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Pfas assunti da tutti gli italiani senza saperlo, altro che solo nell'acqua potabile. I rischi per la salute

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Da dove arrivano i Pfas

I Pfas comprendono migliaia di composti utilizzati per rendere i materiali resistenti all'acqua, al grasso e al calore.

I Pfas (sostanze perfluoroalchiliche) sono sostanze chimiche, note per la loro capacità di resistere alla degradazione, si trovano ovunque: nell'acqua, negli alimenti e persino nell'aria. Alcuni studi hanno dimostrato che tutti gli italiani, in un modo o nell’altro, ne sono stati esposti. Nonostante il dibattito si sia spesso concentrato sull'acqua potabile, le fonti di contaminazione sono molteplici e i rischi per la salute sono sempre più evidenti:

  • Da dove arrivano i Pfas e come entrano nei nostri corpi
  • Rischi per la salute, perché dobbiamo preoccuparci
  • Non solo acqua, l’ampia diffusione dei Pfas

Da dove arrivano i Pfas e come entrano nei nostri corpi

Le sostanze perfluoroalchiliche sono utilizzate da decenni in numerosi settori industriali. La loro applicazione spazia dai rivestimenti antiaderenti per utensili da cucina agli imballaggi alimentari, dai tessuti impermeabili ai prodotti chimici industriali. Questi composti chimici si sono diffusi ampiamente nell’ambiente a causa della loro estrema stabilità molecolare, che impedisce loro di degradarsi nel tempo.

I principali canali di esposizione sono il cibo contaminato, come pesce, carne e prodotti agricoli coltivati in zone esposte; aria e polveri, soprattutto in prossimità di impianti industriali che trattano Pfas; prodotti di uso quotidiano, tra cui cosmetici e contenitori alimentari rivestiti; acqua potabile, contaminata in molte aree, specialmente nelle regioni con un passato industriale significativo.

Una volta ingeriti o inalati, i Pfas si accumulano nel corpo umano, in particolare nel sangue e negli organi vitali, dove possono rimanere per anni.

Rischi per la salute, perché dobbiamo preoccuparci

I Pfas sono stati associati a molti problemi di salute, molti dei quali documentati da ricerche internazionali. Questi composti possono interferire con il sistema endocrino, compromettere il sistema immunitario e aumentare il rischio di alcune malattie croniche. Tra i rischi ci sono le alterazioni ormonali e riduzione della fertilità, con possibili complicazioni durante la gravidanza; l'aumento delle probabilità di sviluppare malattie cardiovascolari e ipertensione; le connessioni con alcuni tipi di tumori, tra cui quelli al fegato e ai reni; la riduzione della risposta immunitaria, aumentando la vulnerabilità a infezioni e malattie autoimmuni.

Questi effetti possono manifestarsi anche a livelli di esposizione relativamente bassi, rendendo i Pfas una minaccia insidiosa.

Non solo acqua, l’ampia diffusione dei Pfas

Nonostante l'attenzione mediatica si sia spesso focalizzata sull'acqua potabile, si tratta solo di una parte del problema. Alimenti come pesce, carne e prodotti agricoli provenienti da terreni contaminati sono un'altra importante fonte di esposizione. Anche l'uso quotidiano di utensili da cucina rivestiti con materiali antiaderenti o contenitori alimentari trattati può contribuire all’accumulo di queste sostanze nel corpo.

Le regioni italiane più colpite includono il Veneto, in particolare l'area compresa tra Vicenza, Verona e Padova. Qui, l'inquinamento da Pfas è stato collegato a decenni di attività industriale non regolamentata. Altre aree a rischio includono alcune zone della Lombardia, Emilia-Romagna e Toscana, dove i livelli di contaminazione sono oggetto di indagine.

Mentre le istituzioni lavorano per affrontare l'emergenza, i cittadini possono adottare misure pratiche per ridurre l'esposizione, come utilizzare filtri per l'acqua certificati per la rimozione dei Pfas; evitare l’uso eccessivo di padelle antiaderenti danneggiate; controllare la provenienza degli alimenti, preferendo prodotti locali certificati; ridurre l'acquisto di prodotti impermeabilizzati o resistenti alle macchie.