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Quando spetta il risarcimento per danni oltre all'annullamento multa autovelox? Condizioni e come fare richiesta

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Condizioni risarcimento autovelox

Quando l'annullamento di una multa autovelox non basta: condizioni per chiedere il risarcimento danni, quadro giuridico, responsabilità dei Comuni, sentenze, conseguenze e procedure per tutela.

Negli ultimi anni, l'uso di apparecchi per la rilevazione elettronica della velocità installati sulle strade italiane è stato oggetto di vaste controversie. L'attenzione si è focalizzata in particolare sugli autovelox non omologati, dispositivi che, secondo quanto stabilito dal Codice della Strada (art. 142, comma 6), possono portare alla nullità delle sanzioni amministrative se privi della prescritta certificazione tecnica.

Diverse sentenze, culminate nelle pronunce della Cassazione, confermano che l'omologazione è condizione essenziale perché la rilevazione della velocità sia fonte di prova valida e legittima. Da queste decisioni emergono profili di responsabilità a carico delle amministrazioni che insistano nell'utilizzo e nella difesa in giudizio di strumenti privi di tale requisito, aprendo nuovi scenari sia per i cittadini che per gli enti coinvolti.

Quando l'annullamento della multa non basta: presupposti per il risarcimento dei danni

L'annullamento dei verbali emessi con autovelox non omologati non rappresenta necessariamente la conclusione della vicenda per i cittadini. In numerosi casi, l'attenzione si sposta dal semplice annullamento della sanzione alla richiesta di un risarcimento danni. Questo avviene quando il comportamento dell'ente risulta particolarmente lesivo o caratterizzato da mala fede o colpa grave, come nei casi di insistenza nel difendere sanzioni già dichiarate nulle dai giudici:

  • Il danno può consistere sia nelle spese sostenute per la difesa legale, sia nel disagio psichico e materiale arrecato al cittadino coinvolto in una vertenza giudiziaria inutile.
  • In alcuni casi, alla controparte può inoltre essere riconosciuta una somma ulteriore se il giudice ravvisa nella condotta dell'ente gli estremi della cosiddetta lite temeraria.
Un esempio è fornito dalla recente decisione del Tribunale di Imperia, dove un Comune persistendo in un appello contro un provvedimento ormai pacifico è stato richiamato dal giudice ad abbandonare la causa per non incorrere in ulteriore condanna.

Tipologia di Danno Risarcibile

Descrizione

Spese di giudizio

Costi sostenuti dal ricorrente per difesa e procedure amministrative

Prejudice morale e materiale

Disagio derivante dal protrarsi della controversia

Risarcimento ex art. 96 c.p.c.

Somma aggiuntiva a titolo sanzionatorio in caso di lite temeraria

I presupposti per ottenere questi risarcimenti si rinvengono nella dimostrata conoscenza da parte dell'amministrazione comunale dell'illegittimità della propria posizione, e nella sua ostinazione nel proseguire l'azione giudiziaria nonostante l'orientamento consolidato della giurisprudenza.

Lite temeraria e responsabilità dei Comuni: cosa prevede l'Art. 96 c.p.c.

L'Art. 96 del Codice di procedura civile disciplina la cosiddetta lite temeraria, ovvero l'azione o la resistenza in giudizio caratterizzata da mala fede o colpa grave. Se un Comune insiste a difendere multe derivate da autovelox non omologati, davanti a sentenze di Cassazione ormai ripetutamente favorevoli agli automobilisti, può esporsi a questa tipologia di responsabilità:

  • Il giudice, una volta accertato il comportamento inadeguato dell'ente, può condannare quest'ultimo:
  • a risarcire i danni subiti dal cittadino;
  • al pagamento di una somma aggiuntiva (da 500 a 5.000 euro) alla Cassa delle ammende;
  • alla rifusione delle spese di causa e altri oneri accessori.
Questa disciplina ha lo scopo di scoraggiare condotte giudiziarie ingiustificate, punendo particolarmente chi resiste in giudizio senza un valido motivo giuridico, come ormai accade spesso nella difesa delle sanzioni elevate tramite dispositivi non conformi.

Inoltre, la Corte dei Conti può rivalersi sui dirigenti responsabili dell'ente locale, chiamando questi ultimi al risarcimento del danno erariale creato dal contenzioso infruttuoso.

