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Residenza badante e domicilio 2025, cosa prevede la normativa in vigore

Quali sono le leggi previste per residenza e domicilio bandati soprattutto conviventi e quando sussiste obbligo per il datore di lavoro: cosa c'č da sapere

Autore: Marianna Quatraro
pubblicato il
e aggiornato con informazioni attualizzate il
Residenza badante e domicilio 2025, cosa

La questione della residenza e del domicilio delle assistenti familiari rappresenta un aspetto delicato e spesso frainteso del rapporto di lavoro domestico. Capire quali sono gli obblighi e i diritti di entrambe le parti è importante per instaurare un rapporto lavorativo corretto e conforme alla normativa vigente nel 2025. Vediamo nel dettaglio cosa prevede la legislazione attuale per quanto riguarda la residenza e il domicilio della persona che si occupa dell'assistenza familiare.

Residenza e domicilio dell'assistente familiare, obblighi del datore di lavoro

Molti datori di lavoro si chiedono se siano obbligati a concedere la residenza presso la propria abitazione all'assistente familiare convivente. La risposta è che non esiste un obbligo generalizzato in tal senso. Secondo la normativa in vigore nel 2025, il datore di lavoro non è tenuto automaticamente a fornire la residenza all'assistente familiare presso la propria abitazione, anche quando questa vive sotto lo stesso tetto per garantire un'assistenza continuativa.

Infatti, l'assistente familiare convivente può mantenere la propria residenza altrove in Italia e comunque essere considerata a tutti gli effetti "convivente" ai fini del contratto di lavoro domestico. Questo significa che una persona può lavorare come assistente familiare convivente senza necessariamente avere la residenza presso l'abitazione in cui presta servizio.

Nel caso in cui l'assistente familiare abbia già una residenza in Italia, può comunque stabilire il proprio domicilio presso l'abitazione del datore di lavoro, così da poter ricevere eventuali comunicazioni ufficiali direttamente nel luogo dove effettivamente vive la maggior parte del tempo.

Quando la concessione della residenza diventa obbligatoria

Esistono tuttavia situazioni specifiche in cui il datore di lavoro è obbligato a concedere la residenza all'assistente familiare. La normativa del 2025 prevede due casi principali:

  • Quando l'assistente familiare ne fa esplicita richiesta e l'abitazione del datore di lavoro costituisce la sua dimora abituale
  • Quando l'assistente familiare non possiede altra residenza in Italia

In queste circostanze, il rifiuto di concedere la residenza può comportare sanzioni significative per il datore di lavoro. È importante sottolineare che, anche qualora l'assistente familiare ottenga la residenza presso l'abitazione del datore di lavoro, questa non entrerà a far parte dello stato di famiglia tra conviventi, ma risulterà semplicemente come persona domiciliata presso quell'indirizzo.

Obblighi di comunicazione per il datore di lavoro

La normativa del 2025 stabilisce che chiunque ospiti a titolo gratuito presso la propria abitazione un cittadino italiano, comunitario o extracomunitario, ha l'obbligo di effettuare la comunicazione di cessione di fabbricato utilizzando l'apposito modulo ufficiale. Tale comunicazione deve essere presentata entro 48 ore dal momento in cui l'alloggio viene messo a disposizione della persona ospitata.

Questa disposizione si applica anche nel caso delle assistenti familiari conviventi, indipendentemente dal fatto che queste abbiano o meno la residenza presso l'abitazione del datore di lavoro. La mancata o tardiva comunicazione può comportare sanzioni amministrative.

Assistenti familiari con residenza all'estero, cosa prevede la normativa

Un caso particolare è quello delle assistenti familiari che mantengono la residenza all'estero. La normativa del 2025 distingue due situazioni diverse in base alla provenienza della lavoratrice o del lavoratore:

Assistenti familiari provenienti da paesi UE

Se l'assistente familiare ha la residenza in un altro Stato dell'Unione Europea, l'assunzione può avvenire avendo soltanto un domicilio in un comune italiano, ma questa situazione è consentita esclusivamente per i primi 3 mesi. Trascorso questo periodo, è necessario procedere con:

  • L'iscrizione all'anagrafe del comune di domicilio
  • La richiesta di residenza in Italia

Questo requisito è previsto dalla normativa sulla libera circolazione dei cittadini comunitari, che consente soggiorni superiori a tre mesi solo a determinate condizioni, tra cui lo svolgimento di un'attività lavorativa regolare.

