I Pfas comprendono migliaia di composti utilizzati per rendere i materiali resistenti all'acqua, al grasso e al calore.
I Pfas (sostanze perfluoroalchiliche) sono sostanze chimiche, note per la loro capacità di resistere alla degradazione, si trovano ovunque: nell'acqua, negli alimenti e persino nell'aria. Alcuni studi hanno dimostrato che tutti gli italiani, in un modo o nell’altro, ne sono stati esposti. Nonostante il dibattito si sia spesso concentrato sull'acqua potabile, le fonti di contaminazione sono molteplici e i rischi per la salute sono sempre più evidenti:
I principali canali di esposizione sono il cibo contaminato, come pesce, carne e prodotti agricoli coltivati in zone esposte; aria e polveri, soprattutto in prossimità di impianti industriali che trattano Pfas; prodotti di uso quotidiano, tra cui cosmetici e contenitori alimentari rivestiti; acqua potabile, contaminata in molte aree, specialmente nelle regioni con un passato industriale significativo.
Una volta ingeriti o inalati, i Pfas si accumulano nel corpo umano, in particolare nel sangue e negli organi vitali, dove possono rimanere per anni.
I Pfas sono stati associati a molti problemi di salute, molti dei quali documentati da ricerche internazionali. Questi composti possono interferire con il sistema endocrino, compromettere il sistema immunitario e aumentare il rischio di alcune malattie croniche. Tra i rischi ci sono le alterazioni ormonali e riduzione della fertilità, con possibili complicazioni durante la gravidanza; l'aumento delle probabilità di sviluppare malattie cardiovascolari e ipertensione; le connessioni con alcuni tipi di tumori, tra cui quelli al fegato e ai reni; la riduzione della risposta immunitaria, aumentando la vulnerabilità a infezioni e malattie autoimmuni.
Questi effetti possono manifestarsi anche a livelli di esposizione relativamente bassi, rendendo i Pfas una minaccia insidiosa.
Nonostante l'attenzione mediatica si sia spesso focalizzata sull'acqua potabile, si tratta solo di una parte del problema. Alimenti come pesce, carne e prodotti agricoli provenienti da terreni contaminati sono un'altra importante fonte di esposizione. Anche l'uso quotidiano di utensili da cucina rivestiti con materiali antiaderenti o contenitori alimentari trattati può contribuire all’accumulo di queste sostanze nel corpo.
Le regioni italiane più colpite includono il Veneto, in particolare l'area compresa tra Vicenza, Verona e Padova. Qui, l'inquinamento da Pfas è stato collegato a decenni di attività industriale non regolamentata. Altre aree a rischio includono alcune zone della Lombardia, Emilia-Romagna e Toscana, dove i livelli di contaminazione sono oggetto di indagine.
Mentre le istituzioni lavorano per affrontare l'emergenza, i cittadini possono adottare misure pratiche per ridurre l'esposizione, come utilizzare filtri per l'acqua certificati per la rimozione dei Pfas; evitare l’uso eccessivo di padelle antiaderenti danneggiate; controllare la provenienza degli alimenti, preferendo prodotti locali certificati; ridurre l'acquisto di prodotti impermeabilizzati o resistenti alle macchie.