Un viaggio nel risparmio degli italiani tra dati, differenze generazionali, motivazioni personali e nuove tendenze. Chi riesce a mettere da parte, quanto e per quali obiettivi, il profilo del risparmiatore oggi.
Il comportamento finanziario della popolazione italiana è da tempo oggetto di attenzione e studio, specialmente nell'ambito del risparmio. Secondo le rilevazioni più recenti del Centro Einaudi in collaborazione con Intesa Sanpaolo, la propensione al risparmio ha raggiunto livelli mai toccati negli ultimi vent'anni.
Quasi sei italiani su dieci hanno messo da parte una quota del proprio reddito, evidenziando una particolare cautela nell'affrontare le incertezze del contesto socioeconomico. Questa tendenza rappresenta non solo una risposta a fattori economici e sociali attuali, ma anche un indice di una crescente maturità finanziaria e di una cultura del risparmio orientata sia alla sicurezza sia alla progettualità familiare.
L'analisi dei dati dimostra un quadro articolato dei soggetti che riescono effettivamente a risparmiare. Il 58% degli italiani, una percentuale in costante aumento, si distingue per la capacità di accantonare risorse. Questo fenomeno evidenzia una relazione diretta tra livello di istruzione, genere e possibilità di risparmio. Gli uomini risparmiano con una frequenza superiore rispetto alle donne (61% contro 57%), mentre il titolo di studio avanzato rappresenta un fattore determinante: oltre il 90% dei laureati dichiara una completa indipendenza finanziaria, ben al di sopra della media nazionale dell'84,2%. I bullet point sono:
Le motivazioni che spingono a risparmiare sono molteplici e si evolvono parallelamente al mutare delle condizioni sociali e personali. Due grandi direttrici guidano l'accantonamento delle risorse: la prudenza e la pianificazione. Il 36% degli intervistati adotta un approccio precauzionale, destinando risorse a copertura di futuri imprevisti come malattie, perdita del lavoro o spese straordinarie. Emerge quindi:
L'allocazione delle risorse da parte delle famiglie riflette una tendenza consolidata verso investimenti a basso rischio. La proprietà immobiliare resta al primo posto nella gerarchia delle preferenze, rappresentando il 63% del patrimonio medio familiare. La casa non solo simboleggia sicurezza, ma anche un bene da trasmettere alle future generazioni e un'opzione di sostegno concreto per i figli. Ecco allora che:
Destinazione |
Percentuale |
Beni immobili |
80% |
Obbligazioni |
20% |
Azioni |
4,6% |
Previdenza complementare |
24,5% |
Assicurazioni sanitarie/LTC |
17,9% |
La centralità della pianificazione finanziaria, anche con la consulenza bancaria (oltre il 60% delle preferenze), sembra ormai acquisita; tuttavia, rimane spazio per una maggiore cultura della diversificazione e una migliore conoscenza degli strumenti disponibili.
La cosiddetta Silver Age si configura come una delle dinamiche più rilevanti per l'economia del risparmio italiano. Gli individui con più di 60 anni non solo continuano ad accantonare risorse in misura elevata, ma si rivelano veri protagonisti del welfare familiare. Quasi due terzi degli appartenenti a questa fascia anagrafica sostengono attivamente figli e nipoti, sia economicamente sia dedicando tempo ed energia. I dati parlano chiaro:
Negli ultimi anni sono emerse novità nella gestione delle risorse finanziarie da parte delle famiglie. L'evoluzione demografica, l'incertezza sullo Stato sociale e la volatilità dei mercati hanno innescato una maggiore consapevolezza nei confronti della previdenza integrativa e delle polizze assicurative.
Le recenti indagini evidenziano una maggiore diversificazione dell'allocazione degli investimenti, seppur ancora timida. Il peso degli immobili nel patrimonio è in lieve diminuzione, mentre cresce la quota destinata agli strumenti obbligazionari (dal 28% al 34% del portafoglio tra 2023 e 2024). Parallelamente, la consulenza bancaria viene identificata come risorsa chiave soprattutto nella fascia di età 45-64 anni, nella quale il 67% si affida all'istituto di credito per le decisioni d'investimento.
Le tendenze attuali suggeriscono uno spostamento graduale verso una maggiore pianificazione, sostenuta dall'emergere di strumenti gestiti professionalmente e da una maggiore educazione finanziaria.