I vescovi, responsabili della guida pastorale, amministrativa e spirituale delle diocesi, ricevono una retribuzione mensile che varia in base a diversi fattori.
Negli ultimi anni, l'avvio di un percorso di maggiore trasparenza, voluto da Papa Francesco, ha permesso di far emergere dati più chiari su quanto percepiscono vescovi e cardinali, quali siano i benefit associati alle loro cariche e come vengono finanziate queste spese. Vediamo meglio:
Oltre allo stipendio, ai vescovi vengono garantiti alcuni benefit materiali, come l'alloggio gratuito nel palazzo episcopale, spesso un immobile storico di proprietà della diocesi, e il rimborso delle spese per le utenze, incluse acqua, luce, gas e telefono. Questi privilegi logistici sono considerati strumenti operativi che permettono ai vescovi di dedicarsi alla gestione delle attività pastorali, amministrative e caritative della diocesi, che spaziano dalla gestione dei beni ecclesiastici all'organizzazione della vita liturgica e sociale delle comunità locali.
I cardinali, che sono i collaboratori più stretti del Pontefice e costituiscono il Collegio Cardinalizio incaricato di eleggere il Papa, percepivano fino al 2021 stipendi tra i 4.000 e i 5.500 euro mensili, a seconda dei ruoli ricoperti e delle responsabilità assunte all'interno della Curia Romana o nei diversi dicasteri vaticani. Con il decreto di marzo 2021, Papa Francesco ha imposto un taglio del 10% agli stipendi più alti, motivato dalla necessità di fronteggiare le difficoltà finanziarie del Vaticano, aggravate dalla crisi economica globale e dal calo delle offerte dei fedeli.
A seguito di questo intervento, lo stipendio medio di un cardinale si è stabilizzato intorno ai 5.000 euro mensili, con l'eliminazione di indennità accessorie considerate ormai fuori luogo rispetto alla missione di sobrietà che il Papa ha chiesto a tutta la Curia. Anche sul fronte dei benefit abitativi, il Pontefice ha imposto che gli appartamenti di proprietà vaticana siano assegnati a canoni di mercato.
Le risorse economiche per coprire stipendi e benefit dei vertici ecclesiastici derivano da tre canali di finanziamento, che sono le colonne della sostenibilità economica della Santa Sede.
In primo luogo, l'Obolo di San Pietro, la raccolta annuale di offerte che ogni 29 giugno viene promossa nelle parrocchie di tutto il mondo per sostenere le opere caritative del Papa. Anche se destinato a finalità caritative, questo fondo contribuisce a coprire i costi operativi della Curia.
Il secondo canale è l'8x1000, la quota che i contribuenti italiani possono destinare alla Chiesa cattolica attraverso la dichiarazione dei redditi. Queste risorse sono utilizzate per finanziare attività religiose, sociali, culturali e caritative, ma anche per coprire le spese di gestione delle diocesi e della struttura ecclesiastica nazionale.
Infine, la Chiesa dispone di un vasto patrimonio immobiliare e finanziario, amministrato attraverso l'Istituto per le Opere di Religione e altri enti economici vaticani, che investono in attività immobiliari, strumenti finanziari e partecipazioni in società.