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Quanto sono importanti gli immigrati per l'economia italiana, pensioni e welfare? I dati della Fondazione Leone Moressa

di Marianna Quatraro pubblicato il
immigrati relazione 2023-2024

Gli immigrati e i lavoratori stranieri sono sempre più importanti per l'economia italiana oltre che per la demografia. Tutti i dati secondo l'ultimo rapporto XVI della Fondazione Leone Moressa

Il ruolo degli immigrati nel contesto economico italiano diventa un tema sempre più rilevante, come dimostra gli ultimi dati del XIV Rapporto annuale sull’economia dell’immigrazione, realizzato dalla Fondazione Leone Moressa e anticipato oggi dal Sole24Ore

I lavoratori stranieri non solo supportano l'equilibrio demografico, ma contribuisco anche in misura significativa al benessere economico attraverso il cosiddetto 'Pil dell'immigrazione'.
I loro versamenti fiscali e previdenziali giocano un ruolo cruciale nel sostenere il sistema pensionistico e il welfare statale.

E così, nonostante alcune percezioni pubbliche, il saldo economico generato è positivo, con benefici che superano i costi legati ai servizi pubblici erogati.

Il contributo economico degli immigrati in Italia

Gli immigrati in Italia rivestono un ruolo determinante nel sostegno dell'economia nazionale, contribuendo in modo considerevole al prodotto interno lordo. Attraverso i loro versamenti fiscali e contributi previdenziali, essi non solo supportano le finanze pubbliche, ma aiutano anche a mantenere stabili i sistemi pensionistici e di welfare. 

Il 'Pil dell'immigrazione'

Il termine 'Pil dell'immigrazione' viene utilizzato per descrivere il significativo contributo economico degli immigrati al prodotto interno lordo nazionale. In Italia, questo fenomeno rappresenta l'8,8% del Pil, un dato che sottolinea l'importanza degli apporti finanziari di questa comunità nel contesto economico.

Nel 2023, il valore generato dagli immigrati ha raggiunto i 164 miliardi di euro, superando i livelli pre-pandemia del 2019 che si attestavano a 148 miliardi. Questo incremento evidenzia come il ruolo degli immigrati nell'economia sia in continua espansione, influenzato anche dalla loro presenza prevalente nei settori strategici dell'economia.

Particolarmente rilevante è la loro partecipazione nei servizi, che costituiscono una parte significativa del valore aggiunto prodotto, insieme ai settori dell'agricoltura e dell'edilizia, dove l'apporto degli immigrati è ancora più marcato. Questi settori, cruciali per la ripresa e la crescita economica, vedono gli immigrati come forza lavoro chiave che assicura continuità e sviluppo.


Oltre al contributo diretto attraverso la produzione di beni e servizi, gli immigrati partecipano indirettamente all'economia attraverso i versamenti fiscali, quali l'Irpef, e i contributi previdenziali. Nonostante i lavoratori stranieri rappresentino solo il 10% della forza lavoro complessiva, il valore economico della loro partecipazione è molto più significativo, implicando un impatto maggiore rispetto alle loro dimensioni numeriche.

La presenza dei lavoratori stranieri nel mercato del lavoro italiano

I lavoratori stranieri in Italia costituiscono circa il 10% dell'intera forza lavoro del paese, una percentuale che rimane stabile negli ultimi anni. Tuttavia, potrebbero essere sottostimati a causa delle naturalizzazioni che fanno uscire tali individui dai conteggi come stranieri. Infatti, tra il 2019 e il 2023, quasi 800.000 immigrati hanno ottenuto la cittadinanza italiana, riducendo apparentemente il numero di lavoratori stranieri nelle statistiche ufficiali.

Questa quota di popolazione lavorativa, seppur inferiore rispetto ad altri paesi europei come la Germania, dove i lavoratori stranieri rappresentano il 14,7%, svolge un ruolo essenziale nel colmare varie esigenze nel mercato del lavoro italiano. Spesso impegnati in settori che richiedono manodopera intensiva, gli stranieri compensano i vuoti lasciati dalla popolazione locale, contribuendo non solo alla produzione ma anche alla sostenibilità dei sistemi fiscali e previdenziali.

Distribuzione nei settori economici

I lavoratori stranieri in Italia sono distribuiti in modo disomogeneo tra i diversi settori economici, generalmente concentrati in aree che richiedono un'intensa forza lavoro. Settori tradizionalmente associati alla manodopera straniera includono l'agricoltura, dove gli stranieri costituiscono una parte significativa del personale, permettendo la continuità di una produzione spesso minacciata dalla riduzione della manodopera locale.

Nell'edilizia, i lavoratori stranieri svolgono un ruolo centrale, rappresentando una quota consistente all'interno del comparto.

Allo stesso modo, la loro presenza nel settore dei servizi, specialmente nei servizi alla persona, è particolarmente pronunciata; qui, essi coprono posizioni essenziali nelle cure domestiche e nell'assistenza agli anziani, settori critici in una società italiana che invecchia progressivamente.

