Stando a quanto previsto dalle leggi 2022, i casi in cui scatta il pignoramento di una conto corrente sono quelli in cui il debitore salta più rate consecutivamente del debito da pagare e il debitore non regolarizza la sua posizione pur essendo stato sollecitato più volte.
Pignorare un conto corrente o procedere ad altre tipologie di pignoramenti non è una operazione che scatta immediatamente nei confronti di chi ha dei debiti ma è l’ultimo step dopo una lunga procedura di recupero crediti che, però, non va a buon fine. Il pignoramento può interessare beni immobili ma anche beni mobili come il conto corrente. Vediamo quali sono tutti i casi previsti dalle leggi 2022 in cui scatta il pignoramento del conto corrente?
Quando si chiede un prestito e banche o finanziarie lo concedono e le rate di rimborso non vengono regolarmente rispettate più di una volta; quando si salta completamente il pagamento della rata di un prestito o un mutuo; quando si paga in maniera saltuaria il rimborso di un prestito o di un mutuo e nonostante i solleciti da parte di banche o finanziarie si continua a non essere regolari nei pagamenti, allora le stesse sono autorizzate a pignorare il conto corrente del debitore.
Stando alle attuali norme, il pignoramento del conto corrente è la forma ‘privilegiata’ di pignoramento che si sceglie per recuperare le somme dovute dai debitori perché la più diretta e sicura e permette a banche e finanziarie di ‘mettere le mani’ sui soldi della persona che deve pagare e non lo fa o non lo fa regolarmente.
Stando a quanto previsto dalle leggi 2022, i casi in cui scatta il pignoramento di una conto corrente sono quelli in cui il debitore salta più rate consecutivamente del debito da pagare e il debitore non regolarizza la sua posizione pur essendo stato sollecitato più volte.
Precisiamo che le leggi 2022 prevedono l’impignorabilità degli importi necessari al sostentamento del debitore e della sua famiglia.
Il pignoramento di un conto corrente, così come un pignoramento dello stipendio secondo quanto previsto dalle leggi 2022, scatta, dunque, quanto il debitore continua a non pagare le rate del suo prestito o altro debito pur essendo stato sollecitato più volte a regolarizzare il pagamento dovuto. In questi casi, la banca o la finanziaria deposita in tribunale una richiesta di decreto ingiuntivo che deve essere notificato entro 60 giorni dalla sua emissione.
Dal momento in cui riceve la notifica del decreto ingiuntivo, chi ha il debito da pagare ha 40 giorni di tempo o per pagare il debito o per fare opposizione in presenza di errori o irregolarità nella procedura.
Se entro questi 40 giorni di tempo il debitore non salda il suo debito e nè presenta opposizione, riceve un atto di precetto, ultimo avviso che intima il pagamento entro 10 giorni dal momento in cui si riceve e dall’undicesimo in poi il creditore può avviare il pignoramento esecutivo.
Terminata la procedura che porta al pignoramento e avuta la possibilità di avviarlo, la legge prevede la possibilità per la banca, o per l’ente postale, di prelevare soldi dal conto corrente del debitore o direttamente l’intera somma dovuta per il debito, nel caso in cui si tratti di somme relativamente basse, o di prelevare direttamente mese per mese la somma dovuta fino ad arrivare alla cifra complessiva dovuta per saldare il debito.
Nel caso di pignoramento di conto corrente cointestato, se il debito è di un unico intestatario, non si può toccare la parte di conto dell’altro intestatario, il che significa che si può bloccare il 50% delle somme.