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Quali sono gli ETF "strani" su cui non conviene investire e appaiono solo scommesse

di Marcello Tansini pubblicato il
ETF su cui non investire

Dalla popolaritŕ crescente dei fondi ETF emerge una fetta di mercato popolata da prodotti insoliti e spesso rischiosi. I pericoli nascosti dietro ETF “strani” e come riconoscerli e selezionare strumenti realmente efficaci e adatti a costruire un portafoglio solido.

Negli ultimi anni il mercato finanziario statunitense ha assistito a una crescita senza precedenti degli ETF (Exchange Traded Funds), strumenti che permettono agli investitori di accedere in modo semplice a un ampio ventaglio di titoli. Il fenomeno ha raggiunto tale ampiezza da contare, nelle principali borse USA, più fondi quotati rispetto alle azioni. Questo scenario offre opportunità di diversificazione e gestione efficiente per molti risparmiatori, ma porta con sé anche nuove complessità.

Nel contesto di una tale varietà, emergono prodotti finanziari fortemente specialistici, a volte bizzarri, che rischiano di trasformarsi in semplici strumenti di speculazione. L'attuale dinamica del mercato americano va quindi esaminata con attenzione per evitare di cadere nell'illusione di facili guadagni e di sovraesporsi a rischi spesso poco evidenti.

Le ragioni della crescita esponenziale degli ETF e lo scenario attuale

L'adozione degli ETF nei portafogli degli investitori è il risultato di una combinazione di fattori macroeconomici e di evoluzione tecnologica. Da un lato, la necessità di soluzioni a basso costo e trasparenti ha portato gli operatori a preferirli rispetto ai fondi comuni tradizionali, soggetti a costi superiori e gestione attiva. Gli ETF consentono infatti di replicare l'andamento di un indice o di un settore con precisione e trasparenza, grazie a politiche di gestione passive e a regole ben definite.

Parallelamente, le piattaforme digitali di trading hanno reso questi strumenti più accessibili, favorendo un incremento di scambi e una maggiore democratizzazione dell'investimento. Questo ha trasformato il mercato, favorendo la nascita di una miriade di prodotti altamente personalizzabili, che spaziano da indici generali come l'S&P 500 a segmenti molto specifici e, talvolta, di dubbia qualità.

In aggiunta, la pressione competitiva tra le società di gestione ha accelerato l'immissione di ETF sempre più settoriali e tematici, nel tentativo di attrarre capitali cavalcando le mode del momento. Il risultato è un mercato in cui la crescita quantitativa degli ETF ha superato di gran lunga quella qualitativa, rendendo fondamentale un approccio critico nella selezione degli strumenti più affidabili.

Tipologie di ETF “strani”: rischi e caratteristiche da evitare

All'interno della vasta offerta di ETF, anche a zero costi e commissioni, sono emerse numerose categorie che si distinguono per la loro natura atipica e i rischi associati. Tra queste si annoverano prodotti legati a segmenti settoriali di nicchia, strumenti con leva finanziaria, ETF tematici su tendenze speculative e fondi con esposizione geografica fortemente concentrata. Questi strumenti presentano spesso caratteristiche simili:

  • Scarsa diversificazione: l'esposizione è limitata a un numero ristretto di titoli, settori o aree geografiche, aumentando implicitamente il rischio specifico.
  • Volatilità elevata: molti ETF settoriali e tematici subiscono forti oscillazioni di prezzo, non sempre giustificate da fondamentali solidi.
  • Rischi di leva e di struttura: i prodotti a leva amplificano le variazioni di mercato e possono essere inefficaci nel lungo periodo a causa dell'effetto compounding negativo.
  • Costi impliciti e liquidità ridotta: molti fondi “strani” hanno spread elevati e volumi di scambio contenuti, che possono tradursi in costi aggiuntivi e difficoltà nell'uscita dall'investimento.
  • Narrazione accattivante a scapito dei dati: spesso queste soluzioni si affermano attraverso campagne di marketing che enfatizzano trend o storie di successo, senza offrire solidità economico-statistica.
Un esempio ricorrente è rappresentato dagli ETF focalizzati su singoli Paesi emergenti o su specifiche materie prime, strumenti che combinano rischi valutari, rischio paese e alta correlazione interna, esponendo il portafoglio a dinamiche imprevedibili e prive di reale premio per il rischio.

Fattori di rischio e inefficienze: come riconoscere un ETF-bet

Per valutare se uno strumento quotato sia o meno assimilabile a una scommessa, è essenziale analizzare alcuni fattori chiave. Gli ETF che non conviene acquistare sono accomunati da una predominanza di rischi specifici che non vengono remunerati da un premio di mercato. Tra le inefficienze tipiche si rilevano:

  • Assenza di un rischio sistemico premiato: la mancata esposizione a fattori di rischio riconosciuti (come valore, momento, qualità) riduce le prospettive di rendimento atteso.
  • Concentrazione eccessiva: investire esclusivamente in specifici emittenti, settori o regioni può risultare inefficace su orizzonti mediolunghi, aggravando l'esposizione agli shock idiosincratici.
  • Premi illusori: strumenti che promettono dividendi elevati, rendimenti sopra la media o benefici particolari spesso nascondono rischi latenti come scarsa redditività, distribuzione inefficiente degli utili o strategie di comunicazione fuorvianti.
  • Effetti amplificati della leva: ETF che usano la leva moltiplicano guadagni e perdite quotidiane senza garantire replica fedele all'indice su periodi estesi, generando spesso risultati divergenti dalle attese degli investitori meno esperti.
  • Rischi subdoli di liquidità e spread: la bassa liquidità può comportare prezzi poco rappresentativi e problemi in fase di dismissione delle quote, mentre uno spread ampio limita la realizzazione effettiva dei rendimenti teorici.
Fattore