Anche i settori degli alberghi e della ristorazione vedono una consistente partecipazione di lavoratori stranieri, dove rappresentano il 17% del totale. Questi comparti beneficiano della loro flessibilità e disponibilità ad assumere ruoli spesso meno appetibili per gli italiani

Qualifica professionale dei lavoratori stranieri

Gli immigrati in Italia tendono a concentrarsi in ruoli con bassa qualifica professionale. Circa il 30% degli immigrati è impiegato in lavori di bassa qualifica, mentre solo l’8,7% riesce a occupare posizioni qualificate o tecniche. Questa limitazione è spesso dovuta a difficoltà nel riconoscimento delle qualifiche professionali ottenute all’estero e alla barriera linguistica che può ostacolare l'accesso a posizioni che richiedono competenze specifiche.

In ambiti come l’agricoltura e i servizi alla persona, molti lavoratori stranieri ricoprono ruoli meramente operativi. Tuttavia, la presenza di lavoratori stranieri è saliente anche in professioni come quelle artigianali, dove costituiscono il 14,7% del totale. La loro partecipazione in questi settori evidenzia come esista una segmentazione nel mercato del lavoro che rispecchia la separazione fra lavori qualificati e non

L'impatto demografico degli immigrati

Gli immigrati influenzano significativamente la composizione demografica in Italia, bilanciando l'invecchiamento della popolazione locale con un'età media inferiore. Essi costituiscono un importante bacino di forza lavoro giovane, con un'età media di circa 35 anni rispetto ai 46 degli italiani.

Questo divario generazionale rivela come gli immigrati contribuiscano a stabilizzare la popolazione in età lavorativa, attenuando così gli effetti del calo demografico nazionale.

Tali dinamiche sono fondamentali per mantenere la sostenibilità dei sistemi previdenziali e di welfare, soprattutto in un contesto di crescente bisogno di manodopera giovane e dinamica.

Proiezioni future e fabbisogno di manodopera

In Italia, le proiezioni demografiche a lungo termine indicano una contrazione significativa della popolazione in età lavorativa, prevista intorno al 21% entro il 2070. Questo fenomeno prefigura un aumento del fabbisogno di manodopera estera.

Le stime attuali suggeriscono che nei prossimi anni, le imprese italiane dovranno fare affidamento su una maggiore percentuale di lavoratori stranieri per soddisfare le richieste del mercato del lavoro.

Secondo le previsioni di Unioncamere e del Ministero del Lavoro, nel quinquennio 2024-2028, sarà necessario attrarre circa 640.000 lavoratori immigrati per coprire un fabbisogno complessivo di tre milioni di nuovi lavoratori. Tale cifra equivarrebbe a più del 21% del fabbisogno totale, sottolineando l'importanza strategica degli immigrati per il mantenimento e la crescita del mercato del lavoro italiano.

Nei prossimi decenni, i lavoratori stranieri sempre più cruciali in settori vitali come l'agricoltura, la moda, la logistica e il settore dei servizi. Questi settori rappresentano una parte significativa dell'economia nazionale con un alto fabbisogno di manodopera dedicata. Nella filiera moda, ad esempio, si prevede che la richiesta di personale straniero possa arrivare fino al 45,7%, mentre nell'agricoltura il dato potrebbe superare il 35%.

Il saldo tra entrate e uscite per lo Stato è nettamente favorevole per l'Italia

La valutazione del saldo tra entrate e uscite per lo Stato italiano in relazione alla presenza degli immigrati dimostra un impatto economico positivo.

L'analisi del bilancio pubblico rivela che le entrate fiscali, derivanti dalle tasse e dai contributi previdenziali versati dai lavoratori stranieri, superano i costi sostenuti per i servizi di welfare e altri benefici a loro destinati. I lavoratori stranieri, attraverso il loro contributo all'Irpef e ai contributi sociali, garantiscono entrate correnti stimate in miliardi di euro, cifra che compensa ampiamente le spese pubbliche legate ai servizi sanitari, educativi e sociali.


Inoltre, il saldo delle entrate include anche le imposte indirette, come l'Iva, associate ai consumi degli immigrati. Questi flussi fiscali apportano risorse indispensabili per sostenere il bilancio statale, alleviando parte del carico fiscale che altrimenti graverebbe sugli italiani. I contributi sociali, che ammontano a quasi 25 miliardi, supportano in modo significativo il sistema previdenziale nazionale, in un contesto demografico altrimenti sfavorevole per le finanze pubbliche.

Nonostante permangano delle disparità nel reddito medio tra lavoratori italiani e stranieri, il saldo economico netto associato all'immigrazione rimane positivo.

Questi risultati contrastano con alcune narrative pubbliche che rappresentano l'immigrazione come un onere per lo Stato. Al contrario, i dati evidenziano come gli immigrati, attraverso la loro attività lavorativa e contributiva, risultino essenziali per l'equilibrio finanziario del paese.