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Conviene un ETF armonizzato o un ETF non armonizzato nel 2025? I pro e contro secondo esperti

Risulta più conveniente un ETF armonizzato o non armonizzato nel 2025? Vantaggi, svantaggi e differenze fiscali secondo gli esperti per investire in modo consapevole

Autore: Chiara Compagnucci
pubblicato il
e aggiornato con informazioni attualizzate il
Conviene un ETF armonizzato o un ETF non

Nel panorama degli investimenti finanziari, gli ETF (Exchange Traded Funds) rappresentano strumenti sempre più apprezzati dagli investitori, grazie alla loro versatilità e ai costi contenuti. Una distinzione importante che ogni investitore dovrebbe conoscere riguarda la classificazione in ETF armonizzati e non armonizzati, una differenza che può avere impatti significativi sul rendimento netto dell'investimento, specialmente in vista del 2025.

ETF armonizzati vs non armonizzati, principali differenze 

Un ETF (Exchange Traded Fund) è essenzialmente un fondo d'investimento che replica la performance di un indice di riferimento. La sua peculiarità consiste nell'acquisire i titoli che compongono tale indice o nell'utilizzare strumenti derivati per una replica sintetica.

Questi strumenti finanziari uniscono caratteristiche tipiche dei fondi comuni aperti e dei fondi chiusi. La particolarità degli ETF risiede nella possibilità di creare o rimborsare le azioni al termine della giornata di contrattazione, mantenendo al contempo la possibilità di essere negoziati in borsa durante l'orario di mercato. In sostanza, integrano il mercato primario (dove le transazioni avvengono al valore patrimoniale netto del fondo) con il mercato secondario (dove gli scambi avvengono a prezzi concordati tra le parti).

La distinzione tra ETF armonizzati e non armonizzati è principalmente di natura normativa:

  • ETF armonizzati: sono conformi alle direttive europee UCITS (Undertakings for Collective Investment in Transferable Securities) e sono quotati nelle borse europee. Queste normative garantiscono standard elevati di trasparenza e protezione per gli investitori.
  • ETF non armonizzati: non seguono le direttive UCITS e generalmente sono quotati al di fuori dell'Unione Europea o seguono regolamentazioni diverse.

Per identificare se un ETF è armonizzato o meno, è necessario consultare il prospetto informativo e il regolamento del fondo. In linea generale, la maggioranza degli ETF quotati nei mercati dell'area euro sono armonizzati, mentre quelli quotati al di fuori dell'UE tendono a essere non armonizzati.

Implicazioni fiscali, il fattore decisivo nel 2025

L'aspetto più rilevante nella distinzione tra ETF armonizzati e non armonizzati riguarda la tassazione, elemento che influenzerà significativamente le scelte degli investitori nel 2025. Le differenze fiscali possono avere un impatto considerevole sul rendimento netto dell'investimento:

  • ETF armonizzati: su questi fondi, l'intermediario finanziario applica una ritenuta a titolo d'imposta con aliquota del 12,5% sia sui redditi da capitale (dividendi) sia sui redditi diversi (plusvalenze). Questo regime fiscale semplificato rappresenta un vantaggio notevole, poiché l'investitore non deve dichiarare questi redditi nella propria dichiarazione dei redditi.
  • ETF non armonizzati: il trattamento fiscale è più complesso. Sui redditi da capitale, la banca applica una ritenuta a titolo di acconto del 12,5%, ma questi devono essere indicati nella dichiarazione dei redditi e sono soggetti all'aliquota marginale IRPEF dell'investitore. Per quanto riguarda i redditi diversi, l'intermediario applica un'imposta sostitutiva del 12,5%, senza necessità di dichiarazione.

Con le possibili revisioni fiscali previste per il 2025, queste differenze potrebbero diventare ancora più significative per gli investitori che pianificano strategie a lungo termine.

Vantaggi degli ETF armonizzati per il 2025

Investire in ETF armonizzati nel 2025 presenta diversi benefici che meritano di essere considerati:

Semplificazione fiscale

Il principale vantaggio degli ETF armonizzati è la semplificazione degli adempimenti fiscali. Con l'aliquota fissa al 12,5% applicata direttamente dall'intermediario, l'investitore è esonerato da ulteriori dichiarazioni. Questo regime di tassazione alla fonte rende l'investimento più trasparente e prevedibile, aspetto particolarmente apprezzabile in vista del 2025, quando potrebbero entrare in vigore nuove normative fiscali.

Maggiore trasparenza e tutela

Gli ETF armonizzati devono rispettare rigorose normative europee che impongono standard elevati di trasparenza e protezione degli investitori. Questo si traduce in:

  • Pubblicazione regolare di informazioni dettagliate sulla composizione del portafoglio
  • Limitazioni sulla concentrazione degli investimenti
  • Regole sulla diversificazione del rischio
  • Requisiti di liquidità

Questi elementi offrono maggiori garanzie agli investitori, specialmente in periodi di volatilità dei mercati come quelli che potrebbero caratterizzare il 2025.

