Stabilire con certezza quale sia un buon guadagno per chi è titolare di una Partita Iva non è una cosa semplice. Tutto cambia, infatti, da caso a caso nonché dal regime fiscale di adesione, se ordinario o forfettario.
Se ho una Partita Iva, quando posso considerare realmente buono il mio guadagno? Definire quale sia un buon guadagno per chi è titolare di una Partita Iva non è cosa semplice. Tutto cambia, infatti, da caso a caso nonché dal regime fiscale di adesione.
In generale, potremmo dire che un guadagno netto di 1.500-2mila euro potrebbe essere considerato buono. Ma un importo netto di tale cifra implica un lordo molto più alto per le Partita Iva.
I lavoratori autonomi e i professionisti con partita Iva, a differenza di quanto avviene per i lavoratori dipendenti, devono pagare di tasca loro sia le tasse che i contributi previdenziali, ma anche l’Iva.
Con il regime ordinario, si paga l’Irpef secondo le aliquote vigenti che sono:
Si devono poi considerare i contributi previdenziali, da calcolare in percentuale diversa a seconda della Cassa previdenziale di iscrizione, se cioè la Gestione Separata dell’Inps o una Cassa privata professionale, ma anche le spese che si possono portare sia in detrazione che in deduzione.
Potremmo, generalmente, dire che un buon guadagno sarebbe di 50mila euro, che netti diventano circa 21mila euro annui per poco più di 1.700 euro netti al mese.
E si tratta già di un buono stipendio per chi ha la Partita Iva.
Del resto, anche per i lavoratori dipendenti un importo netto di 1-700-1.800 euro al mese è considerato un buono stipendio per vivere in Italia.
Il calcolo da effettuare è il seguente: se il guadagno è di 50mila euro annui e si sono sostenute spese da 10mila che si possono sottrarre, l’imponibile diventa di 40mila euro. Si devono poi pagare 8.890 euro di Irpef, considerando le attuali aliquote, e circa 10.428 euro di contributi se si è iscritti alla Gestione separata, cioè il 26,07% di 40mila euro.
Diversa è la tassazione che si applica a chi ha una Partita Iva in regime forfettario.
Coloro che hanno ricavi annui fino a 85mila euro, pagano un’imposta sostituiva del 15% e non versano l’Iva, ma non possono neppure portare in detrazione o deduzione le spese sostenute, come invece fanno i titolari di Partita Iva in regime ordinario.
L’aliquota scende ad appena il 5% per i primi 5 anni di attività.
Considerando la tassazione al 15%, per avere uno stipendio di 1.500 euro mensili, bisogna avere un guadagno annuo di 25mila euro lordi circa, da cui sottrarre le tasse e i contributi previdenziali.
Per ottenere un reddito mensile netto di 1.800 euro circa, bisogna guadagnare almeno 31mila euro annui, che devono salire a 35mila euro se si vogliono avere 2mila euro netti al mese.
Si può, dunque, avere un guadagno inferiore rispetto al regime ordinario per avere un buono stipendio al mese con il forfettario.
Se riprendiamo il caso del guadagno annuo di 50mila euro, considerando tassazione al 15% e i contributi previdenziali, variabili, l’importo netto che si percepisce all’anno è di circa 34.500 euro per ben 2.800 euro netti al mese. E questo certamente è un ottimo guadagno per chi ha una Partita Iva.
Dunque, se si ha una Partita Iva in regime forfettario, per guadagnare 1.500 euro al mese, bisogna fatturare almeno 2mila euro, per 24mila euro annui.
Se, invece, si è in regime ordinario, si devono fatturare almeno 3mila euro al mese.
Generalmente, per ottenere un guadagno maggiore se si ha la Partita Iva, il regime forfettario sembrerebbe più conveniente dell'ordinario perché l'aliquota di tassazione è più bassa, ma se le spese legate allo svolgimento della propria attività sono molto, probabilmente potrebbe convenire l'ordinario per riuscire ad ottenere di più.