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Si puņ essere obbligati a fare corsi di formazione che non riguardano le proprie mansioni?

di Marcello Tansini pubblicato il
Fare corsi obbligatori

Obblighi di formazione sul lavoro: il datore puņ imporre corsi non attinenti alle mansioni? Aspetti legali, limiti, tutele economiche, conseguenze del rifiuto e ruolo della giurisprudenza.

Nell'ambiente lavorativo italiano, la formazione obbligatoria rappresenta un pilastro nella tutela della sicurezza, nell'aggiornamento professionale e nell'adattamento alle esigenze organizzative delle aziende. Il tema solleva spesso interrogativi sulle modalità con cui quest'obbligo si applica, soprattutto in relazione all'organizzazione delle attività formative che possano non coincidere con l'orario di servizio e non essere strettamente riferite alle mansioni in essere.

Dal punto di vista normativo, il bilanciamento tra esigenze del datore di lavoro e diritti dei lavoratori è delicato e soggetto a regole precise. Comprendere le condizioni in cui la formazione può essere imposta, anche fuori dall'orario di lavoro, e come questa incida sul rapporto professionale è essenziale per una corretta gestione e tutela dei diritti individuali.

L'obbligo di partecipazione ai corsi di formazione: cosa prevede la legge

Le fonti normative principali in materia di obbligo formativo si rintracciano nel Decreto Legislativo 81/2008 (Testo Unico sulla Sicurezza) e nel Decreto Legislativo 104/2022 (Decreto Trasparenza). L'articolo 37 del D.Lgs. 81/08 stabilisce che la formazione su rischio, prevenzione e protezione deve avvenire durante l'orario di lavoro e senza costi a carico del dipendente. L'art. 11 del D.Lgs. 104/22 estende il principio a tutte le attività formative imposte dalla normativa di settore o dai contratti collettivi. Le disposizioni chiariscono che:

  • I corsi che rientrano nell'obbligo legale devono essere svolti prioritariamente in orario di servizio.
  • La partecipazione è dovuta sia per motivi di sicurezza sia per l'adempimento di doveri lavorativi legati all'aggiornamento.
  • L'aggravio economico su trasporti, materiali didattici, o le eventuali trasferte formative ricade esclusivamente sul datore di lavoro.
Nel caso di corsi di aggiornamento considerati necessari dall'azienda, occorre distinguere fra quelli imprescindibili per la posizione e quelli semplicemente utili: i primi risultano inderogabilmente obbligatori, i secondi sono spesso oggetto di maggiore discrezionalità gestionale.

Formazione non attinente alle proprie mansioni: limiti e condizioni di legittimità

Il datore di lavoro, in virtù del potere organizzativo riconosciuto dal codice civile, può imporre percorsi formativi che vadano oltre l'ambito ristretto delle mansioni specifiche del singolo dipendente. La giurisprudenza, però, ha fissato limiti chiari:

  • La formazione imposta deve essere strettamente collegata all'evoluzione aziendale o alla sicurezza complessiva dell'impresa; non può essere strumentale o arbitraria.
  • Non è legittimo obbligare un lavoratore a percorsi che comportino un sostanziale stravolgimento della qualifica, a meno che non siano collegati a riorganizzazioni necessarie e condivise.
  • La partecipazione può essere richiesta anche per migliorare l'integrazione nell'impresa o ampliare il bagaglio di competenze trasversali, purché vi sia un interesse oggettivo e ragionevole.
Esempi pratici comprendono la richiesta di frequentare corsi di aggiornamento informatico anche a chi non opera quotidianamente su strumenti digitali, qualora tali competenze siano ritenute utili per l'adattamento al contesto produttivo moderno.

In ogni caso, la retribuzione e la gratuità devono essere assicurate, altrimenti la legittimità impositiva viene meno. Inoltre, il principio di proporzionalità impone che l'obbligo non sia eccessivo rispetto al ruolo svolto e che le competenze richieste non esorbitino rispetto alla professionalità posseduta.

Diritti economici e tutele per i lavoratori durante la formazione

La disciplina nazionale garantisce una serie di diritti economici e di tutele ai lavoratori impegnati in attività formative obbligatorie:

  • Il periodo dedicato alla formazione si considera a tutti gli effetti "orario di lavoro", anche quando ricade oltre la fascia ordinaria o in giorni non lavorativi.
  • Il pagamento della formazione avviene con le stesse modalità previste per la normale prestazione, comprendendo le maggiorazioni previste per lo straordinario dove possibile (D.Lgs. 81/08 e sentenze della Cassazione).
  • Al dipendente non possono essere addossati né i costi della formazione, né quelli accessori: materiali, dotazioni informatiche, trasporti per raggiungere la sede del corso, spese supplementari.
  • L'assenza ingiustificata dalla formazione obbligatoria viene equiparata all'assenza dal lavoro, con le relative implicazioni disciplinari.
Per chiarezza, di seguito una tabella riassuntiva:

Diritti

Descrizione

Retribuzione

Pagamento pieno di tutte le ore formative

Rimborso spese

Copertura di costi diretti e indiretti

Orario di lavoro

Computo nella totalità settimanale e, se necessario, pagamento straordinario

Tutela disciplinare

Sanzione solo in presenza di rifiuto ingiustificato

Ciò garantisce da un lato il rispetto della disciplina sul lavoro e dall'altro la salvaguardia della posizione economica e dei diritti del personale coinvolto.

Conseguenze del rifiuto o della mancata partecipazione ai corsi obbligatori

L'ordinamento considera il rifiuto ingiustificato della partecipazione ai corsi obbligatori – specie quelli relativi alla sicurezza o imposti ex lege – come una violazione degli obblighi contrattuali di diligenza e obbedienza. Tale mancanza può determinare la legittimità di sanzioni disciplinari graduate secondo la gravità:

  • Ammonizione o richiamo scritto;
  • Sospensione non retribuita;
  • Nei casi più gravi, licenziamento per giusta causa, specie ove il comportamento causi un pregiudizio diretto all'azienda o alla sicurezza collettiva (cfr. Cass. Civ. n. 138/2019 e n. 12790/2024).
Inoltre, una formazione inadeguata o assente può comportare pregiudizi anche per il lavoratore medesimo, in termini di coperture assicurative (INAIL) e diritto al risarcimento in caso di infortunio. In caso di fornimento non conforme, la responsabilità si sposta in capo al datore di lavoro, che può incorrere in rilevanti sanzioni amministrative e penali.

Ruolo della giurisprudenza nella definizione dei diritti e degli obblighi formativi

La Corte di Cassazione e le corti di merito hanno svolto un'azione determinante nel chiarire l'applicazione corretta della disciplina sulla formazione obbligatoria. Nelle recenti sentenze (Cass. Civ., n. 20259/2023, n. 12790/2024, n. 15697/2025), l'interpretazione data al concetto di "orario di lavoro" ha consentito di assimilare la partecipazione ai corsi anche in fasce straordinarie o festive all'attività lavorativa ordinaria, con tutti i diritti accessori correlati.

La giurisprudenza opera quindi da garante sia per le imprese, chiarendo gli ambiti di legittima imposizione dei corsi, sia per i lavoratori, rafforzando la linea di tutela economica, assicurativa e disciplinare.