In riferimento all'Eurirs per determinare il tasso dei mutui, si č osservata una tendenza al ribasso dopo i massimi di ottobre.
La decisione tra indebitarsi per l'acquisto di una casa oggi o attendere alcuni mesi, pagando l'immobile allo stesso prezzo ma con una rata più bassa, è un dilemma che molte famiglie si trovano costantemente ad affrontare. La risposta a questa domanda non è semplice e richiede un'analisi attenta, soprattutto considerando il contesto economico internazionale. Si ipotizza una probabile, ma non certa, diminuzione del costo del denaro a partire dal secondo semestre del 2024, con un accentuarsi nel 2025.
In riferimento all'Eurirs, l'indice utilizzato per determinare il tasso dei mutui, si è osservata una tendenza al ribasso dopo i massimi registrati a ottobre. Ma l'indice è estremamente volatile e formulare previsioni è rischioso. In condizioni normali, l'Eurirs tende ad essere superiore all'Euribor a breve termine, poiché i tassi a lungo termine sono generalmente più alti di quelli a breve. Di conseguenza, si potrebbe ipotizzare che l'Eurirs, attualmente al 2,7% per un parametro a 20 anni, possa registrare una lieve diminuzione, ma non eccessiva.
Occorre allora considerare che ogni situazione relativa a mutui a tasso variabile deve essere valutata singolarmente. Il mutuatario che si trova di fronte a un aumento delle rate ha diverse opzioni a disposizione.
La rinegoziazione del mutuo implica la negoziazione con la banca per modificare le condizioni iniziali del mutuo. Le richieste possono riguardare la durata del mutuo, lo spread applicato o il tipo di tasso. Ma non c'è garanzia che la banca accetti le modifiche richieste.
La surroga del mutuo coinvolge il trasferimento del finanziamento da una banca all'altra che offre condizioni più vantaggiose. Grazie alla portabilità del mutuo, è possibile rinegoziare tutte le condizioni del finanziamento. La surroga è spesso la scelta più conveniente per ottenere risparmi, soprattutto in caso di aumenti eccessivi dei tassi di interesse su mutui a tasso variabile.
I mutuatari con mutui a tasso misto hanno l'opzione di passare al tasso fisso quando le condizioni di mercato rendono il tasso variabile troppo costoso. Questo passaggio è soggetto alle condizioni stabilite nel contratto di mutuo, comprese le scadenze. Il passaggio al tasso fisso non garantisce automaticamente un risparmio, poiché il tasso applicato sarà aggiornato e potrebbe essere più elevato rispetto a quello iniziale del contratto di mutuo.
Il Corriere della Sera ha condotto una simulazione per valutare l'andamento di un finanziamento indicizzato fino alla fine del 2025, considerando la prevista diminuzione dell'Euribor, e confrontandolo con un mutuo a tasso fisso stipulato attualmente. I calcoli sono stati eseguiti sul tasso effettivo per finanziamenti non promozionati, basati su un finanziamento di 140.000 euro per un immobile dal valore di 200.000 euro, mantenendo prudenzialmente tassi leggermente superiori rispetto alle condizioni medie.
Partendo da un mutuo a 20 anni, il confronto è stato fatto con un tasso fisso che implica una rata mensile di 812 euro. Il tasso variabile parte da 916 euro al mese, ma se l'Euribor scendesse di oltre 100 centesimi entro la fine dell'anno, la rata mensile potrebbe diminuire a 803 euro. Con una riduzione totale del costo dell'Euribor di 150 centesimi entro la fine del 2025, la rata potrebbe ridursi a 752 euro, mentre con una diminuzione di 200 centesimi si potrebbe scendere a 697 euro.
Per un mutuo a 30 anni alle condizioni ipotizzate, il tasso fisso ha una rata di 644 euro, mentre il tasso variabile parte da 760 euro. Se l'Euribor scendesse di 100 centesimi entro la fine dell'anno, la rata del mutuo indicizzato sarebbe paragonabile a quella del tasso fisso, posizionandosi a 645 euro. Con una diminuzione di 200 centesimi entro la fine del 2025, la rata del mutuo variabile sarebbe addirittura di 534 euro, con un vantaggio di 110 euro rispetto al tasso fisso.