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Se ora lavoro all'estero, come sarà la mia pensione se ritorno in Italia o rimango via?

Cosa succede per la pensione finale se lavoro all’estero e torno in Italia o decido di rimanere fuori: i chiarimenti e cosa prevede la normativa in vigore

Autore: Marianna Quatraro
pubblicato il
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Come sarà la mia pensione se ora lavoro all’estero e se ritorno in Italia o resto via?

Cambiano le regole di calcolo della pensione se si lavora all’estero ma solo per un determinato periodo o se poi si decide di tornare in Italia.  In questo caso, per non perdere la contribuzione accumulata, è possibile procedere per diverse strade, dal riscatto dei periodi di lavoro prestati all'estero per arrivare alla totalizzazione dei contributi versati.
 

Come sarà la mia pensione se ora lavoro all’estero e se ritorno in Italia o resto via? I lavoratori che prestano servizio all’estero versano i contributi nel solo Paese dove lavorano, indipendentemente dalla residenza. Ciò significa che pur essendo italiani, con la residenza in Italia ma lavorando, per esempio, in Francia, si versano e si accumulano contributi utili ai fini della pensione finale solo in questo Paese, secondo le regole vigenti. 

Sempre più persone negli ultimi anni stanno lasciando l'Italia per andare a lavorare fuori, alla ricerca di occupazioni e di stipendi migliori e spesso arriva in redazione la richiesta di come sarà calcolata la pensione sia se si rimane a lavorare fuori e sia se si rientra a casa.
Cerchiamo di seguito di fornire spiegazioni in merito.

  • Cosa succede per la pensione finale quando si lavora all’estero e lì si resta
  • Quali sono le regole per la pensione finale se lavoro all’estero e torno in Italia
  • Un esempio per chiarire 

Cosa succede per la pensione finale quando si lavora all’estero e lì si resta

Quando ci si reca all’estero per lavoro, si devono seguire le regole fiscali e contributive previdenziali del Paese in cui ci si trova.

Ciò significa che si versano i contributi per la pensione secondo quanto previsto dall’ordinamento del Paese dove ci trova, in base alle aliquote lì fissate e per i relativi importi.

E così si va avanti, esattamente come accade in Italia, fino al momento del raggiungimento della pensione finale come previsto nello stesso Paese.

Dunque, per chi lavora all’estero fino alla maturazione della pensione finale, secondo la normativa vigente, l’importo del trattamento viene calcolato in base alla legislazione del Paese in questione, secondo le stesse modalità previste per i cittadini di quello Stato, a prescindere dal fatto che il lavoratore sia residente o meno nel Paese al raggiungimento dell’età pensionabile.

Quali sono le regole per la pensione finale se lavoro all’estero e torno in Italia

Cambiano le regole di calcolo della pensione se si lavora all’estero ma solo per un determinato periodo e poi si decide di tornare in Italia. 

In questo caso, per non perdere la contribuzione accumulata, è possibile procedere per diverse strade.

Si parte dal riscatto dei periodi di lavoro prestati all'estero: si tratta dell'istituto che permette di riscattare i periodi di lavoro subordinato compiuti all'estero e sia in Paesi che hanno stipulato con l'Italia convenzioni in materia di assicurazioni sociali e sia in Paesi che non hanno stipulato con l'Italia alcuna convenzione. 

Per la domanda di riscatto bisogna provare l'esistenza e la durata del rapporto di lavoro, presentando la dovuta documentazione in originale relativa al rapporto medesimo e risalente all'epoca dello stesso rapporto o anche in periodi successivi. 

La richiesta di riscatto contributivo per lavoro all'estero deve essere presentata direttamente all'Inps e non esistono limiti temporali per farlo. E', infatti, possibile presentarla anche dopo la pensione.

In alternativa è possibile procedere alla totalizzazione dei contributi versati per lavoro in altri Paesi: chi lavora all’estero ma torna in Italia e vuole ottenere una sola pensione può sommare i contributi maturati nei diversi Paesi in cui si è lavorato, per ottenere il diritto alla pensione, attraverso la totalizzazione. 

Precisiamo che è possibile totalizzare solo i periodi di contributi superiori a un anno in ambito Ue, mentre per i Paesi convenzionati vigono regole diverse, in base alla convenzione.

Alcune convenzioni bilaterali prevedono, infatti, anche la totalizzazione multipla, cioè la possibilità di sommare i contributi versati in Paesi terzi che hanno attivato, a loro volta, accordi internazionali sia con l’Italia che con l’altro Stato contraente.

Ogni Paese eroga poi una pensione di vecchiaia distinta, cioè la pensione pro rata, calcolata in base ai contributi maturati in ognuno.

Un esempio per chiarire

Per fare un esempio pratico per chiarire la situazione, prendiamo il caso di un lavoratore che ha versato 15 anni di contributi in Francia e altri 28 anni in Italia. Essendo entrambi i paesi nell’Unione Europea si possono sommare (totalizzare) i contributi esistenti nei due paesi e raggiungere un totale di 43 anni, requisito che permette di andare in pensione anticipata ordinaria in Italia.

Per quanto riguarda il calcolo dell’importo della pensione, ogni Stato lo determina in modo autonomo: l’Italia considera i suoi 28 anni di contributi e la Francia 15 e il pagamento avviene secondo la normativa prevista da ogni singolo Stato. 

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