione strategica per diventare meno dipendente dai servizi postali e più orientata ai servizi finanziari. Oltre alla distribuzione di pacchi e alle operazioni di logistica, il gruppo ha ampliato il proprio impegno nella gestione del risparmio, assicurazioni e prodotti di investimento. Ad esempio, la rete di uffici postali non è più semplicemente un luogo per inviare lettere, ma anche un punto di consulenza per prodotti finanziari e bancari.

L'abbandono del servizio postale tradizionale potrebbe avere conseguenze per i cittadini, soprattutto per quelli che risiedono in zone rurali o meno accessibili, dove le Poste sono spesso l’unico collegamento per ricevere documenti cartacei o bollettini postali.

Sebbene molti servizi postali siano stati sostituiti dalla digitalizzazione, una parte della popolazione fa ancora affidamento sui metodi tradizionali. I sindacati e le associazioni dei consumatori hanno già espresso preoccupazioni in merito a una potenziale riduzione della qualità del servizio, paventando il rischio di disservizi o costi maggiori per gli utenti.

In questo contesto, la privatizzazione di Poste Italiane è parte di un più ampio programma di cessione di asset pubblici messo in atto dal governo italiano. L’obiettivo è ridurre il peso dello Stato in settori che non sono più strategici. A ottobre 2024, lo Stato cederà una quota fino al 15% delle azioni di Poste, con l’intento di raccogliere circa 2,5 miliardi di euro.

Questa operazione segue altre fasi di privatizzazione che hanno già portato una parte dell'azienda sul mercato, sebbene lo Stato manterrà il controllo maggioritario, con una quota superiore al 51% delle azioni, detenuta attraverso il Ministero dell'Economia e la Cassa Depositi e Prestiti.