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Vestiti in cotone destinati a sparire entro poco tempo per ennesima nuova legge green paradossale Ue

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Cotone, fibra naturale ancora rilevante

L'Unione europea ha introdotto una serie di normative con l'obiettivo di promuovere la sostenibilità nel settore tessile. Cosa sta cambiando.

Negli ultimi anni, l’Unione europea ha introdotto una serie di normative per rendere l’industria tessile più sostenibile, in linea con il Green Deal europeo. Alcune di queste disposizioni, come il Regolamento Ecodesign, hanno suscitato dibattiti e fraintendimenti, tra cui l’idea che i vestiti in cotone siano destinati a scomparire. Le nuove regole non vietano il cotone ma puntano a regolare l'intero settore tessile e promuovere materiali e processi produttivi più sostenibili:

  • La nuove legge green dell'Unione europea
  • Il ruolo del cotone, una fibra naturale ancora rilevante

La nuove legge green dell'Unione europea

Approvato nel dicembre 2024, il Regolamento Ecodesign introduce norme che cambiano il modo in cui i prodotti tessili vengono progettati, realizzati e distribuiti. Tra le novità c'è il divieto di distruzione degli abiti invenduti, una pratica comune nel fast fashion, spesso criticata per il suo impatto ambientale. Secondo le stime della Commissione europea, questa misura può ridurre di milioni di tonnellate i rifiuti tessili prodotti annualmente.

Il regolamento impone inoltre requisiti di durevolezza, riparabilità e riciclabilità per i prodotti tessili. Ogni capo di abbigliamento deve essere accompagnato da un passaporto digitale, contenente informazioni sulla composizione, sull’origine delle materie prime e sulla sostenibilità del processo produttivo. Questa innovazione punta a incentivare un’economia circolare, dove i materiali vengano riutilizzati e riciclati più volte.

La necessità di conformarsi ai requisiti di ecodesign e di adottare pratiche più sostenibili comporta costi aggiuntivi per le aziende. Queste misure sono considerate fondamentali per ridurre l’impatto ambientale di un’industria che, secondo l’Onu, è responsabile del 10% delle emissioni globali di CO2 e di enormi quantità di rifiuti.

Il ruolo del cotone, una fibra naturale ancora rilevante

Contrariamente a quanto si possa pensare, il cotone non è destinato a sparire. Le nuove normative europee non vietano la produzione o la vendita di capi realizzati con questa fibra naturale, che continua a essere una delle più utilizzate al mondo. Ma l’Unione europea sta promuovendo l’utilizzo di cotone biologico e altre pratiche agricole sostenibili per ridurre l’impatto ambientale della sua coltivazione, che è notoriamente intensiva in termini di consumo d’acqua e uso di pesticidi.

Il cotone, se prodotto e lavorato in modo responsabile, rimane una scelta preferibile rispetto a molte fibre sintetiche derivate dal petrolio. Materiali come il poliestere e il nylon, sebbene economici e versatili, sono spesso più inquinanti e difficili da riciclare. Per questo motivo, le normative europee spingono verso una maggiore trasparenza e responsabilità nella catena di approvvigionamento tessile.

L’economia circolare diventa così l’obiettivo primario delle nuove politiche europee. Attraverso il passaporto digitale e incentivi per il riciclo, l’Unione europea mira a ridurre i rifiuti tessili, stimolando allo stesso tempo innovazione e investimenti in tecnologie sostenibili.