A conoscenza di un licenziamento per giusta causa nel 2024 ci sono il datore di lavoro, l'impiegato stesso e le autorità statali.
Numerosi lavoratori possono essere preoccupati riguardo alla persistenza di annotazioni relative a un licenziamento per giusta causa nel loro curriculum vita 2024. Questa apprensione è in parte giustificata, in quanto nessuno vorrebbe la divulgazione di dettagli concernenti la cessazione di un precedente impiego.
La causa del licenziamento, indipendentemente dal fatto che sia attribuito a giusta causa, a motivo oggettivo o a motivo soggettivo, si classifica come dato personale. Di conseguenza, è protetto dalle disposizioni attuali in materia di protezione dei dati personali. Diventa quindi interessante andare alla ricerca dei dettagli operativi:
Le distorsioni della verità sono soggette a sanzioni secondo il codice penale, esponendo il lavoratore a rischi legali. Nonostante ciò, non incombe sull'impiegato l'obbligo di dettagliare nel curriculum le ragioni del termine di un precedente impiego. Può limitarsi a indicare la data di conclusione.
Non è richiesto di specificare se il termine del rapporto è dovuto a dimissioni o licenziamento, né le cause specifiche di quest'ultimo. Salvo disposizioni contrarie dal contratto collettivo nazionale, il datore di lavoro non può richiedere il casellario giudiziario per verificare eventuali licenziamenti dovuti a reati, a meno che non si tratti di professioni che richiedono una fedina penale immacolata, come quelle a contatto con minori.
Per quanto concerne la pubblica amministrazione, non esiste un archivio che registri i motivi di un licenziamento, i quali non sono riportati nemmeno nei dossier professionali gestiti dai centri per l'impiego.
Le figure a conoscenza di un licenziamento per giusta causa nel 2024 sono il datore di lavoro, l'impiegato stesso e le autorità statali, come l'ufficio di collocamento o l'Inps.
Per determinare l'esistenza di informazioni riguardanti il licenziamento per giusta causa occorre comprendere il trattamento dei dati personali da parte delle parti interessate, considerando l'assenza di un registro pubblico che cataloghi i licenziamenti. In teoria il datore di lavoro non è autorizzata a divulgare a terzi le motivazioni del licenziamento. Qualora queste informazioni fossero rivelate, l'impiegato ha il diritto di intraprendere azioni legali per la tutela dei propri diritti e il recupero di eventuali danni.
È improbabile che l'impiegato divulghi di propria iniziativa il motivo del proprio licenziamento, a meno che non scelga deliberatamente di farlo. Riguardo alla preoccupazione che futuri datori di lavoro possano accedere a informazioni passate relative ai rapporti di lavoro, questi ultimi non hanno la facoltà di ottenere questi dati e quindi sono all'oscuro dei dettagli relativi a precedenti licenziamenti.
Benché l'ufficio di collocamento detenga un resoconto della carriera del lavoratore e delle motivazioni della cessazione del rapporto lavorativo, non è autorizzato a condividere queste informazioni con potenziali datori di lavoro.