Gli Etf si dividono in due grandi categorie: quelli ad accumulazione (ACC) e quelli a distribuzione (DIST). Questa distinzione ha un impatto diretto sulla strategia di rendimento e sulla fiscalità personale.
Un Etf ad accumulazione reinveste all'interno del fondo tutti i dividendi o gli interessi maturati. Questo meccanismo consente di aumentare nel tempo il valore della quota posseduta, senza che l'investitore debba fare nulla. Non solo non riceve direttamente un reddito, ma non deve nemmeno preoccuparsi della tassazione immediata, che viene posticipata al momento della vendita. Al contrario, un Etf a distribuzione stacca periodicamente i dividendi, che vengono accreditati sul conto dell'investitore. Significa percepire un reddito diretto, ma anche subire una tassazione del 26% ogni volta che i proventi vengono incassati.
La differenza non è soltanto tecnica, ma riguarda due approcci opposti al risparmio: da un lato la capitalizzazione silenziosa, dall'altro la rendita regolare. Vogliamo comprendere:
Rendimenti, fiscalità e obiettivi, quale Etf conviene
Esempi e criteri per decidere quale Etf scegliere
Guardando ai rendimenti netti nel lungo periodo, gli Etf ad accumulazione offrono un vantaggio strutturale. Il motivo va cercato nell'effetto dell'interesse composto, che agisce come una forza invisibile in grado di moltiplicare il capitale investito nel tempo. Ogni euro reinvestito genera altri interessi, e così via, in una spirale di crescita esponenziale.
In termini fiscali l'Etf ACC permette di rimandare le imposte a un momento più favorevole, magari in una fase della vita in cui si ha un reddito più basso e quindi un'aliquota effettiva minore. Finché il fondo non viene venduto, nessuna parte dei rendimenti viene intaccata dalle tasse, permettendo al capitale di crescere indisturbato.
Dall'altra parte, l'Etf DIST è perfetto per chi ha bisogno di reddito immediato. Pensionati, liberi professionisti o soggetti che cercano un'integrazione regolare delle proprie entrate possono trarre vantaggio dalla cedola trimestrale o semestrale. Ma è bene sapere che questo flusso regolare è anche più vulnerabile alla volatilità: i dividendi possono variare, e in alcuni anni calare, in funzione dell'andamento delle aziende sottostanti. In più, reinvestire manualmente i dividendi (se non si ha bisogno di spenderli) può risultare meno efficiente e più costoso rispetto all'accumulazione automatica.
A parità di indice replicato le versioni ACC e DIST hanno generalmente rendimenti lordi molto simili. Ma nel tempo, la differenza nella modalità di gestione dei proventi può creare scarti anche nel rendimento netto complessivo, soprattutto se si considera l'impatto fiscale. Ecco perché la scelta non dovrebbe mai essere casuale.
Immaginiamo due investitori, Laura e Marco, entrambi interessati a un Etf sull'indice azionario globale MSCI World. Laura ha 30 anni e un orizzonte d'investimento di almeno 25 anni. Marco ha 60 anni ed è in pensione da poco. La prima opterà quasi certamente per un Etf ad accumulazione, perché non ha bisogno di prelevare i dividendi e punta a far crescere il capitale il più possibile fino alla pensione. Il secondo sceglierà con ogni probabilità un Etf a distribuzione, per ricevere un'integrazione mensile o trimestrale alla pensione pubblica.
Dal punto di vista operativo, ci sono numerose opzioni sul mercato. Un esempio di Etf ACC è l'iShares MSCI World UCITS Etf (Acc) con ISIN IE00B4L5Y983, mentre uno dei DIST più noti è l'SPDR S&P Global Dividend Aristocrats Etf con ISIN IE00B9CQXS71. Entrambi seguono logiche simili di replica dell'indice, ma offrono rendimenti gestiti in modo diverso. L'Etf accumulativo è più adatto all'efficienza fiscale e alla crescita di lungo termine, mentre quello distributivo risponde al bisogno di liquidità periodica.