Per chi e perché rischiano di saltare gli aumenti degli stipendi secondo quanto stabilito dalla direttiva Ue 2023/970: i chiarimenti
Perché rischiano di saltare gli aumenti di stipendio stabiliti dalla direttiva Ue 2023/970? Il gender gap sulle retribuzioni è un tema decisamente molto discusso e al centro degli interessi di lavoratori e soprattutto delle lavoratrici. Sono loro, infatti, che devono subire la spiacevole situazione di percepire stipendi inferiori a quelli degli uomini, anche a parità di mansione e ruolo.
Si tratta di una condizione a cui l’Ue ha cercato di porre argine con la direttiva 2023/970. Ma sembra che ci sia l’intenzione di bloccarla.
È stata approvata nella scorsa legislatura e gli Stati membri hanno tempo fino al giugno 2026 per recepirla.
Ma la Ces, Business Europe (la confederazione delle imprese europee), ha chiaramente denunciato come le imprese stiano facendo pressione sulla Commissione per depotenziare la direttiva che pone un argine al divario retributivo di genere, spiegando anche che l’intenzione è quella di introdurre un'esenzione per le aziende con un numero di dipendenti compreso tra 100 e 250.
La direttiva avrebbe dovuto interessare almeno 10milioni di donne garantendo loro un aumento di stipendio, con la conseguenza di un beneficio per tutti, perché sarebbero poi dovuti aumentare in generale tutte le retribuzioni.
Secondo i recenti dai dell’Inps, in Italia, la retribuzione media annua delle donne è pari a 17.300 euro contro una media maschile di 24.500 euro con un differenziale pari a 7.200 euro.
Si tratta di un gap consistente che ha conseguenze anche sul calcolo degli assegni pensionistici, più bassi per le donne in media del 36%.