La differenza tra approvazione e omologazione: rilievi della Cassazione

Tante amministrazioni locali hanno difeso, negli anni, la legittimità dei verbali elevati tramite autovelox sostenendo la presunta equivalenza tra l'approvazione ministeriale e la vera e propria omologazione. Tuttavia, la Suprema Corte di Cassazione, con diverse sentenze, ha ribadito che si tratta di due concetti giuridici e tecnici differenti:

Procedura

Caratteristiche

Approvazione

Valutazione amministrativa, preliminare; non prevede verifica tecnica approfondita

Omologazione

Certificazione tecnica approfondita, essenziale per correttezza dell'accertamento

Riferendosi all'art. 142 C.d.S., la Cassazione e la giurisprudenza di merito hanno confermato che solo dispositivi debitamente omologati possono essere utilizzati per elevate sanzioni. La semplice presenza di un decreto di approvazione non basta a rendere valida la rilevazione della velocità. Nelle sentenze più recenti si sottolinea, inoltre, che eventuali circolari ministeriali non possono derogare al Codice, in quanto fonte primaria del diritto.

Le principali sentenze e i casi emblematici: il Tribunale di Imperia e oltre

Vari tribunali, tra cui quello di Imperia, hanno emesso verdetti di rilievo contro i Comuni che hanno utilizzato autovelox non conformi alla normativa. In particolare, a Imperia, il giudice ha invitato l'amministrazione comunale a non insistere in appello dopo una sentenza sfavorevole in primo grado, ritenendo la resistenza giudiziaria non più sostenibile:

  • Sentenza della Corte di Cassazione n. 10365/2025: stabilisce la nullità delle multe elevate tramite apparecchi privi di omologazione, confermando altre precedenti pronunce (n. 10505/2024, n. 20913/2024, n. 36051/2025).
  • Caso di Ventimiglia: i Giudici di Pace e il Tribunale hanno ribadito l'annullamento sistematico delle sanzioni, con conseguenze economiche rilevanti per l'ente locale coinvolto.
  • Tribunali di Ivrea e Torino: anche in queste sedi, le sentenze hanno confermato l'orientamento di invalidare le sanzioni derivanti da autovelox non regolarmente testati e certificati, condannando spesso i Comuni al pagamento delle spese di lite.
Questi casi sono punti di riferimento per le controversie in corso su scala nazionale e incidono anche sulle aziende fornitrici degli strumenti, potenzialmente coinvolte in procedimenti per frode nelle pubbliche forniture.

Come fare richiesta di risarcimento: procedure, limiti e documentazione

L'impatto della nullità delle multe emesse tramite dispositivi non conformi si estende su più fronti. Le amministrazioni locali vedono mettere in discussione la loro affidabilità contabile, poiché devono spesso restituire quanto percepito indebitamente e sostenere i costi legati alla lite giudiziaria, comprese le spese legali di centinaia di ricorrenti:

  • Per i cittadini: maggiore tutela, possibilità di recupero delle somme versate e riconoscimento di eventuali danni subiti.
  • Per gli enti locali: perdita di entrate certe e rischio di dover affrontare numerose azioni di rivalsa, sia in sede civile che contabile.
  • Per i fornitori: responsabilità contrattuale e penale in caso di fornitura di dispositivi dichiarati omologati senza possedere i necessari requisiti tecnici.
L'indagine sulle responsabilità può coinvolgere anche le aziende private che hanno stipulato contratti con enti pubblici riguardanti strumenti non a norma, integrando ipotesi di frode nelle pubbliche forniture e falso per induzione.

Coloro che ritengono di aver subito un danno a causa di una multa illegittima possono intraprendere una serie di passi procedurali ben definiti. Il primo accesso avviene con la richiesta di annullamento della multa, cui può seguire la domanda di rimborso delle somme già pagate e, nei casi più gravi, l'azione per il risarcimento ulteriore del danno:

  • Verifica della documentazione: occorre richiedere all'ente la prova dell'omologazione dello strumento utilizzato per la rilevazione;
  • Avvio del ricorso presso il Giudice di Pace o Prefetto, allegando tutta la documentazione relativa alla contestazione e alle spese sostenute;
  • Esposizione dettagliata delle ragioni per cui si richiede non solo l'annullamento della multa, ma anche la condanna dell'ente al risarcimento dei danni, con riferimento a spese, tempi persi e altri pregiudizi patiti.
Il giudice valuterà caso per caso la sussistenza degli estremi per il riconoscimento di un risarcimento ulteriore ai sensi dell'art. 96 c.p.c. Restano alcuni limiti procedurali: la richiesta deve essere ben documentata e motivata, e non è sempre garantito che, in presenza dell'annullamento della multa, venga accolto anche il risarcimento. Le prove di mala fede o colpa grave dell'ente sono determinanti nella decisione finale.