Comprendere in che modo sia possibile azzerare o ridurre al minimo i costi della fornitura elettrica è oggi una priorità per molti. L'obiettivo di una "Zero Bolletta" nasce dal desiderio di liberarsi da spese ricorrenti, sfruttando soluzioni come il fotovoltaico o la partecipazione a comunità energetiche. Tuttavia, prima di assumere che si possa smettere di pagare qualsiasi importo, è necessario approfondire il funzionamento della bolletta elettrica in Italia e chiarire quali costi siano davvero comprimibili e quali invece rappresentino spese fisse e inevitabili.
Moltissimi utenti si sono chiesti, almeno una volta, perché una bolletta venga emessa anche quando la casa resta disabitata per mesi e il contatore indica zero consumi. Questa situazione deriva dalla particolare struttura della fatturazione elettrica, che prevede l'esistenza di costi fissi indipendenti dall'energia consumata. Anche se la luce non viene utilizzata, nel dettaglio della fattura compaiono sempre voci come la gestione del contatore, il trasporto, gli oneri di sistema e le spese:
Gestione e Trasporto: la rete elettrica italiana richiede costante manutenzione e controllo, fattori per cui la distribuzione e la gestione dei contatori generano spese che vengono ripartite su tutti gli utenti.
Oneri di sistema: si tratta di contributi obbligatori stabiliti da ARERA (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente), che finanziano attività di interesse generale come il sostegno alle fonti rinnovabili e la manutenzione della rete.
Spese commerciali: le quote di commercializzazione coprono le attività del fornitore per la gestione dei contratti e dell'assistenza clienti.
Di conseguenza, anche con consumi azzerati, la bolletta include queste componenti che possono pesare per diverse decine di euro ogni bimestre. L'imposta sul valore aggiunto (IVA) viene applicata sui servizi erogati e sulle quote fisse, mentre l'accisa sull'energia si annulla in assenza di consumi. Perciò, azzerare la fornitura non equivale automaticamente ad azzerare la fattura, ma solo a ridurre a zero la parte variabile legata ai kilowattora effettivamente consumati.
Per orientarsi meglio tra le diverse voci della bolletta dell'energia elettrica, può essere utile distinguere fra costi fissi e costi variabili. I primi vengono fatturati anche in totale assenza di prelievi di energia, i secondi sono invece commisurati ai consumi registrati:
Tipo di Costo |
Esempi |
Fissi |
Fissi di gestione contatore, oneri di sistema (quota fissa), costi di commercializzazione (PCV) |
Variabili |
Materia energia, quota energia trasporto, oneri di sistema variabili, imposte (accisa e una parte dell'IVA) |
I costi variabili si annullano solo nel caso di consumo pari a zero, ma nella generalità dei casi sono quelli che si possono comprimere adottando comportamenti virtuosi e sistemi di autoproduzione energetica. I costi fissi, invece, rappresentano una quota strutturale che ogni utente deve sostenere periodicamente, ad eccezione di chi decide di chiudere completamente il contatore, con costi e tempi di riattivazione da considerare attentamente.
Gestione contatore e trasporto: si pagano anche in assenza di consumi, sono stabiliti dall'Autorità e uguali per tutti i fornitori.
Oneri di sistema: parte fissa, destinata a finanziare investimenti per sviluppo rete, incentivi rinnovabili, agevolazioni particolari.
Commercializzazione: ogni operatore stabilisce una quota per la gestione del cliente, spesso compresa tra 5 e 10 euro a bolletta.
L'installazione di un impianto fotovoltaico rappresenta oggi una delle strategie più efficaci per trasformare la propria casa in una "quasi-off grid" e ridurre drasticamente il valore delle bollette elettriche. Un impianto dimensionato correttamente, abbinato se possibile a sistemi di accumulo, consente di coprire anche oltre l'80% del fabbisogno energetico annuo, specialmente nelle abitazioni residenziali con consumi elevati nelle ore diurne:
Autoconsumo diretto: la quota di energia prodotta e consumata in tempo reale può raggiungere facilmente il 50-60% durante le giornate soleggiate.
Impianti con accumulo: permettono di spostare l'energia dalla produzione diurna ai prelievi serali/notturni, incrementando la quota di autosufficienza.
Scambio sul posto/ritiro dedicato: l'energia non autoconsumata viene immessa in rete e valorizzata secondo regole fissate dal GSE (Gestore dei Servizi Energetici).
Il fotovoltaico consente di ridurre (a volte azzerare) la componente variabile della bolletta, abbattendo sensibilmente la voce “materia energia”. Tuttavia, i costi fissi rimangono e, per una famiglia tipo, rappresentano circa 120-180 euro annuali difficilmente eliminabili. Occorre inoltre considerare l'investimento iniziale e i tempi di rientro, che possono variare in funzione di incentivi e detrazioni statali.
Anche con un impianto solare di ultima generazione, il completo azzeramento della bolletta resta un obiettivo poco realistico per la gran parte delle famiglie italiane. Il motivo principale risiede nella presenza di voci obbligatorie, stabilite da regolamenti nazionali e non eliminabili attraverso l'autoproduzione:
Costi gestione/trasporto: la presenza del contatore e l'accesso alla rete generano costi, anche se l'energia prelevata è minima o nulla.
Oneri di sistema: una quota fissa va sempre corrisposta per il mantenimento e la modernizzazione della rete interconnessa.
Spese commercializzazione: ogni società applica una fee per la gestione del contratto.
L'unica decisione che consente di azzerare davvero la spesa è la disattivazione completa del contatore, con implicazioni importanti in caso di riutilizzo futuro. Per gli utenti che scelgono soluzioni off-grid totali, questa valutazione comporta anche la rinuncia ai servizi garantiti dalla rete nazionale, come il pronto ripristino in caso di guasto all'impianto domestico.
Un nuovo approccio alla riduzione delle bollette elettriche è rappresentato dalle comunità energetiche rinnovabili (CER), che permettono a gruppi di cittadini, condomini o aziende di condividere energia prodotta localmente, tipicamente da fonti solari:
La produzione condivisa tramite CER consente di abbassare il costo individuale della fornitura, sfruttando l'autoconsumo collettivo e l'organizzazione dei consumi tra i partecipanti.
Le CER sono riconosciute e incentivate dalla normativa italiana ed europea, soprattutto tramite il Decreto Legislativo 199/2021 (), che ne disciplina funzionamento, incentivi e configurazioni ammissibili.
I benefici per i membri prevedono riduzioni sulla componente materia energia, oltre a premi economici sulla quota autoconsumata e condivisa.
Nonostante questo modello, anche qui restano da pagare i costi di accesso e gestione della rete, così come una parte delle imposte e degli oneri di sistema. Tuttavia, il vantaggio rispetto all'utenza individuale è dato da economie di scala e dalla maggiore possibilità di assorbire tutta l'energia prodotta.