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Quando una azienda puņ decidere di accorpare mansioni secondo normative e CCNL 2025

Accorpamento mansioni 2025: quando un'azienda puņ farlo, cosa prevedono normative e CCNL, e quali sono i limiti e i diritti del lavoratore in caso di modifica delle funzioni

Autore: Chiara Compagnucci
pubblicato il
e aggiornato con informazioni attualizzate il
Quando una azienda puņ decidere di accor

L'accorpamento delle mansioni rappresenta una delle strategie che le aziende possono adottare per rispondere a esigenze di riorganizzazione interna, ottimizzazione delle risorse o adattamento a nuove condizioni di mercato. Questo processo, tuttavia, solleva numerosi interrogativi tra imprenditori e lavoratori, soprattutto in relazione alle normative attuali e ai criteri previsti dai Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro (CCNL). L'applicazione corretta delle regole assume particolare rilevanza nel 2025, anno che vede confermarsi alcune delle innovazioni introdotte nel periodo recente sul tema dei rapporti di lavoro e delle competenze assegnate ai dipendenti.

Quando è possibile accorpare le mansioni secondo la legge e il CCNL 2025

La normativa vigente, consente all’azienda di procedere con l’accorpamento delle mansioni principalmente nei casi di ristrutturazione produttiva o di revisione dei processi organizzativi. Tali operazioni possono comportare la riduzione dei livelli contrattuali e la riallocazione di compiti rimasti senza una collocazione ben definita all’interno dell’organigramma.

La legittimità dell’accorpamento delle mansioni trova fondamento nell’articolo 2103 del Codice civile italiano, che stabilisce i criteri per l’assegnazione dei lavoratori alle mansioni e vieta cambiamenti arbitrari da parte del datore di lavoro. Secondo le più recenti interpretazioni, confermate dal Jobs Act, è possibile riassegnare il dipendente a nuove mansioni, purché queste siano comprese nello stesso livello di inquadramento e categoria legale.

  • In caso di modifica degli assetti organizzativi aziendali, il dipendente può essere destinato anche a funzioni di livello inferiore, ma sempre entro la stessa categoria legale.
  • L’obbligo di fornire adeguata formazione ai lavoratori coinvolti è stato rafforzato, assicurando che il passaggio a nuove mansioni non avvenga senza idonea preparazione.

Impatto dell’accorpamento sulle mansioni e sull’organico aziendale

Dal punto di vista concreto, accorpare le mansioni significa redistribuire i compiti tra meno risorse, riducendo spesso la pianta organica aziendale. Questa misura può riflettersi negativamente sull’occupazione, portando all’eventuale licenziamento per giustificato motivo oggettivo. L’azienda deve però dimostrare che la riduzione è reale e documentata, evitando pratiche scorrette, come l’assunzione di nuovi lavoratori per le stesse mansioni poco tempo dopo i licenziamenti.

La giurisprudenza e la prassi recente pongono particolare attenzione alla trasparenza delle motivazioni e alla necessità di coinvolgere gli organi di rappresentanza sindacale. Spesso i CCNL di settore prevedono procedure specifiche per la comunicazione e la gestione di queste situazioni.

Disciplina contrattuale e riferimenti normativi sull’accorpamento mansioni

Il riferimento normativo principale resta l’articolo 2103 del Codice civile, modificato dal Jobs Act, che nel 2025 continua a prevedere la possibilità per l’azienda di affidare al dipendente mansioni diverse, ma solo entro precisi limiti:

  • Stesso livello di inquadramento: le mansioni accorpate non possono comportare un peggioramento delle condizioni economiche e di carriera, salvo casi particolari previsti dal CCNL o accordi individuali di demansionamento.
  • Formazione obbligatoria: il passaggio a nuovi incarichi deve essere accompagnato da iniziative formative per garantire che il lavoratore sia in grado di svolgere le nuove mansioni.
  • Abrogazione della equivalenza professionale: oggi conta la categoria legale, non più la mera equivalenza tra le attività svolte.

In alcuni casi, i CCNL prevedono regole interne più stringenti o percorsi di tutela specifici per i dipendenti interessati da processi di riorganizzazione.

Limiti, tutele e obblighi in caso di accorpamento mansioni

L’accorpamento delle mansioni non può essere utilizzato come espediente per aggirare le tutele stabilite in favore dei dipendenti. Il datore di lavoro deve infatti rispettare:

  1. I limiti contrattuali e i principi di buona fede e correttezza nella gestione del rapporto di lavoro.
  2. L’obbligo di non peggiorare unilateralmente le condizioni contrattuali laddove non previsto dalla legge o dal contratto collettivo.
  3. L’eventuale intervento ispettivo degli organi di vigilanza in caso di segnalazioni o dubbi sulla legittimità delle procedure adottate.

In presenza di riorganizzazioni o accorpamento di mansioni, i lavoratori possono beneficiare di tutela anche attraverso il coinvolgimento delle rappresentanze sindacali, oltre alla possibilità di contestare eventuali provvedimenti ritenuti irregolari.

Accorpamento mansioni e casi particolari, apprendistato e contratti di somministrazione

In particolari tipologie contrattuali, ad esempio l’apprendistato e la somministrazione, l’accorpamento delle mansioni segue regole specifiche, spesso più restrittive. Nel caso degli apprendisti, ogni modifica sostanziale alle mansioni deve risultare coerente con gli obiettivi formativi e la progressione prevista dal contratto (cambiare mansioni durante contratto di apprendistato).

Per quanto riguarda i lavoratori in somministrazione, occorre tenere conto dei limiti imposti dal CCNL di settore e della posizione ricoperta dal dipendente all’interno dell’azienda utilizzatrice (chi decide le mansioni in un contratto di somministrazione).

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