Impatto potenziale

Concentrazione settoriale

Nessuna diversificazione, rischio elevato

Leva finanziaria

Ampia volatilità dei risultati, erosione del rendimento

Liquidità bassa

Difficoltà di acquisto/vendita, spread significativo

Storie speculative

Rischio di narrazione, assenza di dati solidi

La presenza di uno o più di questi fattori suggerisce prudenza: i prodotti che ne sono affetti rientrano tipicamente tra gli ETF su cui non conviene investire, a maggior ragione in ottica di portafogli diversificati ed efficienti.

Focus su ETF settoriali, tematici e speculativi: i casi più tipici

La polarizzazione del mercato ha favorito la moltiplicazione di ETF settoriali e tematici, strutturati per intercettare mode, tendenze transitorie o fenomeni circoscritti. I settori ad alto rischio includono tecnologia di frontiera, energie rinnovabili, semiconduttori, difesa e mercati emergenti. Tra gli esempi più emblematici si trovano prodotti che replicano performance di indici composti esclusivamente da società di intelligenza artificiale, blockchain, robotica o comparti energetici specifici. In pratica:

  • ETF tematici spesso correlano la narrazione al trend, ma bastano cambiamenti nel sentiment o negli incentivi politici per alterare drasticamente la loro traiettoria.
  • ETF su mercati emergenti concentrano il rischio paese e valutario: quando la scommessa è sul singolo Stato, si perdono i vantaggi della diversificazione internazionale.
  • Tra i prodotti speculativi, quelli con leva moltiplicano i rischi in modo esponenziale, mentre gli ETF inversi possono diventare penalizzanti nel medio periodo a causa di fenomeni come il decay.
L'acquisto di ETF popolarizzati dai movimenti di mercato o dai social media può facilmente tramutarsi in una sovraesposizione “emozionale”, priva di solide basi quantitative e di prospettiva. In molteplici casi, questi strumenti non offrono una struttura robusta e rischiano di sottrarre valore al portafoglio nel lungo termine.

Le trappole della narrazione e della moda: perché molti ETF diventano solo scommesse

Uno dei pericoli più insidiosi nella scelta di questi strumenti è l'affidarsi a narrazioni seducenti senza un'analisi rigorosa dei dati sottostanti. Il fenomeno della FOMO (Fear of Missing Out) conduce numerosi risparmiatori verso ETF promossi come “imperdibili” grazie a performance passate o potenziali rivoluzioni di settore. Tuttavia, queste narrazioni tendono a trascurare la natura aleatoria dei mercati e la scarsità di fondamenti robusti. L'ingresso massiccio di capitali sulla scia di story telling e mode può portare a sopravvalutazioni, generate più dal consenso del breve periodo che da reali prospettive di crescita.

Molti ETF allineano la loro struttura a trend mediatici e campagne di marketing, senza offrire effettive tutele dall'instabilità economica o dalla volatilità.

La precedente esperienza dei mercati dimostra che le bolle speculative spesso scoppiano all'improvviso, lasciando gli investitori con perdite significative e una consapevolezza tardiva dell'assenza di premi quantificabili per il rischio assunto.

Il rischio di lasciarsi condizionare da narrazioni persuasive è quindi elevato, e comporta la necessità di una verifica oggettiva delle caratteristiche dello strumento selezionato.

Il criterio guida rimane quello della consistenza statistica: gli ETF nati da mode temporanee tendono a rivelarsi inefficaci e sconvenienti rispetto a prodotti con una struttura solida e consolidata.

In uno scenario così affollato e articolato, la selezione risulta determinante per il successo dell'investimento. I criteri da considerare, esposti nelle ricerche accademiche e nelle pratiche degli esperti, possono essere sintetizzati nei seguenti punti:

  • Diversificazione reale: privilegiare strumenti che replicano indici ampi o combinano asset class distinte, riducendo il rischio specifico.
  • Analisi dei costi: confrontare sia il TER (Total Expense Ratio) sia gli spread di negoziazione, puntando su ETF efficienti e liquidi.
  • Solidità degli emittenti: preferire gestori noti e autorevoli, dotati di track record comprovato e grandi masse gestite.
  • Coerenza con gli obiettivi: selezionare ETF in linea con il proprio orizzonte temporale, capacità di rischio e strategia di investimento complessiva, valutando la profilazione tramite consulenza finanziaria qualificata.
  • Trasparenza e replica fisica: laddove possibile, favorire prodotti che detengono fisicamente i titoli sottostanti e offrono reportistica dettagliata e puntuale.
Tabella di criteri di selezione:

Criterio

Dettaglio

Diversificazione

Indice globale o multi-asset, basso rischio specifico

Costi

TER sotto 0,3% e spreed ridotto

Solidità dell'emittente

Gestori di rilievo, ampia massa gestita

Replica fisica

Assenza di rischio controparte

Un portafoglio efficiente richiede disciplina, monitoraggio continuo e capacità di distinguere mode passeggere da trend strutturali, aderendo così ai principi di competenza, autorevolezza, affidabilità ed esperienza.