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Sigarette, gli aumenti previsti da gennaio 2026 fino al 2028. Il piano rincari Governo Meloni

di Marianna Quatraro pubblicato il
Sigarette aumenti gennaio 2026 2028

Allo studio del governo un piano triennale di rincari dei prezzi delle sigarette a partire da gennaio 2026 e fino al 2028: di quanto saranno gli aumenti

A partire dal 2026 è previsto sul mercato italiano dei prodotti da fumo un nuovo scenario di incrementi, pianificati su base triennale. In risposta alle recenti direttive europee e alle esigenze di bilancio dello Stato, il Ministero dell’Economia ha avviato un percorso di revisione della fiscalità su sigarette e tabacco. Questo piano comporterà un aumento programmato dei prezzi, distribuito tra il 2026 e il 2028, che coinvolgerà direttamente milioni di consumatori e centinaia di operatori della filiera distributiva. 

Come funzioneranno i rincari: tempistiche e meccanismi delle nuove accise

Il nuovo sistema di incrementi prevede un approccio graduale, progettato per adeguare la normativa nazionale alle richieste avanzate dall’Unione Europea. Il meccanismo principale sarà l’innalzamento delle accise, imposte indirette che incidono in modo sostanziale sul prezzo finale dei pacchetti. Gli aumenti saranno suddivisi su tre anni, senza scatti improvvisi, assicurando agli operatori e ai consumatori la possibilità di pianificare le proprie scelte economiche.

La tempistica stabilita dall’esecutivo prevede:

  • Primo incremento dal 1° gennaio 2026, con una maggiorazione di alcune decine di centesimi a pacchetto.
  • Successivi aumenti annuali nel 2027 e nel 2028, sempre secondo una logica di rincaro progressivo, fino a un massimo previsto di circa 1,5 euro complessivi nell’intero triennio.
Il calcolo delle accise si fonda oggi su un duplice criterio: una quota fissa per ogni 1000 sigarette e una componente proporzionale collegata al prezzo di vendita. A ciò si aggiungono l’IVA (22%) e l’aggio destinato ai rivenditori (intorno al 10%). La riforma manterrà questo schema, intervenendo sulla componente fiscale fissa.

Quanto aumenterà il prezzo delle sigarette: cifre e previsioni fino al 2028

Le analisi del settore forniscono proiezioni dettagliate sull’entità dei rincari applicati ai prodotti da fumo. Gli aumenti previsti dal piano del governo, secondo stime ufficiali, porteranno a una crescita del prezzo medio del pacchetto nell’arco del triennio. Attualmente il costo si attesta intorno ai 5,5 euro, mentre entro il 2028 potrebbe raggiungere o superare i 7 euro, a seconda delle successive revisioni normative e dei prezzi di listino fissati dai produttori con l’approvazione dell’Agenzia.

Anno Aumento stimato per pacchetto Prezzo medio ipotizzato
2026 +0,40 / +0,50 € ~6,00 €
2027 +0,40 / +0,50 € ~6,50 €
2028 +0,50 / +0,60 € ~7,00 €

L’incremento totale, nell’arco del triennio, sarà quindi compreso tra 1,2 e 1,5 euro in più a pacchetto, a seconda delle variazioni annuali e dell’andamento delle accise UE. 

Prodotti interessati dal piano e differenze tra sigarette tradizionali ed elettroniche

L’impianto nuovo delle accise non interesserà in modo uniforme tutte le tipologie di prodotti da fumo. Il piano riguarda anzitutto:

  • Sigarette tradizionali
  • Tabacco trinciato e sigari
Gli aumenti non interessano, almeno per il prossimo triennio, prodotti senza combustione e dispositivi elettronici alternativi, come le sigarette elettroniche e il tabacco riscaldato. Per questi ultimi, il legislatore prevede, se necessario, aggiustamenti minimi, inferiori a quelli programmati per i prodotti convenzionali, così da non comprimere lo sviluppo del settore innovativo.

Ad oggi, le sigarette classiche rappresentano circa l’80% del mercato nazionale, mentre le quote di mercato delle alternative elettroniche sono in crescita: i prodotti senza combustione sono passati dal 4% al 18% in cinque anni. 

Le motivazioni del Governo: gettito fiscale, normative UE e strategie di bilancio

Alla base della revisione degli oneri sui prodotti da fumo vi sono esigenze di carattere finanziario e normativo. Il settore assicura all’erario entrate intorno ai 15 miliardi di euro annui. Inoltre, l’adeguamento normativo risponde alle nuove direttive proposte dalla Commissione Europea, che impongono l’innalzamento del livello minimo delle accise e una quota obbligatoria (il 15% del gettito) da destinare direttamente al bilancio UE. L'obiettivo è raggiungere:

  • Stabilizzazione delle entrate fiscali mediante calendari programmati
  • Allineamento con le politiche armonizzate tra Stati membri
  • Sostenibilità delle nuove regole comunitarie senza generare shock improvvisi.