La presenza di Tether tra gli azionisti della Juventus apre interrogativi su finanza e trasparenza. Oro, bond USA e gestione delle riserve s'intrecciano a calcio, rischi e impatti globali sui mercati.
La presenza di una delle principali società emittenti di stablecoin nei vertici azionari di un club calcistico storico come la Juventus rappresenta un caso di sinergia inedita tra tecnofinanza e sport. Questo intreccio tra innovazione digitale e storici equilibri societari sfida certezze consolidate nel panorama calcistico nazionale, catalizzando attenzioni e interrogativi circa gli effetti sistemici che poteri economici globali possono esercitare non solo sui mercati finanziari, ma anche sull'identità stessa di una squadra e sulla sua posizione competitiva.
È quindi essenziale comprendere i meccanismi interni, le logiche finanziarie e gli impatti che tale relazione tra una società leader nel settore crypto e la Juventus potrà produrre sul breve e sul medio termine, mantenendo un approccio basato su dati verificabili e trasparenza analitica.
Fondata con l'idea di offrire una criptovaluta ancorata al dollaro, l'azienda è oggi una delle realtà più discusse e analizzate nell'ambito delle valute digitali. Lo strumento principale emesso, USDT, viene concepito come una moneta di scambio digitale legata in rapporto 1:1 con il dollaro statunitense: ogni token viene emesso solo a fronte di una riserva detenuta dall'emittente, garantendo in via teorica un basso livello di rischio per chi lo detiene.
Il modello di business dell'azienda ruota attorno alla gestione delle importanti riserve raccolte dagli utenti che convertono valuta tradizionale nei token digitali. Tali riserve, composte da asset a basso rischio come titoli di stato americani a breve scadenza, vengono investite per generare rendimenti costanti. In particolare, la società investe in:
La scelta di non quotarsi in borsa e di emettere report sulle riserve tramite BDO Italia ha permesso all'azienda di mantenere una certa riservatezza pur affrontando, negli ultimi anni, critiche sulla trasparenza e sulla composizione delle riserve. Nonostante ciò, la solidità finanziaria, suffragata da report trimestrali e dal track record di stabilità del token, ha confermato la posizione di leadership della stablecoin nel mercato internazionale delle criptovalute.
La struttura delle riserve dell'emittente USDT rappresenta una leva finanziaria di primaria importanza per il funzionamento stesso della stablecoin. Al 30 settembre 2025, le riserve ammontavano a circa 182 miliardi di dollari, così suddivise:
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Tipo di asset |
Quota sul totale |
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Titoli obbligazionari USA |
75% |
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Bitcoin |
5,6% |
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Oro |
5,37% |
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Prestiti garantiti, corporate bond, altri asset |
13,03% |
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Altri investimenti (non dettagliati) |
2,96% |
La gestione di questo patrimonio punta a mantenere l'ancoraggio costante del token con il dollaro, privilegiando asset a basso rischio. Tuttavia, la quota di elementi più volatili - bitcoin e oro - è cresciuta, portando S&P a evidenziare un aumento del rischio sistemico legato alla volatilità e a criticare la riduzione progressiva del peso dei Treasury USA rispetto all'anno precedente (dal 81% al 75%).
L'utilizzo di asset come il bitcoin, che ora rappresenta il 5,6% dell'USDT in circolazione, solleva interrogativi circa la sostenibilità della copertura in caso di brusche correzioni di mercato. La gestione oculata ha comunque permesso all'azienda di mantenere finora una elevata liquidità e stabilità nei rimborsi anche nelle fasi di maggiore turbolenza dei mercati.
Oltre ai Treasury, l'azienda investe in:
L'acquisizione da parte del principale emittente di stablecoin di una quota significativa nella Juventus segna una svolta storica per l'assetto proprietario del club torinese. Secondo i dati più recenti, la partecipazione azionaria si attesta attualmente intorno al 10,7%, rendendo l'azienda il secondo maggiore azionista dopo Exor della famiglia Agnelli/Elkann. La quota in realtà è stata raggiunta progressivamente, passando dall'8,2% di inizio anno a oltre il 10% nel corso del tempo.
Secondo le comunicazioni ufficiali della società e quanto dichiarato dall'amministratore delegato Paolo Ardoino, la decisione di investire nella Juventus risponde a molteplici esigenze:
Da un punto di vista regolamentare, però, la società non può, per ora, diventare main sponsor per l'impossibilità di operare ufficialmente in Europa secondo la normativa vigente per le criptovalute: resta comunque la capacità di intervenire in caso di necessità finanziarie future, come nelle ipotesi di aumenti di capitale.
L'ingresso della società delle stablecoin nella compagine azionaria bianconera ha introdotto cambiamenti significativi nella governance e nelle prospettive finanziarie del club. La disponibilità di importanti risorse finanziare, unite a una solida reputazione globale nell'ambito delle nuove tecnologie, ha aperto nuove opportunità per la squadra torinese.
Sul piano delle sinergie, questa partnership:
Nonostante la solidità finanziaria e la storia di stabilità mostrata dal token, persistono criticità legate alla trasparenza e alla gestione delle riserve. Recentemente, S&P Global Ratings ha declassato la stablecoin portando la valutazione di stabilità al livello più basso, 5 - Weak. Secondo l'agenzia, questa revisione è motivata da:
La risposta della società - tramite il suo CEO Ardoino - rimarca l'inevitabile scontro tra nuove forme finanziarie e operatori della finanza tradizionale, tacciati di non comprendere i meccanismi delle piattaforme crypto. Tuttavia, l'assenza di una meticolosa disclosure sulle riserve rimane un tema centrale nel dibattito internazionale, ostacolando una piena adesione ai più stringenti requisiti di affidabilità e chiarezza imposti dai regolatori globali.