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Tutti i casi in cui si perde l'assegno di inclusione nel 2025

di Chiara Compagnucci pubblicato il
aggiornato con informazioni attualizzate il
perdita assegno inclusione

Sono diversi i casi in cui si perde il diritto a percepire l’assegno di inclusione: ecco quali sono, quando e perché scattano

L’Assegno di Inclusione è la misura cardine per il contrasto alla povertà e all’esclusione sociale, sostituendo il Reddito di cittadinanza e coinvolgendo nuclei in situazioni di fragilità economica o sociale. Tuttavia, per mantenere il diritto al beneficio, sono necessari adempiimenti continui, rispetto di limiti reddituali e patrimoniali e l’osservanza di regole stringenti, pena la sospensione, la decadenza o la revoca definitiva della prestazione. Comprendere con precisione tutti i casi in cui si perde l’assegno di inclusione è essenziale per evitare sanzioni e conseguenze finanziarie rilevanti per l’intero nucleo familiare.

Requisiti, limiti e condizioni per beneficiare dell’Assegno di Inclusione

Per accedere all’Assegno di Inclusione nel 2025 occorre che almeno un componente rientri in una delle seguenti casistiche:

  • presenza di disabilità (ai sensi della normativa ISEE);
  • minorenni a carico;
  • over 60 anni;
  • persone in situazione di svantaggio certificato dai servizi sociosanitari pubblici;
Ulteriori requisiti obbligatori includono:
  • Residenza in Italia da almeno cinque anni, di cui gli ultimi due continuativi; estensione ai familiari del beneficiario;
  • ISEE entro 9.360 euro (o fino a 10.140 euro in presenza di affitto documentato);
  • Reddito familiare annuo inferiore a 6.000 euro (elevabile in caso di disabilità o affitto);
  • Patrimonio immobiliare diverso dalla prima casa non superiore a 30.000 euro;
  • Patrimonio mobiliare entro 6.000 euro (incrementabile in presenza di più componenti e/o disabilità);
  • Assenza di auto/moto di cilindrata superiore ai limiti e immatricolati negli ultimi 3 anni (salvo veicoli per disabili);
  • Assenza di navi, imbarcazioni, aeromobili;
  • Assenza di misure cautelari personali, prevenzione o condanne penali definitive a carico dei componenti.
L’accertamento delle condizioni economiche e patrimoniali avviene tramite DSU aggiornata e controlli incrociati tra banche dati pubbliche.

Mancato rispetto degli obblighi amministrativi, quando si perde il beneficio

Il rispetto delle procedure e degli obblighi di attivazione rappresenta uno dei principali presupposti per la continuità nell’erogazione dell’Assegno:

  • Non presentarsi all’appuntamento con i servizi sociali entro 120 giorni dalla sottoscrizione del PAD comporta la sospensione e, in assenza di giustificato motivo o di regolarizzazione, la decadenza definitiva da tutta la misura per il nucleo.
  • Mancata sottoscrizione del Patto di inclusione sociale o del Patto di servizio personalizzato determina la cessazione del diritto al beneficio senza possibilità di rinnovo per 6 mesi.
  • Non partecipare alle attività di formazione, ai percorsi di reinserimento lavorativo o all’istruzione degli adulti (per chi è obbligato) espone al rischio di decadenza immediata, fatte salve motivazioni documentate.
  • Inosservanza dell’obbligo di presentazione periodica (ogni 90 giorni) per la conferma della posizione comporta la sospensione temporanea, prolungata dell’intero nucleo familiare, tranne nei casi di esenzione previsti.
  • Rispondere a ogni convocazione di servizi sociali o del lavoro è essenziale: l’assenza non giustificata alle convocazioni successive alla prima è causa di decadenza.

Cause economiche e patrimoniali di perdita dell’Assegno di Inclusione

Tutti i beneficiari sono tenuti a comunicare tempestivamente ogni variazione della situazione reddituale, patrimoniale o della composizione del nucleo familiare. Ecco i principali casi di decadenza legati ai requisiti economici:
  • Superamento dei limiti di ISEE (superiore a 9.360 euro o a quello rivalutato in base a nuove direttive);
  • Superamento del patrimonio mobiliare o immobiliare oltre le soglie stabilite;
  • Incremento del reddito familiare oltre la soglia prevista;
  • Non presentazione di una DSU aggiornata entro i termini di legge, in caso di variazione del nucleo familiare (es. ingresso o uscita di un componente);
  • Mancata comunicazione di altri redditi rilevanti, come introiti da lavoro subordinato, autonomo o prestazioni assimilate;
  • Omessa dichiarazione di attività lavorativa (compresa quella occasionale o autonoma) anche se di breve durata.
Il termine per la comunicazione delle variazioni è generalmente di 15 giorni dalla data dell’evento, tramite modello ADI-Com o DSU aggiornata.

