Mentre la proposta danese di aumentare di 2 euro il prezzo delle sigarette accende il dibattito nell'UE, l'articolo analizza dettagli degli aumenti, impatti su economia e salute pubblica, opinioni contrapposte e possibili scenari futuri
Negli ultimi mesi, l’Unione Europea ha riportato al centro della discussione il tema della fiscalità sui prodotti del tabacco, ponendo particolare attenzione sulle accise future. In questa cornice, la proposta avanzata dalla presidenza danese mira a ridefinire le politiche fiscali in materia di prodotti da fumo tradizionali e alternativi, compresi sigarette elettroniche e tabacco riscaldato. L’obiettivo dichiarato è duplice: da un lato, armonizzare le regole tra gli Stati membri; dall’altro, sostenere le strategie verso una “generazione libera dal fumo” in linea con gli ambiziosi target europei di salute pubblica al 2040. Tale proposta, però, ha sollevato ampio dibattito nei Paesi produttori e tra i consumatori, generando considerazioni articolate su impatti economici, fiscali e sanitari.
Il testo redatto dalla presidenza danese e discusso nel Working Party on Tax Questions introduce un quadro di rincari senza precedenti nel comparto tabacchicolo europeo. Le nuove misure prevedono:
Degno di nota è il paradosso sottolineato dagli esperti del settore salute, secondo cui, ad oggi, la tassazione proposta sulle alternative senza combustione risulta più pesante rispetto a quella di certi prodotti da fumo tradizionali. Un’impostazione che suscita interrogativi sulla coerenza normativa rispetto alle stesse strategie UE di promozione delle alternative “meno dannose”. Sul fronte delle entrate, la Commissione stima peraltro che questa revisione delle aliquote fiscali possa produrre fino a 15 miliardi di euro di gettito extra per le casse pubbliche continentali.
Nel dettaglio, la revisione della Direttiva europea sulle accise TED propone:
L’adozione della nuova impostazione fiscale genera forti preoccupazioni in termini di occupazione e competitività dell’industria nazionale. Il settore in Italia coinvolge oltre 100.000 persone e rappresenta, per molte aree rurali, un presidio occupazionale ed economico strategico. Ne fanno parte agricoltori, imprese manifatturiere, aziende del settore logistico e rete della distribuzione.
Secondo gli oppositori della proposta danese, una tassazione più rigida rischia di compromettere gli investimenti in innovazione, finora trainanti in comparti come tabacco riscaldato e prodotti alternativi. Le misure più aspre potrebbero portare:
Le regioni del Centro-Sud Italia, dove la coltivazione del tabacco e la trasformazione rappresentano una voce significativa, potrebbero subire ripercussioni particolarmente gravi. Gli esperti sottolineano il pericolo della perdita di saperi agricoli, competenze manifatturiere e sistemi di distribuzione locali radicati.
Il dibattito sulla proposta danese evidenzia una marcata spaccatura tra sostenitori e oppositori. Tra le voci a favore, spiccano le associazioni per la salute pubblica e alcuni policy officer europei, che sostengono come l’aumento dei prezzi rappresenti lo strumento più efficace per scoraggiare l’accesso ai prodotti del tabacco, soprattutto tra giovani e categorie sociali vulnerabili. Secondo queste posizioni, l’armonizzazione delle accise in tutta Europa risponderebbe anche all’esigenza di ridurre il fenomeno degli acquisti transfrontalieri e di chiudere il gap con i prodotti “a basso costo”, troppo facilmente accessibili.
Le principali argomentazioni dei favorevoli possono essere sintetizzate così:
Gli effetti della nuova impostazione fiscale ricadranno in modo significativo sui cittadini europei, sia in termini di abitudini di consumo sia di spesa complessiva. All’aumento generalizzato dei prezzi si associano probabili mutamenti negli orientamenti dei consumatori, che potrebbero:
Le strategie di salute pubblica vengono quindi ridefinite alla luce di questi scenari, promuovendo al contempo campagne informative, maggiore monitoraggio e collaborazione con le autorità sanitarie e doganali nazionali, onde evitare effetti controproducenti sulle fasce più deboli della popolazione.
Dopo la discussione nell’ambito del Working Party on Tax Questions, la proposta sarà esaminata dall’ECOFIN, aprendo un percorso legislativo che potrebbe protrarsi oltre il 2026, data la complessità delle trattative e la divergenza di opinioni tra Stati membri. Una volta finalizzata, la riforma dovrà essere recepita dalle legislazioni nazionali, con effetti differenziati sulle economie e le filiere produttive europee.
L’iter normativo è reso ancora più complesso dalla necessità di bilanciare l’interesse alla salute pubblica con la salvaguardia della competitività di alcune economie, come quella italiana, e dal confronto tra approcci più restrittivi e modelli improntati alla proporzionalità. Nel frattempo, resta alta la pressione politica proveniente dai principali produttori e dalle associazioni di categoria, che richiedono l’introduzione di meccanismi di adeguamento all’inflazione, nonché norme di contrasto efficaci al contrabbando.
L’evoluzione della proposta danese rappresenterà un banco di prova per la capacità dell’Unione di affrontare in modo integrato le sfide economiche, sociali e sanitarie poste dal mercato del fumo e dal diffondersi di prodotti alternativi. Le prossime settimane saranno determinanti per comprendere l’impatto concreto sul mercato e sulle abitudini dei consumatori europei.