Assistenti familiari provenienti da paesi extra-UE

Nel caso di assistenti familiari con residenza in uno Stato extracomunitario, la procedura è più complessa. L'assunzione può essere effettuata con un semplice domicilio in Italia, ma è necessario:

  • Ottenere preventivamente il nulla osta dallo Sportello Unico per l'Immigrazione
  • Richiedere la residenza in Italia entro tre mesi dall'ingresso nel paese

Il nulla osta ha una validità limitata nel tempo, generalmente di tre mesi, durante i quali l'assistente familiare deve entrare in Italia e formalizzare il contratto di lavoro. Successivamente, dovrà richiedere la residenza nel comune dove effettivamente dimora.

Differenza tra residenza e domicilio per le assistenti familiari

È fondamentale comprendere la distinzione tra residenza e domicilio, poiché questi due concetti giuridici hanno implicazioni diverse per le assistenti familiari:

  • Residenza: rappresenta il luogo in cui la persona ha la dimora abituale e risulta iscritta nell'anagrafe comunale. Ha carattere permanente e determina vari diritti e doveri, tra cui l'accesso ai servizi sanitari locali.
  • Domicilio: è il luogo in cui la persona stabilisce il centro principale dei propri interessi e affari. Può non coincidere con la residenza ed è più facilmente modificabile.

Un'assistente familiare convivente potrebbe, quindi, avere la propria residenza in un comune e il domicilio presso l'abitazione del datore di lavoro dove effettivamente vive e lavora. Questa distinzione è particolarmente rilevante per le comunicazioni ufficiali e per l'esercizio di determinati diritti.

Implicazioni pratiche per i datori di lavoro

Per chi assume un'assistente familiare nel 2025, è importante considerare diversi aspetti pratici relativi alla questione della residenza:

  • Se l'assistente familiare richiede la residenza presso l'abitazione del datore di lavoro, quest'ultimo non può opporre un rifiuto arbitrario se sono soddisfatte le condizioni previste dalla legge
  • La concessione della residenza non comporta l'inclusione dell'assistente familiare nello stato di famiglia del datore di lavoro
  • Il datore di lavoro deve effettuare la comunicazione di ospitalità alle autorità competenti entro 48 ore dall'inizio della convivenza
  • Se l'assistente familiare ha una residenza all'estero, è necessario verificare che, dopo i primi tre mesi, proceda con la richiesta di residenza in Italia come previsto dalla normativa

È consigliabile, in caso di dubbi sulla corretta gestione della residenza dell'assistente familiare, consultare un consulente del lavoro o un patronato specializzato in materia di lavoro domestico, per evitare errori che potrebbero comportare sanzioni o problemi legali.

Vantaggi e svantaggi della concessione della residenza

La decisione di concedere o meno la residenza a un'assistente familiare presenta sia vantaggi che svantaggi per entrambe le parti:

Per l'assistente familiare

Vantaggi:

  • Accesso ai servizi sanitari locali
  • Possibilità di richiedere documenti presso gli uffici comunali
  • Eventuale partecipazione alle elezioni amministrative (per cittadini UE)
  • Semplificazione delle procedure burocratiche

Svantaggi:

  • Necessità di modificare la residenza in caso di cambio residenza
  • Possibile perdita di benefici legati alla residenza precedente

Per il datore di lavoro

Vantaggi:

  • Regolarizzazione completa della posizione dell'assistente familiare
  • Maggiore stabilità del rapporto lavorativo

Svantaggi:

  • Procedure burocratiche aggiuntive
  • Possibili complicazioni in caso di cessazione del rapporto di lavoro

La valutazione di questi elementi deve essere fatta caso per caso, considerando le specifiche esigenze di entrambe le parti e nel rispetto della normativa vigente.

Adempimenti amministrativi per la residenza dell'assistente familiare

Per completare correttamente la procedura di concessione della residenza a un'assistente familiare, è necessario seguire alcuni passaggi amministrativi:

  1. L'assistente familiare deve presentare la richiesta di residenza presso l'ufficio anagrafe del comune dove si trova l'abitazione del datore di lavoro
  2. Il datore di lavoro deve fornire una dichiarazione di ospitalità che attesti che l'assistente familiare vive effettivamente presso la sua abitazione
  3. Occorre presentare il contratto di lavoro regolarmente registrato che dimostri il rapporto di convivenza
  4. Per i cittadini extracomunitari, è necessario presentare anche il permesso di soggiorno valido
  5. A seguito della richiesta, i vigili urbani effettueranno una verifica dell'effettiva dimora dell'assistente familiare presso l'indirizzo indicato

Una volta completata la procedura, l'assistente familiare riceverà la nuova carta d'identità con l'indirizzo aggiornato e risulterà ufficialmente residente presso l'abitazione del datore di lavoro, pur mantenendo un proprio stato di famiglia separato. È importante conoscere cosa succede se non si cambia residenza entro i tempi prestabiliti per evitare problemi con le autorità.

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