La Guardia di finanza ha esaminato i dati delle vendite online incrociandoli con le informazioni fornite dai gestori dei siti e-commerce.
La Guardia di finanza ha portato alla luce un vasto fenomeno di evasione fiscale nel settore dell'e-commerce, coinvolgendo più di 850 operatori economici, prevalentemente stranieri. Questi venditori, utilizzando le piattaforme dei grandi colossi del marketplace, hanno realizzato vendite di beni a consumatori privati senza dichiarare i proventi al Fisco.
L'indagine delle Fiamme gialle ha rivelato un giro d'affari complessivo che supera 1,3 miliardi di euro. Di questa somma, oltre il 47% è stato occultato al Fisco, con circa 300 milioni di euro di Iva evasa e non dichiarata. L'inchiesta si è focalizzata sull'analisi dettagliata dei dati di oltre 2.500 venditori, confrontati con le informazioni fornite dai gestori dei siti di e-commerce. Vediamo i dettagli:
La normativa vigente fino al 2021 prevedeva che l'Iva sulle vendite a distanza tramite e-commerce verso consumatori privati fosse assolta nello Stato membro di destinazione dei beni, a condizione che il giro d'affari annuale superasse i 35.000 euro. Le vendite effettuate da un operatore con sede in un altro Stato membro verso consumatori italiani erano soggette a Iva in Italia solo se il fatturato annuo superava questa soglia, che successivamente è stata abbassata a 10.000 euro.
Al superamento della soglia di fatturato, il venditore era obbligato a nominare un rappresentante fiscale o a identificarsi in Italia per adempiere agli obblighi fiscali, che comprendevano documentazione, registrazione, dichiarazione e versamento delle imposte.
L'inchiesta ha svelato un giro d'affari non dichiarato con circa 300 milioni di euro di Iva evasa.
L'efficacia dell'indagine è stata possibile grazie alla collaborazione tra la Guardia di finanza e le piattaforme di e-commerce, che hanno fornito dati cruciali per l'identificazione delle irregolarità. Le autorità continueranno a svolgere verifiche approfondite per prevenire e contrastare l'evasione fiscale, garantendo così una maggiore equità nel sistema tributario.
Gli imprenditori e privati coinvolti, provenienti da diverse parti del mondo, sfruttavano le lacune nei controlli fiscali per evadere le tasse. L'indagine ha evidenziato come, non registrandosi correttamente ai fini Iva o dichiarando volumi di vendita molto inferiori a quelli reali, questi operatori riuscivano a ridurre artificialmente il loro carico fiscale. Questo comportamento sottraeva risorse al fisco italiano e creava anche una distorsione del mercato a svantaggio degli operatori onesti.
In seguito all'inchiesta, la quasi totalità degli operatori economici coinvolti si è rapidamente attivata per regolarizzare la propria posizione fiscale, effettuando i versamenti dovuti all'Erario italiano. Le autorità fiscali continueranno con verifiche approfondite per recuperare le somme evase, che ammontano a cifre milionarie non dichiarate al fisco.