Come saranno i nuovi impianti nucleari in Italia, dove verranno costruiti e quando partiranno i nuovi progetti secondo il piano nazionale
Il panorama energetico italiano si prepara a un grande cambiamento con il possibile reintegro dell'energia atomica nel mix energetico nazionale. Questa svolta si inserisce nel contesto degli obiettivi di decarbonizzazione stabiliti dall'Unione europea, che prevedono una drastica riduzione delle emissioni di CO2 entro il 2050.
Il governo italiano ha delineato, attraverso il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima, una strategia che contempla l'implementazione di impianti atomici di nuova generazione. A differenza delle centrali del passato, questi nuovi impianti si baseranno su tecnologie innovative come gli Small Modular Reactors (SMR) e i reattori avanzati (AMR), progettati per offrire maggiore sicurezza, flessibilità e sostenibilità economica.
L'Italia ha una storia complessa con l'energia da fissione. In seguito al referendum del 1987, indetto dopo il disastro di Chernobyl, il Paese abbandonò completamente questa fonte energetica, disattivando tutte le centrali esistenti sul territorio nazionale. Tuttavia, negli ultimi anni, diverse circostanze hanno riportato il tema al centro dell'agenda politica ed energetica:
L'elemento innovativo della strategia italiana risiede nell'adozione degli Small Modular Reactors (SMR), una tecnologia che rappresenta un'evoluzione rispetto ai reattori tradizionali. Gli SMR si caratterizzano per:
È importante precisare che nel 2025 non è prevista l'attivazione di alcun impianto, ma piuttosto l'avvio di un processo decisionale e normativo che stabilirà le regole per il futuro sviluppo del settore. La roadmap delineata dal governo prevede che, entro il 2050, vengano costruiti circa 20 impianti di tipo SMR e AMR sul territorio nazionale.
Questi nuovi reattori dovrebbero contribuire a coprire approssimativamente il 10% del fabbisogno energetico nazionale, andando gradualmente a sostituire le fonti energetiche più inquinanti, come il carbone, che attualmente rappresenta circa il 5% della produzione energetica italiana.
Un vantaggio strategico di questi impianti di nuova generazione è la possibilità di essere installati in aree industriali già esistenti, in particolare nei siti che attualmente ospitano centrali a carbone o a gas destinate alla dismissione tra il 2030 e il 2035. Questo approccio consentirebbe di riutilizzare infrastrutture esistenti, minimizzando l'impatto ambientale e territoriale.
Le prospettive economiche legate allo sviluppo del settore appaiono promettenti. Secondo uno studio congiunto condotto da Edison, Ansaldo Nucleare e Teha Group, l'implementazione degli impianti di nuova generazione potrebbe generare un impatto economico superiore a 50 miliardi di euro entro il 2050, equivalente a circa il 2,5% del PIL italiano previsto per il 2025.
Sul fronte occupazionale, le previsioni indicano la creazione di oltre 117.000 posti di lavoro ad alto valore aggiunto. Questi impieghi sarebbero distribuiti tra:
I sostenitori delle nuove tecnologie SMR e AMR evidenziano numerosi vantaggi rispetto ai reattori convenzionali di vecchia generazione. Tra i più rilevanti:
Gli Small Modular Reactors incorporano sistemi di sicurezza passiva che non richiedono interventi umani o alimentazione elettrica esterna in caso di emergenza. Questi reattori sono progettati per raggiungere automaticamente uno stato sicuro in caso di malfunzionamenti, riducendo drasticamente il rischio di incidenti gravi.
I reattori avanzati (AMR) utilizzano sistemi di raffreddamento innovativi che migliorano la gestione del calore e prevengono scenari di surriscaldamento. Alcuni modelli possono persino utilizzare come combustibile le scorie nucleari esistenti, contribuendo alla riduzione del problema dello smaltimento dei rifiuti radioattivi.
Un aspetto particolarmente interessante dei nuovi impianti è la loro polivalenza energetica. Oltre alla produzione di elettricità, questi reattori possono:
Inoltre, la possibilità di riutilizzare siti industriali esistenti riduce la necessità di consumo di nuovo suolo, minimizzando l'impatto paesaggistico e ambientale.
Nonostante le prospettive positive, il percorso verso la reintroduzione dell'energia atomica in Italia dovrà superare diverse sfide:
Sarà necessario sviluppare un nuovo framework regolatorio che stabilisca chiaramente i requisiti di sicurezza, le procedure autorizzative e le responsabilità dei vari attori coinvolti. Questo processo richiederà un dialogo costruttivo tra istituzioni, industria, comunità scientifica e società civile.
Il processo autorizzativo dovrà essere trasparente ma anche sufficientemente snello per evitare ritardi eccessivi nella realizzazione degli impianti, pur garantendo i massimi standard di sicurezza.
Il superamento delle preoccupazioni pubbliche rappresenta una delle sfide più complesse. Sarà essenziale un'informazione chiara, trasparente e scientificamente fondata sui rischi e benefici delle nuove tecnologie, evidenziando le differenze rispetto agli impianti di vecchia generazione.
Il coinvolgimento delle comunità locali nei processi decisionali relativi alla localizzazione degli impianti sarà un fattore determinante per garantire l'accettabilità sociale del programma.
L'Italia dovrà definire una strategia chiara e sostenibile per la gestione a lungo termine dei rifiuti radioattivi che verranno prodotti dai nuovi impianti. Questo include l'identificazione di siti idonei per lo stoccaggio definitivo e l'adozione delle migliori tecnologie disponibili per il trattamento e il condizionamento dei rifiuti.
La scelta dei siti per i nuovi impianti seguirà criteri rigorosi che terranno conto di molteplici fattori:
Le regioni del Nord e del Centro Italia, con la loro consolidata tradizione industriale e la presenza di importanti bacini di utenza energetica, potrebbero accogliere la maggior parte degli impianti previsti dal programma. Tuttavia, anche alcune aree del Sud potrebbero beneficiare dell'installazione di SMR, contribuendo a ridurre il divario infrastrutturale ed energetico con il resto del Paese.