Dal 2006 il tuo sito imparziale su Lavoro, Fisco, Investimenti, Pensioni, Aziende ed Auto

Sigarette, aumento di 2 euro per pacchetto e altri rincari per sigarette elettroniche e tabacco con proposta danese

di Marianna Quatraro pubblicato il
tassa sul tabacco ue e possibili aumenti

Mentre la proposta danese di aumentare di 2 euro il prezzo delle sigarette accende il dibattito nell'UE, l'articolo analizza dettagli degli aumenti, impatti su economia e salute pubblica, opinioni contrapposte e possibili scenari futuri

Negli ultimi mesi, l’Unione Europea ha riportato al centro della discussione il tema della fiscalità sui prodotti del tabacco, ponendo particolare attenzione sulle accise future. In questa cornice, la proposta avanzata dalla presidenza danese mira a ridefinire le politiche fiscali in materia di prodotti da fumo tradizionali e alternativi, compresi sigarette elettroniche e tabacco riscaldato. L’obiettivo dichiarato è duplice: da un lato, armonizzare le regole tra gli Stati membri; dall’altro, sostenere le strategie verso una “generazione libera dal fumo” in linea con gli ambiziosi target europei di salute pubblica al 2040. Tale proposta, però, ha sollevato ampio dibattito nei Paesi produttori e tra i consumatori, generando considerazioni articolate su impatti economici, fiscali e sanitari.

La nuova proposta UE: dettagli sugli aumenti previsti per sigarette, tabacco riscaldato e prodotti alternativi

Il testo redatto dalla presidenza danese e discusso nel Working Party on Tax Questions introduce un quadro di rincari senza precedenti nel comparto tabacchicolo europeo. Le nuove misure prevedono:

  • Incremento delle accise sulle sigarette tradizionali con una crescita stimata superiore al 139% rispetto alle aliquote minime stabilite dalle precedenti bozze della Commissione;
  • Aumenti ancor più marcati per il tabacco trinciato (+258%) e per i sigari, dove il rincaro supera il 1.000%;
  • Tabacco riscaldato e bustine di nicotina assoggettati a tassazioni addirittura maggiori rispetto ad alcune tipologie di tabacco combusto, con una crescita del +132% della pressione fiscale e incrementi ipotizzati fino a 2 euro a confezione;
  • Per i prodotti senza combustione, compresa la nicotina in bustina, si prefigurano aumenti delle accise fino al 1.000%.
Secondo le stime comunitarie citate negli atti preparatori, tali aumenti produrranno un impatto sui prezzi al consumo attorno al 20%, incidendo direttamente sull’indice generale dei prezzi e spingendo l’inflazione europea di circa mezzo punto percentuale. Un’analisi dettagliata sugli effetti distributivi mette in luce rischi di maggiore pressione su fasce di popolazione a basso reddito, così come sulle abitudini di consumo dei giovani, spesso più sensibili alle variazioni di prezzo.

Degno di nota è il paradosso sottolineato dagli esperti del settore salute, secondo cui, ad oggi, la tassazione proposta sulle alternative senza combustione risulta più pesante rispetto a quella di certi prodotti da fumo tradizionali. Un’impostazione che suscita interrogativi sulla coerenza normativa rispetto alle stesse strategie UE di promozione delle alternative “meno dannose”. Sul fronte delle entrate, la Commissione stima peraltro che questa revisione delle aliquote fiscali possa produrre fino a 15 miliardi di euro di gettito extra per le casse pubbliche continentali.

Nel dettaglio, la revisione della Direttiva europea sulle accise TED propone:

  • Allineamento delle aliquote minime per tutti i prodotti del tabacco;
  • Estensione della regolamentazione alle nuove categorie (sigarette elettroniche, pod, stick e bustine di nicotina);
  • Regole specifiche per gli adeguamenti all’inflazione e meccanismi di revisione periodica.
Rilevante anche l’impatto disomogeneo tra Paesi, con l’Italia – uno dei principali produttori ed esportatori di prodotti innovativi – che rischia una perdita di competitività.

Impatto economico e sociale: occupazione, filiera italiana e rischio contrabbando

L’adozione della nuova impostazione fiscale genera forti preoccupazioni in termini di occupazione e competitività dell’industria nazionale. Il settore in Italia coinvolge oltre 100.000 persone e rappresenta, per molte aree rurali, un presidio occupazionale ed economico strategico. Ne fanno parte agricoltori, imprese manifatturiere, aziende del settore logistico e rete della distribuzione.

Secondo gli oppositori della proposta danese, una tassazione più rigida rischia di compromettere gli investimenti in innovazione, finora trainanti in comparti come tabacco riscaldato e prodotti alternativi. Le misure più aspre potrebbero portare:

  • alla perdita diretta di migliaia di posti di lavoro lungo l’intera filiera;
  • a gravi difficoltà per le PMI orientate all’esportazione;
  • all’uscita dal mercato di operatori di piccole e medie dimensioni con effetti di concentrazione;
  • a una minore attrattività per gli investimenti esteri nel settore nazionale.
Forti preoccupazioni emergono anche rispetto al rischio di espansione del contrabbando. In base a recenti studi, il commercio illegale di tabacco già costa all’Unione circa 12,5 miliardi di euro l’anno, finanziando economie criminali e indebolendo il gettito fiscale degli Stati membri. Accise troppo elevate sono spesso associate a un incremento degli acquisti transfrontalieri verso Paesi extra-UE a bassa tassazione, come Bielorussia e Ucraina, fenomeno che rischia di vanificare tanto la lotta al consumo quanto le entrate fiscali.

