La retribuzione annua lorda degli operai risultata essere quella con la performance migliore in termini relativi. Tutti i dettagli.
Quanto guadagnano gli italiani nel 2023? I salari dei lavoratori italiani nel settore privato hanno registrato un aumento dell'1,8%, mantenendosi ancora (quasi) quattro punti al di sotto della dinamica dei prezzi. Questo dato emerge dal Salary Outlook dell'Osservatorio JobPricing, che fornisce una rappresentazione dell'universo dei dipendenti del settore privato.
La retribuzione annua lorda media è salita a 30.838 euro, rispetto ai 30.284 euro dell'anno precedente. La retribuzione globale annua, che include anche la parte variabile, è migliorata leggermente, registrando un aumento del 2% e raggiungendo quota 31.442 euro.
Questo risultato può essere attribuito alla concentrazione degli investimenti aziendali sulle categorie più deboli della forza lavoro, che hanno beneficiato maggiormente del rinnovo dei minimi contrattuali. La crescente domanda di lavoro da parte delle imprese e la scarsa offerta, specialmente per i profili meno professionalizzati, hanno contribuito ad aumentare i salari in questa categoria.
Anche nel Mezzogiorno si osserva una tendenza positiva, seppur con qualche sfumatura. Le retribuzioni al Sud risultano inferiori di oltre 4.200 euro rispetto al Nord in termini di retribuzione globale annua (Rga), ma si evidenzia un trend di crescita più sostenuto sia nell'ultimo anno (+2,2% contro +1,9%) che nel periodo dal 2015 (+9,4% contro +5,8%). Le regioni che pagano le retribuzioni più elevate sono Lombardia (34.033 euro di Rga), Trentino-Alto Adige (32.560 euro) e Liguria (32.317 euro), ma Puglia e Campania mostrano una crescita più dinamica.
Le retribuzioni italiane sono rimaste al palo rispetto ad altri Paesi come Francia e Germania, con una crescita modesta se confrontata con la dinamica dei prezzi. La distribuzione salariale tra i lavoratori a tempo pieno risulta meno diseguale rispetto ad altri Paesi, tuttavia la maggioranza degli impiegati guadagna meno di 31.000 euro all'anno.
In risposta alle sfide economiche, soprattutto nel periodo post-Covid, molte aziende hanno implementato piani di assegnazione di benefit e welfare aziendale per supportare le famiglie dei dipendenti. La diffusione di questi benefici rimane limitata, coinvolgendo solo il 24% degli operai e raggiungendo l'80% dei dirigenti. Il welfare aziendale coinvolge circa un terzo dei lavoratori, con un valore medio di 769 euro, in leggero calo rispetto al 2022, probabilmente a causa del cambiamento normativo e degli effetti dell'uscita dall'emergenza pandemica.
Quali sono i settori con le migliori prospettive retributive? Le banche e i servizi finanziari si distinguono per retribuzioni elevate, ma in generale il mercato premia i settori con competenze specializzate rispetto a quelli caratterizzati da professionalità generiche. Questa tendenza è in parte dovuta alla minore presenza di lavoratori operai nelle banche, nel settore farmaceutico, ingegneristico e assicurativo.
Negli ultimi anni, la carenza di manodopera registrata nel periodo post-lockdown e l'interrogativo generale sul valore del lavoro hanno portato a un aumento delle retribuzioni nei settori più umili, esclusi moda e lusso (+4,7%) e settore navale (+4,6%). I settori con maggiori incrementi salariali nell'ultimo anno includono i servizi alla persona e l'intrattenimento (+3,6%), la grande distribuzione (+2,8%), e il tessile (+2,6%).
Un segnale incoraggiante è la crescita degli assegni destinati agli under 35, che sono aumentati di oltre il 4% nel 2023 e hanno mostrato un tasso di crescita migliore anche nel periodo dal 2015. Questi giovani lavoratori spesso possiedono competenze specializzate, come quelle digitali, che sono più difficili da trovare nelle fasce di popolazione più anziane all'interno delle aziende.
La progressione retributiva nelle piccole e medie imprese supera quella delle grandi imprese, il che può sembrare controintuitivo. Questo fenomeno si spiega probabilmente con le difficoltà che le imprese affrontano nel trovare e trattenere dipendenti chiave. Le pmi, non potendo offrire vantaggi come lo smart working e la flessibilità, tendono ad incrementare l'offerta retributiva come leva principale per attirare e trattenere talenti.