Obblighi legati al lavoro e all’attivazione: cosa comporta la violazione

Uno degli obiettivi centrali dell’Assegno di Inclusione è il reinserimento sociale e lavorativo dei beneficiari che ne hanno la capacità. La perdita o la decadenza intervengono in caso di:

  • Rifiuto della prima offerta di lavoro congrua, anche se proposta con vincoli di distanza stabiliti dalla legge (contratto a tempo pieno o parziale, almeno al 60%, stipendio conforme al CCNL);
  • Non accettazione di un’offerta a tempo determinato entro 80 km dalla residenza (soprattutto se nel nucleo vi sono figli minori di 14 anni);
  • Assenza non giustificata dalle attività di formazione o riqualificazione professionale previste dal Patto di servizio personalizzato;
  • Non rispetto degli impegni sottoscritti nel percorso di inclusione sociale individualizzato.
L’aderenza alle politiche attive del lavoro e la puntuale partecipazione rappresentano un criterio dirimente nella valutazione della permanenza del diritto al beneficio.

Sospensione, decadenza e revoca: definizione legale e conseguenze

La normativa attualmente vigente (decreto-legge 48/2023, L. 85/2023) distingue tre principali situazioni:

  • Sospensione: Interruzione temporanea del versamento dell’assegno dovuta, ad esempio, a misure cautelari personali, mancata presentazione agli incontri periodici, accettazione di un lavoro di durata massima di 6 mesi. La prestazione è riattivabile quando viene meno la causa di sospensione.
  • Decadenza: Perdita definitiva per il nucleo familiare, con obbligo di restituzione delle somme indebitamente percepite dalla data dell’evento. Sono cause di decadenza la mancata sottoscrizione dei Patti obbligatori, il rifiuto delle offerte di lavoro congrue o le comunicazioni mendaci.
  • Revoca: Applicata in caso di false dichiarazioni, omissioni intenzionali, procedimenti penali con condanna definitiva. In questi casi si impone la restituzione dell'intera somma ricevuta e il divieto di presentare ulteriore richiesta prima che siano decorsi sei mesi (o dieci anni per le sentenze penali definitive).
In caso di sospensione o decadenza, la Carta di Inclusione viene immediatamente disattivata da INPS.

Altri casi specifici di perdita dell’Assegno di Inclusione

Vi sono ulteriori motivi, normati da disposizioni specifiche, che possono incidere sul diritto al beneficio:

  • Dimissioni volontarie senza giusta causa da parte di un componente maggiorenne responsabile, con conseguente esclusione per l’intero nucleo per i 12 mesi successivi all’evento;
  • Mancata comunicazione dello stato di detenzione o di ricovero in istituti di lunga degenza entro 15 giorni;
  • Iscrizione nell’anagrafe degli italiani all’estero (AIRE) o cessazione sostanziale della residenza in Italia;
  • Accertata incompatibilità con altri strumenti a sostegno del reddito, come la Carta Dedicata a Te, se specificato nei criteri di esclusione INPS;
  • Mancato aggiornamento dell’ISEE entro le scadenze annuali previste dall’INPS.

Controlli, sanzioni e obblighi di restituzione degli importi

I controlli sull’erogazione e il mantenimento dell’Assegno di Inclusione sono affidati all’INPS, all’Ispettorato Nazionale del Lavoro, ai Comuni e alla Guardia di Finanza. La legge prevede severe sanzioni amministrative e penali in caso di:
  • Dichiarazioni false od omissioni nella domanda o nelle comunicazioni successive;
  • Omissione delle variazioni del reddito, del patrimonio o della composizione del nucleo familiare;
  • Svolgimento di lavoro non dichiarato durante la percezione dell’assegno.
  • La reclusione può arrivare fino a 6 anni e comporta, oltre alla decadenza immediata, l’obbligo di restituire tutte le somme non spettanti ricevute.
I provvedimenti sanzionatori sono comunicati ai beneficiari dall’INPS tramite la piattaforma SIISL e producono effetti immediati sulla disattivazione della carta ADI.

Tabella riepilogativa: principali casi di perdita dell’Assegno di Inclusione

Causa Effetto Tempi di riesame nuova domanda
Mancata presentazione ai servizi sociali Sospensione, poi decadenza 6 mesi
Rifiuto offerta di lavoro congrua Decadenza 6 mesi
Superamento soglie ISEE/reddituali/patrimoniali Revoca/decadenza 6 mesi
Dichiarazioni false o mendaci Revoca e obbligo restituzione 10 anni
Dimissioni volontarie (no giusta causa) Decadenza 12 mesi
Mancato aggiornamento DSU/ISEE Decadenza 6 mesi
Mancata comunicazione variazione nucleo/ reddito Decadenza o sospensione 6 mesi
Lavoro in nero o non comunicato Decadenza e sanzioni penali 10 anni
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