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Fotovoltaico condominiale su tetto o in parti comuni e gruppo di autoconsumo. Come funziona e quanto fa risparmiare

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Fotovoltaico condominiale su tetto

Quando si prende in considerazione l'idea di installare un impianto fotovoltaico su un edificio condominiale, il primo passo è comprendere chi può decidere e con quali modalità.

Nei condomini, dove convivono decine di famiglie e gli spazi comuni offrono un potenziale spesso inutilizzato, l'installazione di un impianto fotovoltaico condiviso può trasformarsi in una soluzione vantaggiosa. Ma la complessità delle normative, le resistenze interne e la difficoltà nel comprendere i meccanismi di incentivo hanno frenato la diffusione di questa tecnologia. Oggi però la situazione sta cambiando: grazie alla possibilità di costituire un gruppo di autoconsumo condominiale, supportato da incentivi pubblici e procedure semplificate, l'energia prodotta sul tetto può essere suddivisa tra le famiglie.

  • Impianto condiviso, come si installa, chi decide e cosa comporta
  • Gruppo di autoconsumo: cos'è, come si crea e quali vantaggi
  • Simulazioni di risparmio e costi reali

Impianto condiviso, come si installa, chi decide e cosa comporta

Quando si prende in considerazione l'idea di installare un impianto fotovoltaico su un edificio condominiale, il primo passo è comprendere chi può decidere e con quali modalità. L'articolo 1120 del Codice Civile stabilisce che per procedere all'installazione di pannelli solari su parti comuni, come il tetto, serve una delibera assembleare approvata dalla maggioranza degli intervenuti che rappresenti almeno un terzo del valore dell'edificio. A fronte di una spesa contenuta, dilazionabile nel tempo e in parte finanziata, si possono avviare impianti che alimentano non solo le parti comuni ma anche le singole abitazioni, rendendo l'intero stabile più efficiente e autonomo.

Dal punto di vista tecnico, un impianto fotovoltaico da 30 o 40 kW, collocato sul tetto e integrato con contatori digitali intelligenti, è in grado di produrre energia durante tutto l'arco della giornata, con picchi nelle ore centrali. Questa produzione viene registrata, immessa in rete e poi ridistribuita tra le utenze collegate, in base ai consumi orari e alle regole di ripartizione stabilite in fase di registrazione del gruppo. Non è necessario, come accadeva in passato, cablare i contatori o modificare l'infrastruttura interna: basta che tutti i partecipanti siano connessi alla stessa cabina primaria, e la condivisione dell'energia diventa automatica e regolamentata.

Il condominio dovrà nominare un referente, che potrà coincidere con l'amministratore o essere un soggetto esterno che si occuperà di rappresentare il gruppo nei confronti del GSE, di ricevere i contributi economici per l'energia condivisa e di suddividerli tra i partecipanti secondo quanto concordato.

Gruppo di autoconsumo: cos'è, come si crea e quali vantaggi

Il gruppo di autoconsumo collettivo è un'entità giuridico-energetica prevista dalla normativa dal 2020, ma rilanciata grazie agli incentivi del Pnrr. Si tratta di una forma semplificata rispetto alle comunità energetiche rinnovabili, che richiedono la costituzione di un'associazione con atto notarile e statuto, pensata per piccoli aggregati come appunto i condomini. Non serve costituire una società, né iscriversi a un albo: basta che due o più soggetti, produttori e consumatori, decidano di associarsi e di condividere l'energia in eccesso prodotta da un impianto fotovoltaico.

Per poter costituire il gruppo è necessario che i contatori degli utenti coinvolti siano monitorati cioè dotati di telegestione, e che vengano registrati con i rispettivi codici POD nel portale del Gestore dei Servizi Energetici. L'energia che viene prodotta ma non consumata in loco, e che quindi viene immessa in rete, viene assegnata ai membri del gruppo in base alla loro effettiva domanda oraria. In buona sostanza, se un appartamento consuma tra le 12 e le 14, nelle stesse ore in cui l'impianto produce al massimo, quella quota di energia sarà considerata condivisa e dunque incentivata.

Il valore dell'incentivo riconosciuto dal GSE è di 100 euro per ogni MWh condiviso, ovvero 0,10 euro per ogni kWh. A questa cifra si somma, nel caso di comuni con meno di 50.000 abitanti, un contributo a fondo perduto fino al 40% del costo dell'impianto, che rende l'investimento più vantaggioso. Questo bonus, inizialmente previsto solo per i piccoli centri sotto i 5.000 abitanti, è stato esteso con decreto ministeriale per favorire l'accesso anche a centri urbani di medie dimensioni. Il risultato è che un impianto condominiale ben dimensionato può ripagarsi in meno di dieci anni.

Simulazioni di risparmio e costi reali

Facciamo un esempio concreto per comprendere i benefici in termini economici. Un condominio medio con 18 appartamenti decide di installare un impianto da 36 kW sul tetto, in grado di generare circa 48.000 kWh all'anno. Ogni famiglia consuma in media 2.700 kWh. Supponendo che tutti partecipino al gruppo di autoconsumo e che una buona parte della produzione venga condivisa nelle ore diurne, ogni abitazione può accedere a un incentivo di circa 200 euro all'anno.

Se il costo complessivo dell'impianto è di 72.000 euro, l'incentivo Pnrr coprirà 28.800 euro, riducendo l'investimento netto a 43.200 euro, pari a 2.400 euro per appartamento. Nel giro di nove anni, l'investimento sarà recuperato, con un margine positivo su 25 anni di almeno 2.600 euro per famiglia, senza considerare il valore aggiunto in termini di minori spese elettriche, che dipendono dall'efficienza dei consumi.

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