Quali sono le norme in vigore sul licenziamento di lavoratori privati nei casi di maturazione dei requisiti per andare in pensione: i chiarimenti
Se ho raggiunto i requisiti per la pensione, l'azienda mi può licenziare? Le norme in vigore nel nostro Paese prevedono la possibilità di recesso del rapporto lavorativo da parte del datore di lavoro solo se sussiste una giustificazione.
Il licenziamento di un dipendente vale, infatti, per giustificato motivo o giusta causa. Molto discussa è la questione del licenziamento di chi raggiunge i requisiti per andare in pensione. Vediamo di seguito cosa prevedono le leggi in vigore.
I lavoratori privati possono, infatti, essere licenziati dal datore di lavoro, senza alcun obbligo di motivazione, se raggiungono i requisiti previsti per la pensione di vecchiaia, cioè 67 anni di età e almeno 20 anni di contributi.
Sulla questione è intervenuta anche la Corte di Cassazione che ha chiaramente affermato come l’azienda e il datore di lavoro del settore privato sono liberi di licenziare il lavoratore dipendente, senza obbligo di motivazione, per maturazione dei requisiti richiesti per la pensione di vecchiaia ordinaria.
Non si possono, invece, licenziare i dipendenti privati che raggiungono i requisiti per la pensione anticipata ordinaria, cioè 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne, in entrambe i casi indipendentemente dal requisito anagrafico.
E’ possibile proseguire, invece, il rapporto di lavoro oltre il limite di età per la pensione solo per garantire la maturazione dei requisiti contributivi minimi (20 anni di contributi) per l’accesso alla pensione di vecchiaia.
In ogni caso, non si può superare il settantesimo anno di età (attualmente 71 anni, in base agli adeguamenti alla speranza di vita).