Ampia disponibilità e accessibilità

Nel mercato europeo, gli ETF armonizzati rappresentano la maggioranza dell'offerta disponibile, con una gamma estremamente diversificata di strumenti che coprono varie classi di attività, settori e aree geografiche. Questa ampia scelta consente agli investitori di costruire portafogli ben diversificati con relativa facilità.

Vantaggi degli ETF non armonizzati per il 2025

Nonostante il trattamento fiscale meno favorevole, gli ETF non armonizzati offrono alcune opportunità che potrebbero rivelarsi interessanti nel 2025:

Accesso a mercati e strategie alternative

Gli ETF non armonizzati spesso danno accesso a mercati di nicchia o emergenti che potrebbero non essere facilmente raggiungibili attraverso ETF armonizzati. Nel 2025, con l'evoluzione dei mercati globali, questa caratteristica potrebbe rappresentare un vantaggio significativo per diversificare ulteriormente il portafoglio.

Strategie d'investimento più flessibili

Non essendo vincolati dalle direttive UCITS, questi ETF possono adottare strategie d'investimento più aggressive o innovative, utilizzando ad esempio una maggiore leva finanziaria o tecniche di gestione del rischio alternative. Per investitori con propensione al rischio più elevata, queste caratteristiche potrebbero offrire opportunità di rendimento superiori nel 2025.

Elementi da considerare nella scelta tra ETF armonizzati e non armonizzati

Per determinare quale tipologia di ETF possa risultare più vantaggiosa nel 2025, è opportuno valutare diversi fattori:

Obiettivi d'investimento e orizzonte temporale

La scelta tra ETF armonizzati e non armonizzati dipende in larga misura dagli obiettivi finanziari personali e dall'orizzonte temporale dell'investimento. Per strategie di lungo periodo orientate alla crescita patrimoniale graduale, gli ETF armonizzati potrebbero risultare più adatti, grazie alla loro semplicità gestionale e al trattamento fiscale vantaggioso.

D'altra parte, per obiettivi specifici o tattici, gli ETF non armonizzati potrebbero offrire strumenti più mirati, nonostante il regime fiscale meno favorevole.

Profilo fiscale dell'investitore

L'impatto della tassazione varia considerevolmente in base al profilo fiscale complessivo dell'investitore. Per contribuenti con aliquote marginali IRPEF elevate, la differenza tra il regime fiscale degli ETF armonizzati (tassazione fissa al 12,5%) e quello degli ETF non armonizzati (potenzialmente soggetti all'aliquota marginale) può risultare particolarmente significativa.

Alla luce delle possibili modifiche alla tassazione degli investimenti previste per il 2025, questo aspetto merita un'attenta valutazione, possibilmente con il supporto di un consulente fiscale.

Diversificazione del portafoglio

Uno dei principali vantaggi degli ETF è la capacità di offrire una diversificazione immediata attraverso l'esposizione a interi indici o settori. Con un singolo strumento, l'investitore può ottenere accesso a un paniere diversificato di titoli, riducendo il rischio specifico legato ai singoli emittenti.

Nel 2025, in uno scenario di possibile volatilità dei mercati, questa caratteristica potrebbe rivelarsi particolarmente preziosa per gestire efficacemente il rischio di portafoglio.

Costi e performance, analisi comparativa

Un elemento fondamentale nella valutazione degli ETF, sia armonizzati che non armonizzati, riguarda i costi di gestione e il loro impatto sulla performance.

Struttura dei costi

Gli ETF, in generale, si caratterizzano per commissioni di gestione contenute rispetto ai fondi gestiti attivamente. Questo vantaggio deriva dalla loro natura di strumenti a gestione passiva, che non richiedono team di analisti per la selezione attiva dei titoli.

In vista del 2025, è importante considerare che i costi di gestione, anche se apparentemente modesti, possono erodere significativamente i rendimenti nel lungo periodo. Nella comparazione tra ETF armonizzati e non armonizzati, occorre quindi valutare attentamente:

  • Total Expense Ratio (TER)
  • Commissioni di negoziazione
  • Tracking error (differenza tra performance dell'ETF e indice di riferimento)
  • Impatto fiscale complessivo

Liquidità e spread di negoziazione

Un errore comune consiste nell'associare i volumi di scambio degli ETF alla loro liquidità effettiva. A differenza delle azioni, la liquidità di un ETF non dipende esclusivamente dal volume di scambi sul mercato secondario, ma anche dalla liquidità dei titoli sottostanti e dal meccanismo di creazione/rimborso delle quote sul mercato primario.

Generalmente, gli ETF armonizzati quotati sui principali mercati europei presentano buoni livelli di liquidità e spread contenuti. Gli ETF non armonizzati, specialmente quelli focalizzati su mercati di nicchia, potrebbero invece presentare spread più ampi e minore liquidità, aspetto da considerare attentamente per gli investimenti pianificati per il 2025.

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