Le regioni del Centro-Sud Italia, dove la coltivazione del tabacco e la trasformazione rappresentano una voce significativa, potrebbero subire ripercussioni particolarmente gravi. Gli esperti sottolineano il pericolo della perdita di saperi agricoli, competenze manifatturiere e sistemi di distribuzione locali radicati.

Opinioni a confronto: le ragioni dei favorevoli e dei contrari agli aumenti delle accise

Il dibattito sulla proposta danese evidenzia una marcata spaccatura tra sostenitori e oppositori. Tra le voci a favore, spiccano le associazioni per la salute pubblica e alcuni policy officer europei, che sostengono come l’aumento dei prezzi rappresenti lo strumento più efficace per scoraggiare l’accesso ai prodotti del tabacco, soprattutto tra giovani e categorie sociali vulnerabili. Secondo queste posizioni, l’armonizzazione delle accise in tutta Europa risponderebbe anche all’esigenza di ridurre il fenomeno degli acquisti transfrontalieri e di chiudere il gap con i prodotti “a basso costo”, troppo facilmente accessibili.

Le principali argomentazioni dei favorevoli possono essere sintetizzate così:

  • maggiore efficacia delle politiche di prevenzione attraverso il prezzo;
  • colmare i divari tra Stati sull’accessibilità dei prodotti;
  • contrastare dinamiche commerciali che favoriscono la diffusione tra i più giovani;
  • maggiore gettito fiscale per finanziare programmi di prevenzione e cura.
Dall’altra parte, una vasta coalizione di imprenditori, sigle della filiera, rappresentanti delle PMI agricole e vari eurodeputati solleva dure critiche:
  • Impatto sproporzionato sulle aziende locali italiane che rischierebbero l’uscita dal mercato;
  • Mancata proporzionalità tra rischio sanitario e livello delle imposte, soprattutto per prodotti a rischio ridotto come e-cig o tabacco riscaldato;
  • Potenziamento dei circuiti di contrabbando, alimentando economie illegali;
  • Penalizzazione dell’innovazione e della transizione verso prodotti meno dannosi.
Tra le voci tecniche, autorevoli esperti auspicano un criterio di tassazione basata sull’effettivo rischio sanitario. Diverse testimonianze rilevano che, sebbene la nicotina non sia priva di rischi, la maggiore minaccia sanitaria proviene dalle sostanze tossiche sviluppate dalla combustione.

Le conseguenze per i consumatori e i cambiamenti nelle strategie di salute pubblica

Gli effetti della nuova impostazione fiscale ricadranno in modo significativo sui cittadini europei, sia in termini di abitudini di consumo sia di spesa complessiva. All’aumento generalizzato dei prezzi si associano probabili mutamenti negli orientamenti dei consumatori, che potrebbero:

  • ridurre la frequenza di acquisto;
  • rivolgersi al mercato non regolamentato;
  • spostarsi verso prodotti meno costosi, anche se potenzialmente più dannosi.
L’intendimento delle istituzioni europee è spingere verso la riduzione dei consumi ed eliminare progressivamente il fumo tra i giovani, come previsto dalla “strategia per una generazione libera dal fumo” al 2040. Tuttavia, diversi esperti indipendenti rilevano alcune incoerenze:
  • alti livelli di tassazione sulle alternative senza combustione rischiano di minare il percorso verso la riduzione del danno, scoraggiando il passaggio a opzioni meno rischiose;
  • l’eccessivo inasprimento fiscale potrebbe incentivare la domanda di prodotti illegali, con perdita di controlli sanitari e sicurezza.
Per chi già utilizza dispositivi elettronici o tabacco riscaldato come strategia per abbandonare il fumo tradizionale, il rischio è di vedere compromessi gli sforzi personali e comunitari verso la disassuefazione. La sostenibilità delle politiche di prevenzione dipende, secondo numerosi osservatori, dalla capacità di differenziare il trattamento fiscale in base all’effettivo rischio dei vari prodotti e dal rafforzamento dei controlli contro le illegalità.

Le strategie di salute pubblica vengono quindi ridefinite alla luce di questi scenari, promuovendo al contempo campagne informative, maggiore monitoraggio e collaborazione con le autorità sanitarie e doganali nazionali, onde evitare effetti controproducenti sulle fasce più deboli della popolazione.

Prospettive future: percorso legislativo e possibili sviluppi per il mercato europeo

Dopo la discussione nell’ambito del Working Party on Tax Questions, la proposta sarà esaminata dall’ECOFIN, aprendo un percorso legislativo che potrebbe protrarsi oltre il 2026, data la complessità delle trattative e la divergenza di opinioni tra Stati membri. Una volta finalizzata, la riforma dovrà essere recepita dalle legislazioni nazionali, con effetti differenziati sulle economie e le filiere produttive europee.

L’iter normativo è reso ancora più complesso dalla necessità di bilanciare l’interesse alla salute pubblica con la salvaguardia della competitività di alcune economie, come quella italiana, e dal confronto tra approcci più restrittivi e modelli improntati alla proporzionalità. Nel frattempo, resta alta la pressione politica proveniente dai principali produttori e dalle associazioni di categoria, che richiedono l’introduzione di meccanismi di adeguamento all’inflazione, nonché norme di contrasto efficaci al contrabbando.

L’evoluzione della proposta danese rappresenterà un banco di prova per la capacità dell’Unione di affrontare in modo integrato le sfide economiche, sociali e sanitarie poste dal mercato del fumo e dal diffondersi di prodotti alternativi. Le prossime settimane saranno determinanti per comprendere l’impatto concreto sul mercato e sulle abitudini dei consumatori europei.