Negli ultimi anni, quadri e lavoratori hanno subito una erosione del potere d'acquisto a causa di inflazione, politiche fiscali e disparità. Dati, trend europei, cause e possibili soluzioni per il futuro.
L'incremento del costo della vita, specialmente tra il 2020 e il 2023, ha inciso sulla capacità di spesa di tutte le categorie professionali, con effetti marcati per le fasce dei quadri e per i percettori di stipendi fissi. Questa erosione della ricchezza non è stata pienamente compensata dagli aumenti salariali e dalle più recenti riforme fiscali, accentuando un senso di insicurezza economica diffuso.
I più recenti studi sottolineano come, nonostante gli interventi di politica economica, le retribuzioni abbiano subito in termini reali una riduzione, superando in diversi casi il 7% rispetto al periodo pre-pandemico. Tale tendenza è evidenziata dai dati OCSE e ISTAT, che certificano una difficoltà crescente nel recuperare il potere di acquisto perduto. La questione sta assumendo dimensioni sistemiche, coinvolgendo anche settori un tempo considerati immuni alle crisi salariali, con evidenti ricadute sulla coesione sociale e sulle prospettive di crescita del Paese.
Se da un lato le buste paga sono cresciute in termini nominali, dall'altro il potere di acquisto si è ristretto per effetto di una dinamica inflazionistica particolarmente intensa nei bienni 2021-2022 e 2022-2023. Il periodo vede un'inflazione cumulata superiore al 19%, secondo gli indici ISTAT, mentre l'incremento medio delle retribuzioni si è attestato sul 3,5% annuo nel 2024, con una previsione di ulteriore crescita nominale analoga nel 2025. Tuttavia, l'aumento reale - cioè depurato dall'incremento dei prezzi - rimane al di sotto del fabbisogno delle famiglie: solo il 2,4% nel 2024, in calo all'1,9% previsto per il 2025:
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Anno |
Incremento Stipendi (%) |
Inflazione (%) |
Crescita reale (%) |
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2021 |
3,1 |
5,9 |
-2,8 |
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2022 |
5,4 |
8,1 |
-2,7 |
|
2023 |
3,3 |
5,6 |
-2,3 |
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2024 |
3,5 |
1,1 |
2,4 |
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2025 (previsione) |
3,5 |
1,6 |
1,9 |
I dati sulle retribuzioni dei quadri mettono in evidenza una perdita di potere di acquisto tra le più significative nel sistema economico nazionale. Benché tra il 2021 e il 2024 i quadri abbiano registrato una crescita salariale del 12%, tale aumento non è stato sufficiente a sostenere il livello di benessere pre-pandemico. Analisi di settore riportano come gli incrementi salariali siano stati più marcati in ambiti come pharma, healthcare e consumer goods, dove la crescita della componente variabile (bonus, incentivi) è arrivata fino a +5,9% nell'ultimo anno. Tuttavia, comparti come l'automotive hanno segnato incrementi fermi al 3,9%, risentendo di crisi di mercato endogene.
| Categoria |
Aumento 2021-2024 (%) |
Gender Pay Gap (%) |
|
Dirigenti |
16 |
9,6 |
|
Quadri |
12 |
11 |
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Impiegati |
8 |
12,1 |
|
Neolaureati |
5 |
n/d |
Da evidenziare anche l'impatto dei rinnovi contrattuali, che per alcuni comparti sono risultati più tempestivi, consentendo di limitare le perdite. Tuttavia, la percentuale di quadri coinvolti in contratti ancora da aggiornare resta elevata, contribuendo ad un quadro di stagnazione complessiva.
La riduzione della capacità di spesa delle fasce intermedie e medio-alte è imputabile a una serie di concause. L'inflazione è stata il principale fattore, con picchi che nel 2022 e 2023 hanno superato la crescita delle retribuzioni. Influiscono anche il cuneo fiscale, tra i più elevati d'Europa, e l'aumento dei contributi previdenziali nel tempo:
Lo scenario europeo dimostra forti differenze tra Paesi, sia in termini di recupero salariale reale che di competitività dei salari rispetto all'inflazione. Nel 2024 l'Italia si è posizionata al di sotto della media UE sia per quanto riguarda la crescita delle retribuzioni che il recupero post-pandemico:
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Paese |
Crescita mediana retribuzioni (%) |
Inflazione (%) |
Crescita reale (%) |
|
Italia |
3,5 |
1,1 |
2,4 |
|
Belgio |
3,5 |
3,5 |
0 |
|
Paesi Bassi |
6,0 |
2,7 |
3,3 |
|
Germania (2025 prev.) |
2,9 |
n/d |
2,9 |
|
Spagna (2025 prev.) |
1,4 |
n/d |
1,4 |
Paesi con un tessuto industriale più dinamico, una pubblica amministrazione più efficiente e politiche di supporto al reddito hanno saputo recuperare quasi del tutto i gap inflattivi. In Italia, invece, la rigidità dei rinnovi e una produttività stagnante accentuano il divario:
L'analisi delle disuguaglianze retributive rivela un quadro in cui i gap di genere, territoriali e generazionali permangono o si accentuano. Il gender pay gap tra quadri si attesta all'11%, con punte massime nel settore finanziario e dell'automotive, dove supera il 20%. A livello territoriale, le differenze di stipendio medio tra Nord e Sud sfiorano i 3.700 euro annui, penalizzando soprattutto i giovani e le donne residenti nel Mezzogiorno: