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Cosa fare se a causa di uno sciopero pubblico non posso andare a lavorare per non perdere ferie o stipendio

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Assenza per causa di forza maggiore

La Corte di Cassazione ha affermato che lo sciopero non può giustificare l'assenza se il lavoratore avrebbe potuto organizzarsi con diligenza.

Quando un improvviso sciopero dei mezzi pubblici si abbatte sulla routine quotidiana, tanti lavoratori si trovano davanti a un dilemma che va oltre il disagio logistico: come tutelarsi se diventa impossibile raggiungere l'ufficio, la scuola o il proprio luogo di impiego?

In un contesto in cui le astensioni dal servizio possono durare anche l'intera giornata, l'incertezza non è solo sui binari ma anche sulle buste paga, sull'uso forzato delle ferie o sul rischio di assenza ingiustificata. La normativa italiana non dedica una norma al caso degli scioperi dei trasporti, ma alcuni riferimenti chiave della giurisprudenza, del Codice Civile e dei contratti collettivi permettono di capire cosa fare per non subire danni economici né sanzioni disciplinari.

  • L'assenza per causa di forza maggiore, cosa dice la legge
  • Ferie, permessi, recupero ore, come evitare il taglio in busta paga
  • I contratti collettivi e le differenze tra pubblico e privato

L'assenza per causa di forza maggiore, cosa dice la legge

Secondo l'articolo 1218 del Codice Civile, il lavoratore che non adempie alla prestazione lavorativa è tenuto a risarcire il danno, a meno che possa dimostrare che l'inadempimento dipenda da una causa a lui non imputabile. In questo contesto, lo sciopero dei trasporti pubblici, se impedisce l'accesso al posto di lavoro e non lascia alternative plausibili, può configurarsi come una causa di forza maggiore. La legge impone al dipendente un onere: provare l'impedimento oggettivo e documentabile. Non basta dunque dichiarare che il treno o il bus non erano attivi, ma occorre mostrare con chiarezza che non era possibile organizzarsi in altro modo, che non vi erano soluzioni compatibili con il proprio turno o che l'alternativa, come il ricorso a mezzi privati o taxi, sarebbe risultata irraggiungibile o sproporzionata rispetto al contesto lavorativo.

La Corte di Cassazione, in più occasioni, ha affermato che lo sciopero non può giustificare l'assenza se il lavoratore avrebbe potuto organizzarsi con diligenza, ad esempio partendo prima, trovando passaggi alternativi o accordandosi per lo smart working. Per questo motivo, la sola assenza non giustificata o comunicata all'ultimo momento rischia, soprattutto nei settori produttivi e pubblici, di essere considerata ingiustificata e quindi sanzionabile. Vale anche se si è dipendenti a tempo determinato, part-time o con contratti di collaborazione: la forza maggiore esclude la colpa solo se viene dimostrata con chiarezza.

Ferie, permessi, recupero ore, come evitare il taglio in busta paga

Molti lavoratori, in occasione degli scioperi dei mezzi, vengono invitati dal datore a usare un giorno di ferie, a chiedere un permesso retribuito oppure a recuperare le ore in altro momento. Va chiarito che nessuno può imporre l'uso delle ferie: l'articolo 2109 del Codice Civile prevede che esse debbano essere concordate, salvo urgenze particolari aziendali. Se il lavoratore non dà consenso esplicito, la giornata non può essere scalata dal monte ferie, a meno che ciò non sia previsto da un accordo sindacale specifico o dal contratto collettivo applicato.

Diverso il discorso per i permessi retribuiti che in alcuni casi possono essere richiesti dal lavoratore per evitare di perdere il salario della giornata. In alternativa, soprattutto se l'assenza è breve e limitata all'orario mattutino, può essere consentito un recupero delle ore non lavorate, secondo tempi e modalità stabiliti dall'azienda, purché si tratti di un'assenza riconosciuta e giustificata. Alcune imprese prevedono nei loro regolamenti interni clausole che facilitano il lavoro da remoto proprio in situazioni emergenziali come gli scioperi dei trasporti pubblici, ma non si tratta di un diritto automatico: va verificata di volta in volta la disponibilità aziendale, anche sulla base dell'attività svolta.

In ogni caso è buona prassi inviare una comunicazione scritta all'ufficio del personale o al proprio superiore, spiegando l'accaduto e allegando ogni elemento utile: comunicati ufficiali delle aziende di trasporto, screenshot degli annunci di soppressione, fotografie delle stazioni chiuse o dei mezzi stracolmi.

I contratti collettivi e le differenze tra pubblico e privato

Molte delle regole applicabili in questi casi dipendono dal contratto collettivo nazionale di riferimento. Nel settore pubblico, ad esempio, è molto più frequente che un'assenza non dovuta a colpa del lavoratore possa essere gestita come permesso recuperabile o come giustificato motivo di assenza, specie nei comparti scuola, sanità e ministeri. Anche le circolari interne degli enti pubblici spesso contemplano delle forme di flessibilità oraria in caso di trasporti sospesi o limitati.

Nel settore privato dipende dalla disponibilità e dalla sensibilità dell'azienda che può decidere di non retribuire la giornata, a meno che non ci sia un accordo per utilizzare permessi, ferie residue o forme di lavoro agile. Alcuni contratti collettivi, come quelli del commercio e dei servizi, prevedono esplicitamente delle clausole per eventi eccezionali; altri, come quello dell'edilizia o della logistica, sono più rigidi e possono considerare l'assenza come non giustificata se non accompagnata da una prova scritta.

Proprio per questo è importante che il lavoratore non resti passivo o silenzioso: in caso di sciopero annunciato, è consigliabile organizzarsi per tempo, chiedendo al datore soluzioni alternative (smart working, cambio turno, ferie volontarie), in modo da mantenere un canale comunicativo attivo e dimostrare buona volontà.

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