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Chi paga la multa presa con auto aziendale tra dipendente o impresa in base ai diversi casi

Le motivazioni possono essere numerose, come il superamento dei limiti di velocità o il passaggio con il semaforo rosso. Oppure per un più semplice divieto di sosta.

Autore: Chiara Compagnucci
pubblicato il
e aggiornato con informazioni attualizzate il
Chi paga la multa presa con auto azienda

La questione relativa al pagamento delle sanzioni amministrative derivanti da violazioni stradali commesse con veicoli aziendali rappresenta un tema complesso e spesso controverso. Quando un dipendente utilizza un'auto di proprietà dell'impresa, è essenziale stabilire con chiarezza chi debba farsi carico della multa in caso di infrazione del Codice della Strada. La normativa vigente e la giurisprudenza hanno delineato regole precise che disciplinano le responsabilità in questi casi.

La responsabilità del conducente nelle infrazioni stradali

In linea generale, il principio cardine che regola il pagamento delle sanzioni amministrative per violazioni al Codice della Strada è chiaro: la multa deve essere pagata da chi commette l'infrazione, indipendentemente dalla proprietà del veicolo. Questo significa che, nella maggior parte dei casi, è il dipendente alla guida dell'auto aziendale a dover rispondere economicamente della contravvenzione.

Quando viene commessa un'infrazione, l'autorità competente risale al proprietario del veicolo tramite il numero di targa. Nel caso di auto aziendali, il verbale viene quindi inviato alla sede legale dell'impresa. A questo punto, l'azienda ha l'obbligo di comunicare i dati del conducente responsabile dell'infrazione.

Una volta identificato il conducente, le possibili opzioni sono:

Nella prassi aziendale, spesso l'impresa anticipa il pagamento della sanzione per poi recuperare la somma tramite trattenuta dalla busta paga del dipendente nel mese successivo.

Decurtazione dei punti dalla patente

Oltre all'aspetto economico, occorre considerare la questione della decurtazione dei punti dalla patente. In base all'articolo 126-bis del Codice della Strada, quando viene contestata un'infrazione che prevede la decurtazione dei punti (come l'eccesso di velocità o il passaggio con semaforo rosso), i punti vengono sottratti dalla patente di chi era effettivamente alla guida al momento dell'infrazione.

L'azienda proprietaria del veicolo ha l'obbligo di comunicare alle autorità competenti i dati del conducente entro 60 giorni dalla notifica del verbale. In caso contrario, l'impresa può incorrere in una sanzione amministrativa pecuniaria aggiuntiva.

Casi in cui la responsabilità ricade sull'azienda

Esistono tuttavia circostanze specifiche in cui è l'azienda a dover sostenere il costo della sanzione. Questo avviene quando l'infrazione è imputabile a carenze o omissioni dell'impresa stessa, e non al comportamento del dipendente. Alcuni esempi:

  • Omessa revisione del veicolo: se l'azienda non ha provveduto a sottoporre l'auto alla revisione obbligatoria, la multa conseguente sarà a suo carico
  • Mancato pagamento della tassa di circolazione: la responsabilità ricade sul proprietario del mezzo
  • Assicurazione scaduta o assente: l'obbligo assicurativo è in capo al proprietario dell'auto
  • Difetti di manutenzione: quando l'infrazione deriva da problemi tecnici dovuti a scarsa manutenzione del veicolo

In questi casi, l'azienda non può addebitare al dipendente una sanzione derivante da una propria negligenza nella gestione della flotta aziendale.

Responsabilità datoriale in materia di sicurezza

Va sottolineato che il veicolo aziendale rappresenta a tutti gli effetti un ambiente di lavoro, e come tale rientra nell'ambito delle responsabilità del datore di lavoro in materia di sicurezza. Secondo il Decreto Legislativo 81/2008 (Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro), i datori di lavoro hanno l'obbligo di garantire condizioni di sicurezza per i propri dipendenti, anche quando questi operano alla guida di veicoli aziendali.

Questo significa che l'impresa deve assicurarsi che i veicoli siano in perfette condizioni di sicurezza e idonei alla circolazione. In caso contrario, qualora si verifichi un incidente grave causato da carenze manutentive del veicolo, il datore di lavoro potrebbe essere chiamato a rispondere anche penalmente.

Infrazioni per divieto di sosta: casi particolari

Le multe per divieto di sosta rappresentano un caso particolare. In alcune circostanze, queste potrebbero essere a carico dell'azienda, soprattutto se il dipendente si trovava nell'impossibilità oggettiva di trovare un parcheggio regolare durante lo svolgimento di attività lavorative urgenti o necessarie.

