Dopo anni segnati da crisi e trasformazioni, il tessile italiano guarda al 2026 come anno chiave per la ripresa, tra dati, previsioni ottimistiche, innovazione, sostenibilità e rilancio di distretti produttivi.
Negli ultimi anni il tessile italiano ha affrontato una delle fasi più complesse della propria storia recente, segnato da un susseguirsi di ostacoli economici, congiunturali e strutturali, che hanno inciso pesantemente su produzioni e risultati economici. Nonostante le difficoltà, il comparto conserva una posizione di rilievo, sia a livello produttivo che culturale, come testimoniato dalla varietà e qualità delle aziende distribuite nei principali distretti italiani.
Esperti del settore sottolineano come la resilienza rappresenti uno degli aspetti distintivi del sistema manifatturiero italiano, capace non solo di adattarsi alle trasformazioni globali, ma anche di anticipare i cambiamenti attraverso innovazione e attenzione ai mercati internazionali. La ripresa intravista per il futuro non è solo auspicata: emerge dal lavoro congiunto di imprenditori, istituzioni e associazioni di categoria, impegnati nel rilancio di una filiera che coniuga tradizione, creatività e sostenibilità. Il 2026 si profila come un anno chiave per valutare l'efficacia delle strategie adottate e la capacità del tessile italiano di tornare protagonista su scala globale.
I dati raccolti tra il 2024 e il 2025 mettono in luce un contesto contraddistinto da una persistente sofferenza nei volumi produttivi e nelle esportazioni. Nel 2024, il fatturato complessivo della tessitura italiana si è attestato su circa 7 miliardi di euro, registrando una contrazione dell'8,8% rispetto all'anno precedente, mentre le esportazioni sono diminuite del 10,7%, attestandosi a 3,8 miliardi di euro. Il primo trimestre del 2025 ha fatto segnare un ulteriore calo nella produzione di tessuti ortogonali (-6,9%), compensate parzialmente dalla crescita nel comparto delle maglie (+11%).
L'analisi territoriale rivela andamenti differenziati tra i distretti: a Prato la flessione produttiva è stata del 1,1% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, evidenziando una certa tenuta rispetto alla media nazionale (-7,1%). Tuttavia, il settore filati per maglieria ha subito una riduzione più marcata. A Biella, la tessitura ha registrato una contrazione del 6,9%, mentre la filatura si è fermata al -3,8%. Anche a Como, noto per la seta, la crisi si è manifestata con ben 11 trimestri consecutivi di calo, mitigati dalla forte vocazione al lusso che protegge in parte il distretto dai peggiori riflessi della congiuntura.
Le esportazioni hanno mostrato dinamiche altalenanti, con cali significativi verso alcuni mercati tradizionali. Ad esempio, le vendite verso l'Unione Europea hanno segnato un -5%, mentre quelle verso i paesi extra-UE hanno visto una leggera crescita (+0,1%). Il mercato statunitense si segnala per una crescita a doppia cifra (+18,4%), diventando sempre più centrale per il settore. Per quanto concerne le materie prime, la produzione di tessuti di lana e a maglia continua ad essere in calo, mentre si osserva una crescita modesta per cotone, lino e seta.
L'impulso all'innovazione e alla qualità produttiva rimane importante anche nello scenario di incertezza. La presenza in fiere di riferimento e l'attenzione crescente all'internazionalizzazione testimoniano la volontà delle imprese di consolidare posizioni e cercare nuove opportunità, nonostante i costi energetici più alti della media UE e dimensioni aziendali spesso ridotte che limitano l'accesso a investimenti per l'innovazione:
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Distretto |
Variazione produzione Q1 2025 |
Export 2024 (€ mld) |
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Prato |
-1,1% |
1,17 |
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Biella |
-6,9% |
1,25 |
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Como |
11 trimestri di calo |
Dati non disponibili |
Le stime presentate da Confindustria Moda offrono una prospettiva di moderata ma solida fiducia per il 2026. Dopo il consistente calo dell'8,8% registrato dal comparto tessile nel 2024, si attende una chiusura del 2025 intorno al -3%, suggerendo che< b> il settore sta superando la fase più critica.
Secondo Simone Canclini, amministratore delegato di una storica azienda tessile comasca e presidente di Milano Unica, negli ultimi mesi si sono già manifestati primi segnali di ripresa, seppur timidi, che potrebbero consolidarsi nel prossimo biennio.
I fattori alla base di queste previsioni includono:
L'innovazione è considerata il vero motore della crescita: il settore si sta attrezzando per rispondere alle sfide ambientali, energetiche e tecnologiche, puntando su nuove tecniche di coltivazione, tinture naturali, metodi di risparmio energetico e soluzioni per la circular economy.
La flessibilità delle aziende, la creatività riconosciuta e la possibilità di produrre sia piccoli che grandi lotti rappresentano altri elementi che rendono la tessitura italiana competitiva, dinamica e attrattiva per i grandi player mondiali.
L'industria tessile italiana si trova di fronte a trasformazioni radicali e a sfide globali che impongono un ripensamento delle strategie di crescita e di posizionamento. Il bivio tra continuità e innovazione è reso ancora più evidente dalla necessità di mantenere competitività di fronte a scenari internazionali complessi, dominati da volatilità delle materie prime, politiche commerciali incerte, concorrenza crescente da Asia e mercati emergenti.
Tre sono gli ambiti principali di sfida:
L'analisi dei principali cluster territoriali mostra il diverso ritmo con il quale si affronta la transizione verso nuovi modelli produttivi e organizzativi:
Milano Unica rappresenta la vetrina principale per la tessitura italiana d'alta gamma: durante la 41ª e 42ª edizione, la fiera ha segnato nuovi record in termini di superficie espositiva e numero di espositori, confermando il suo ruolo di riferimento internazionale per selezione, qualità e attrattività per i principali buyer mondiali.
La rassegna svolge una funzione strategica su duplice fronte: promuovere le eccellenze produttive e fungere da catalizzatore per partnership industriali di ampio respiro. L'attenzione alla qualità delle aziende partecipanti si riflette nella scelta di selezionare esclusivamente imprese con alti standard produttivi, premiando la qualità sull'affluenza e sostenendo il posizionamento premium del Made in Italy.
Negli ultimi due anni le partnership tra marchi del lusso e aziende tessili italiane si sono rafforzate attraverso acquisizioni strategiche. L'interesse di colossi come Chanel e Hermès per l'ingresso nel capitale delle aziende manifatturiere italiane risponde alla necessità di tutelare il know-how e la filiera produttiva locale, proteggendo la qualità della produzione e valorizzando le competenze trasmesse da generazioni.
La costante presenza a Milano Unica di espositori e buyer esteri rafforza inoltre la reputazione del distretto italiano come partner affidabile e innovativo, avvalorando il legame tra la qualità artigianale e la creatività che caratterizza il tessile italiano a livello globale.