Dal 2006 il tuo sito imparziale su Lavoro, Fisco, Investimenti, Pensioni, Aziende ed Auto

Quanto costa fare dimissioni online o farsi seguire da Caf, Patronati e Agenzie. Prezzi e tariffe medi 2025

Il lavoratore che non intende presentare in autonomia le dimissioni, puň rivolgersi ai soggetti abilitati. Ma quali sono i costi da sostenere?

Autore: Chiara Compagnucci
pubblicato il
e aggiornato con informazioni attualizzate il
Quanto costa fare dimissioni online o fa

Negli ultimi anni, la procedura delle dimissioni online in Italia ha subito un'importante evoluzione normativa e operativa per garantire trasparenza, sicurezza e la tutela sia del lavoratore sia del datore di lavoro. Dal 2016 il ricorso esclusivo alla modalità telematica ha permesso di porre fine al fenomeno delle cosiddette "dimissioni in bianco"; oggi, la digitalizzazione obbligatoria offre standard elevati per la certificazione dell'identità e la consapevolezza dell'atto. Ma quanto costa effettivamente fare dimissioni online nel 2025? E quali sono le differenze economiche tra procedure autonome e supporto da parte di Caf, Patronati e agenzie specializzate? 

Obbligatorietà e caratteristiche delle dimissioni online

Dal 2016, la comunicazione delle dimissioni volontarie, così come la risoluzione consensuale del rapporto, deve avvenire unicamente attraverso una procedura telematica prevista dalla normativa vigente (art. 26 D.Lgs. 151/2015). Lo scopo primario di questa riforma è quello di scongiurare qualsiasi rischio di abuso e garantire che la volontà sia effettivamente del lavoratore. La procedura online può essere gestita personalmente dal dipendente accedendo al portale ClicLavoro grazie alle proprie credenziali digitali (SPID o CIE), o attraverso un intermediario abilitato come Caf, Patronato, organizzazione sindacale, ente bilaterale o Commissione di certificazione. La procedura certifica l’identità del soggetto e inoltra la comunicazione sia al datore di lavoro sia alla sede territoriale competente dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro.

La natura "recettizia" delle dimissioni implica che, dal momento in cui il datore ne è a conoscenza per via telematica, l’atto è efficace anche senza ulteriore accettazione. Tuttavia, resta a carico del lavoratore il rispetto del periodo di preavviso previsto dal contratto collettivo nazionale applicato.

Costi medi delle dimissioni online: soluzioni autonome e supporto degli intermediari

La comunicazione telematica delle dimissioni è strutturalmente gratuita se effettuata in autonomia tramite portale istituzionale e credenziali digitali personali. In tal caso, l’utente non sostiene alcuna spesa né è richiesta alcuna iscrizione a enti di categoria. Il procedimento si completa online con la compilazione del modulo dedicato e viene automaticamente notificato agli enti e alle parti coinvolte.

Qualora si preferisca, per esigenze personali o per incertezza sulle modalità operative, farsi seguire da Caf, Patronati o agenzie di servizi, è previsto il pagamento di una tariffa che copre l’assistenza tecnica, la redazione e l’inoltro della pratica. Secondo i tariffari aggiornati a 2025, i costi medi si attestano:

  • tra 30 e 50 euro presso Patronati o agenzie dedicate (senza obbligo di iscrizione)
  • tra 40 e 150 euro presso organizzazioni sindacali o Caf che talvolta comprendono anche l’iscrizione associativa annuale

Tali range possono variare a seconda della regione, della complessità della pratica e della presenza di ulteriori servizi accessori (consulenza generica, rilascio di visure o moduli aggiuntivi). Segnaliamo inoltre che, in alcuni casi selezionati relativi ai non associati, la tariffa minima per la sola pratica di dimissioni Patronato può scendere a 20 euro (fonte: CAF A.L.IM. – tariffario ufficiale). Rimane sempre fattibile la verifica presso le singole sedi territoriali per un preventivo personalizzato.

In sintesi:
 

Modalità Costo indicativo
Procedura autonoma online Gratuita
Caf/Patronato/Agenzia (non associati) 20 - 50 euro
Organizzazione sindacale con iscrizione 40 - 150 euro

Procedure operative: documenti necessari, identificazione e decorrenza

Per presentare dimissioni telematiche è necessario essere in possesso delle credenziali digitali personali (SPID o CIE) e del codice fiscale. Il sistema informatico richiederà la compilazione dei dati anagrafici, l'indicazione del rapporto di lavoro, la data di decorrenza delle dimissioni (corrispondente al primo giorno non lavorato), e l'indirizzo PEC o email ufficiale del datore di lavoro. Nei rapporti lavorativi avviati successivamente al 2008, alcuni dati vengono precompilati dall'applicativo; per i rapporti antecedenti, sarà necessario inserire manualmente ulteriori informazioni identificative.