La Corte di Cassazione, con diverse sentenze, ha stabilito che se il dipendente dimostra di aver parcheggiato in divieto di sosta per necessità lavorative improrogabili, e in assenza di alternative praticabili, la multa potrebbe essere legittimamente addebitata all'azienda. Questo principio si applica in particolare per figure come agenti di commercio, tecnici di assistenza o personale che deve effettuare consegne o interventi urgenti.

È importante sottolineare che questa eccezione non costituisce una regola generale, ma va valutata caso per caso, considerando le specifiche circostanze in cui è avvenuta l'infrazione.

Accordi contrattuali e regolamenti aziendali

Molte aziende, per evitare controversie, disciplinano l'utilizzo dei veicoli aziendali attraverso specifici regolamenti interni o clausole contrattuali. Questi documenti possono prevedere:

  • Procedure dettagliate per la gestione delle multe
  • Limitazioni all'uso personale del veicolo
  • Responsabilità del dipendente in caso di infrazioni
  • Eventuali franchigie o casi in cui l'azienda si fa carico delle sanzioni

È fondamentale che questi regolamenti siano chiari, equi e portati a conoscenza dei dipendenti prima dell'assegnazione del veicolo. In caso contrario, potrebbero sorgere contestazioni sulla legittimità dell'addebito delle multe in busta paga.

Gestione delle contestazioni tra dipendente e azienda

Non è raro che sorgano controversie tra dipendente e datore di lavoro riguardo alla responsabilità per le multe. In questi casi, è necessario valutare attentamente le circostanze specifiche dell'infrazione.

Il dipendente può contestare l'addebito della multa se:

  • L'infrazione è dovuta a problemi tecnici del veicolo di cui non era a conoscenza
  • La violazione è stata commessa per esigenze di servizio improrogabili
  • L'azienda non ha fornito strumenti adeguati per rispettare il Codice della Strada (ad esempio, disco orario, permessi di accesso a ZTL, ecc.)

D'altra parte, l'azienda può legittimamente addebitare la multa al dipendente quando:

  • L'infrazione deriva da negligenza o imprudenza personale
  • La violazione è avvenuta durante l'uso personale del veicolo (se consentito)
  • Il dipendente ha violato consapevolmente il Codice della Strada

Aspetti disciplinari legati alle infrazioni stradali

Oltre all'aspetto economico della multa, le infrazioni commesse alla guida di veicoli aziendali possono avere risvolti disciplinari. Il datore di lavoro può infatti considerare la violazione del Codice della Strada come un'inadempienza contrattuale, soprattutto se:

  • Le infrazioni sono ripetute e abituali
  • Il comportamento alla guida è particolarmente pericoloso (guida in stato di ebbrezza, eccesso di velocità grave)
  • L'infrazione ha causato danni al veicolo o a terzi
  • La violazione ha compromesso l'immagine aziendale (ad esempio, se il veicolo riporta il logo dell'azienda)

In questi casi, l'azienda può avviare un procedimento disciplinare che, nei casi più gravi, potrebbe portare anche al licenziamento per giusta causa, come confermato da diverse sentenze della Corte di Cassazione.

Procedura per il recupero delle somme

Quando l'azienda riceve una multa relativa a un'infrazione commessa da un dipendente con un veicolo aziendale, deve seguire una procedura corretta per il recupero delle somme:

  1. Identificare con certezza il conducente responsabile dell'infrazione
  2. Comunicare tempestivamente al dipendente l'esistenza della multa
  3. Fornire copia del verbale e permettere al dipendente di valutare l'eventuale ricorso
  4. In caso di decisione di pagamento, concordare le modalità di addebito
  5. Procedere con la trattenuta in busta paga, nel rispetto dei limiti di legge

È importante ricordare che, secondo l'articolo 1246 del Codice Civile, la trattenuta in busta paga non può superare il quinto dello stipendio. Se la multa è di importo elevato, potrebbe essere necessario dilazionare il recupero su più mensilità.

Casi giurisprudenziali rilevanti

Nel corso degli anni, diverse sentenze hanno contribuito a delineare i principi in materia di responsabilità per le multe con auto aziendali:

  • La Corte di Cassazione ha stabilito che il datore di lavoro è tenuto a dimostrare l'effettiva responsabilità del dipendente per poter procedere all'addebito della multa
  • Il Tribunale di Milano ha riconosciuto l'illegittimità dell'addebito automatico delle multe in busta paga senza un preventivo accertamento della responsabilità del dipendente
  • La Cassazione ha anche chiarito che in caso di infrazioni per carenze strutturali del veicolo, la responsabilità ricade sull'azienda

Questi orientamenti giurisprudenziali sottolineano l'importanza di valutare caso per caso le circostanze specifiche dell'infrazione, evitando automatismi nell'addebito delle sanzioni ai dipendenti.

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