Il rinnovo del CCNL dirigenti medici e sanitari 2022-2024 segna importanti cambiamenti: aumento degli stipendi, arretrati, nuove indennità e criticità sindacali
L’ultima tornata contrattuale per la dirigenza medica e sanitaria, riferita al triennio 2022-2024, rappresenta un passaggio significativo nel panorama della sanità pubblica italiana. Il nuovo accordo coinvolge oltre 137.000 professionisti, tra cui più di 120.000 medici e 17.000 dirigenti sanitari non medici, segnando un cambiamento sostanziale rispetto alle passate edizioni, sia per quanto riguarda le condizioni retributive sia sul fronte delle tutele e del riconoscimento professionale. Le negoziazioni hanno visto un’intensa interlocuzione tra Aran, Regioni e sindacati, con ampie aspettative in merito al recupero del potere d’acquisto perso negli anni recenti a causa dell’inflazione.
Il percorso che ha portato alla firma ha richiesto un forte impegno delle parti sociali, consapevoli dell’importanza di assicurare una maggiore dignità, sicurezza e attrattività alla professione, anche in risposta alle criticità emerse durante la pandemia e alle mutate condizioni del lavoro medico. I punti cardine di questa intesa riguardano aumenti stipendiali, arretrati, indennità di specificità e nuove forme di tutele.
Il nuovo assetto contrattuale introduce una serie di modifiche che toccano molteplici aspetti della disciplina economico-normativa applicata ai dirigenti medici e sanitari:
L’applicazione delle nuove regole ha portato a risultati differenti a seconda dell’incarico:
| Tipo di incarico | Aumento mensile netto stimato |
| Incarico iniziale/Professionale/Alta specializzazione | 165–186 euro |
| Direttori U.O.C. Chirurgia | circa 305 euro |
| Direttori U.O.C. Medicina | circa 294 euro |
| Direttori U.O.C. Territorio | circa 284 euro |
Il computo effettivo degli aumenti deve però tener conto dell’indennità di vacanza contrattuale già erogata negli anni precedenti (2022–2023), che per il 2024 ammontava a circa 134 euro mensili e va sottratta per calcolare il reale incremento percepito.
Gli arretrati saranno dunque calcolati solo sull’ultimo anno di vigenza (2024), considerando che le somme già versate sotto forma di anticipi riducono l’importo effettivamente spettante come differenza retributiva.
Per i neoassunti e per chi riveste incarichi di responsabilità nei reparti a maggiore complessità, l’aumento potrà superare la media, raggiungendo in alcuni casi incrementi del 35% rispetto alla precedente quota fissa. Tuttavia, il valore degli aumenti risulta in generale modesto rispetto alla perdita di potere d’acquisto dovuta all’inflazione, stimata tra il 12 e il 14% nel periodo post-pandemico.
L’incremento riguarda anche la retribuzione di posizione legata all’incarico, con miglioramenti annui che vanno da alcune centinaia a diverse migliaia di euro a seconda della funzione svolta.
Un’importante innovazione è rappresentata dalla rideterminazione dell’indennità di specificità, componente separata dagli altri aumenti previsti:
Le nuove indennità possono tuttavia risentire di ritardi nell’attuazione, specialmente nel caso delle voci finanziate da fondi extracontrattuali, la cui erogazione dipende da specifiche disposizioni di legge e dalla disponibilità dei bilanci regionali.
Le trattative hanno registrato pareri contrastanti tra le principali organizzazioni:
Una questione chiave emersa è il recupero solo parziale del potere d’acquisto. Gli aumenti ottenuti per il 2024 non compensano integralmente quanto eroso dall’inflazione negli anni precedenti. Fattori come l’assorbimento dell’indennità di vacanza contrattuale rendono ancora più contenuto l’impatto reale in busta paga, con una perdita stimata del potere d’acquisto tra 12% e 14% che rimane in parte non colmata.
Le organizzazioni sindacali manifestano la necessità di un rapido avvio della contrattazione per il nuovo triennio 2025-2027, puntando a un allineamento tra dinamiche contrattuali e contesto economico. Importante rilevare come una parte significativa delle risorse sia già stata percepita negli anni precedenti come anticipo, e che lo spazio di manovra per incrementi effettivi resta limitato.
In prospettiva, si prevede che prossimi accordi possano introdurre correttivi maggiori, con richieste di una maggiore equità tra i diversi incarichi, valorizzazione di carriera per i giovani e una revisione dei meccanismi degli incarichi aggiuntivi. Oltre all’aspetto economico, i lavori puntano anche ad una maggiore tutela normativa, ponendo attenzione alla qualità della vita lavorativa, alle condizioni nei presidi territoriali e all’attrattività a lungo termine della professione sanitaria pubblica. Le strategie di valorizzazione previste dalle Regioni e dalle aziende potranno dunque incidere su sostenibilità e competitività del sistema.