Chi sceglie la soluzione con soggetto abilitato (Patronato, Caf, ecc.), non dovrà fornire PIN INPS o accedere con proprie credenziali: sarà l’operatore a garantire l’autenticazione e ad assumersi la responsabilità dell’identificazione del lavoratore, come richiesto dalla normativa. Ogni operazione di trasmissione è tracciata telematicamente, a tutela di tutte le parti.

Revoca e tempistiche delle dimissioni online

Un aspetto di particolare importanza, confermato anche dalle ultime istruzioni ministeriali valide per il 2025, è la possibilità di revocare le dimissioni volontarie entro sette giorni dalla data di invio della pratica telematica. La revoca deve avvenire sempre secondo la stessa modalità online, e viene immediatamente notificata sia all’azienda sia all’ente ispettivo competente. Questo intervallo di "ripensamento" rappresenta una garanzia sostanziale per il lavoratore.

Conseguenze per il mancato completamento della procedura

Nel caso in cui la procedura non venga integralmente completata, il datore di lavoro è obbligato a invitare il lavoratore a perfezionare l’iter. La mancata regolarizzazione comporta la possibilità per l’azienda di contestare l’assenza ingiustificata secondo le modalità disciplinari previste dalla Legge 300/70, con potenziale licenziamento se persistente.

Dimissioni per giusta causa: definizione, costi e diritti

Le dimissioni per giusta causa si configurano quando la prosecuzione del rapporto lavorativo risulta oggettivamente impossibile, anche solo per il periodo del preavviso, a causa di un grave inadempimento del datore di lavoro (art. 2119 Codice Civile). Esempi includono il mancato pagamento della retribuzione, l’omesso versamento dei contributi, comportamenti lesivi della dignità (mobbing, molestie), dequalificazione professionale o violazione delle norme sulla sicurezza.

Le dimissioni per giusta causa devono essere presentate sempre telematicamente entro tempi ragionevolmente vicini all’evento, selezionando la causale appropriata nel modulo online. Il lavoratore in questa situazione è esonerato dal rispetto del preavviso e può accedere, ove sussista il diritto, all’indennità di disoccupazione NASpI. Resta pressoché invariato il costo della pratica, che segue gli stessi criteri delle dimissioni ordinarie: autonoma (gratuita) o con intermediario (solitamente da 20 a 50 euro nelle agenzie, oltre in organizzazioni sindacali).

Effetti giuridici e conseguenze economiche

Chi esercita il recesso per giusta causa ha diritto:

  • all’indennità sostitutiva del preavviso (per rapporti a tempo indeterminato)
  • alla NASpI, se sussistenti i requisiti (D.lgs. 22/2015 e successive interpretazioni INPS)
  • a eventuali risarcimenti patrimoniali o non patrimoniali legati ai danni danni subiti

Il datore di lavoro, dal canto suo, è tenuto a versare le spettanze di fine rapporto, l’indennità sostitutiva del preavviso e il contributo addizionale previsto dalla legge. In caso di contestazione della giusta causa da parte dell’azienda, il lavoratore dovrà dimostrare in sede stragiudiziale o giudiziale la gravità dei fatti contestati (con prove, testimoni, documentazione).

Mancato accoglimento della giusta causa e rimedi per il lavoratore

Nel caso in cui il datore di lavoro non riconosca la giusta causa, può trattenere dall’ultimo cedolino paga l’importo relativo all’indennità per preavviso non lavorato. Tuttavia, il lavoratore ha facoltà di:

  • inviare una contestazione formale all’azienda
  • attivare un tentativo di conciliazione presso Ispettorato del Lavoro o sindacato
  • proporre ricorso giudiziario per vedere riconosciuta la giusta causa e ottenere il ristoro dell’indennità trattenuta

È sempre raccomandato raccogliere prove concrete e rivolgersi a professionisti specializzati in diritto del lavoro per massimizzare le probabilità di successo. Le sentenze della Corte di Cassazione negli ultimi anni confermano una valutazione caso per caso e l’importanza di circostanziare ogni elemento dell’inadempimento datoriale.

Preavviso, decorrenza delle dimissioni e casi particolari

Il preavviso è regolato dal proprio CCNL e, salvo che per le dimissioni per giusta causa, deve essere rispettato: il periodo varia in relazione al livello contrattuale del lavoratore e all’anzianità presso l’azienda. L’assenza di preavviso non giustificata comporta la trattenuta di una somma proporzionale alla retribuzione prevista per il periodo di preavviso stesso (art. 2118 Codice Civile). Nei moduli telematici, è fondamentale indicare la data esatta di decorrenza delle dimissioni secondo i termini contrattuali.

Per i contratti a tempo determinato, la rescissione è vietata prima della scadenza, tranne in presenza di giusta causa; la cessazione anticipata senza fondato motivo espone il lavoratore al rischio di un risarcimento per danno al datore di lavoro.

 

Leggi anche