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Come riscattare contributi pensione, guida a tutte le modalitŕ attuali con relativi requisiti, domande, costi, tempi ed esempi

Come fare il riscatto dei contributi Inps per la pensione finale: tutti i chiarimenti e calcoli ed esempi

Autore: Marianna Quatraro
pubblicato il
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Il riscatto dei contributi riveste un ruolo cruciale nel sistema previdenziale italiano, offrendo ai lavoratori l'opportunità di coprire periodi senza contribuzione. Questo meccanismo consente di integrare i contributi mancanti per migliorare il trattamento pensionistico futuro e raggiungere anche i requisiti richiesti per andare in pensione. Esploreremo i vari metodi e le normative che regolano il riscatto contributivo, analizzando come influiscono sull'importo della pensione e sui requisiti necessari per accedervi.

Cos'è il riscatto contributivo

Il riscatto dei contributi consente ai lavoratori di coprire periodi scoperti da contribuzione, migliorando così la propria posizione previdenziale. È particolarmente utile per colmare i buchi contributivi dovuti a motivi di studio, lavoro non dichiarato o altre situazioni in cui non era prevista copertura contributiva. Questa opzione è disponibile a fronte del pagamento di un onere, il cui calcolo dipende da fattori come l'età e la retribuzione del richiedente, determinando l'incremento dei diritti pensionistici.

La normativa attuale e le più importanti circolari INPS a riguardo

La normativa attuale sul riscatto contributivo si basa su diverse leggi e decreti, tra cui il Decreto Legislativo 30 aprile 1997, n. 184, che disciplina le modalità di calcolo e le condizioni di riscatto. Questa normativa consente agli assicurati di coprire a proprie spese specifici periodi scoperti da contribuzione. L'onere economico del riscatto è definito in base al tipo di calcolo retributivo o contributivo, a seconda dei periodi da coprire.

Una delle più rilevanti circolari dell’INPS riguardante il riscatto contributivo è la Circolare INPS n. 29 del 2003, che ha fornito chiarimenti importanti circa le procedure e le modalità di domanda per il riscatto di periodi di studio universitario. Questa circolare specifica anche i casi in cui il riscatto non è consentito, come quando i periodi sono già coperti da contribuzione obbligatoria.

Un'altra direttiva significativa è la Circolare n. 106 del 2020, la quale chiarisce le misure agevolative introdotte dalla normativa recente per il riscatto dei periodi precedenti al 1996, conosciuto anche come riscatto agevolato. In essa, si dettagliano le condizioni di accesso e i benefici fiscali associati, tra cui la deducibilità del costo del riscatto dal reddito.

Il Decreto Legge n. 4 del 2019 ha introdotto la possibilità di riscattare periodi privi di contribuzione inizialmente compresi tra il 1 gennaio 1996 e il 28 gennaio 2019 e a un costo agevolato. Questo provvedimento, noto come pace contributiva, è stata ancora estesa fino al 2025.

Definizione e funzionamento del riscatto

Il riscatto contributivo è un meccanismo che permette ai lavoratori di convertire in contributi previdenziali determinati periodi della loro vita professionale e personale scoperti da contribuzione obbligatoria. Esso offre la possibilità di aumentare l’anzianità contributiva necessaria per il calcolo della pensione, compensando, ad esempio, periodi di studio universitario o di interruzione lavorativa non associati a una copertura contributiva pre-esistente.

Per riscattare i contributi bisogna presentare l'apposita domanda all’INPS, fornendo tutta la documentazione che certifica la durata e la natura del periodo per il quale si chiede il riscatto, e che comprende, per esempio, i titoli di studio per il riscatto della laurea o certificazioni di attività svolte all’estero, tra altri requisiti specifici.

Una volta accettata la domanda, l’ente previdenziale calcola l’onere economico del riscatto in base a diverse variabili quali l’età del richiedente, il metodo di calcolo pensionistico applicabile (retributivo o contributivo), e la quantità e posizione temporale dei contributi riscattati. Nel metodo contributivo, il costo del riscatto è solitamente determinato come una percentuale della retribuzione media degli ultimi anni, applicata al periodo di riscatto.

Esistono diverse modalità di pagamento per l’onere di riscatto, tra cui la dilazione rateale, che può arrivare fino a 120 rate mensili senza interessi. È importante notare che i contributi riscattati, una volta accreditati, sono considerati a tutti gli effetti validi ai fini della pensione sia in termini di diritto che di calcolo dell'importo finale.

Differenze tra riscatto e contributi volontari

Le differenze tra riscatto e contributi volontari risiedono principalmente nella natura e nella finalità. Il riscatto è un'opzione che consente di coprire periodi passati privi di contribuzione, come gli anni di studio universitario, pagando un onere calcolato in base a specifiche condizioni. I contributi volontari, invece, permettono di versare contributi durante periodi di pausa lavorativa per mantenere la continuità della copertura previdenziale. Mentre il riscatto è finalizzato a colmare vuoti passati, i contributi volontari servono a integrare la contribuzione futura, garantendo così una continuità dei diritti pensionistici.

Contributi da riscatto

I contributi da riscatto rappresentano una modalità attraverso cui i lavoratori possono integrare la propria posizione previdenziale, coprendo periodi durante i quali non è stata versata alcuna contribuzione obbligatoria. Questi periodi includono tipicamente gli anni di studio universitario, le assenze dal lavoro per motivi familiari, il servizio militare e i periodi di lavoro svolti all'estero in mancanza di accordi bilaterali sulla sicurezza sociale.

I contributi da riscatto vengono calcolati in base a parametri specifici, come il salario medio degli ultimi anni di lavoro e l'età del richiedente, e vengono rivalutati secondo criteri stabiliti dalla normativa, e possono avere un impatto significativo sul calcolo della pensione, migliorando sia il diritto che la misura. Grazie a disposizioni legislative come il riscatto agevolato introdotto recentemente, è possibile accedere a condizioni di pagamento più favorevoli, con vantaggi fiscali aggiuntivi. 

Contributi figurativi

I contributi figurativi sono tipologie di contributi accreditati senza alcun costo per il lavoratore, nei periodi in cui egli non ha potuto svolgere attività lavorativa ma la cui copertura previdenziale è comunque garantita dalla legge. Questi contributi sono importanti per tutelare i diritti previdenziali durante periodi di inattività dovuti a cause come disoccupazione, malattia, infortunio, maternità obbligatoria e congedi parentali. 

Il valore dei contributi figurativi è determinato in base alla retribuzione che il lavoratore avrebbe percepito se avesse continuato a lavorare. In alcuni casi, come nei periodi di cassa integrazione, essi possono coprire l'intero periodo di inattività lavorativa. Tuttavia, in altri casi, come per i congedi parentali facoltativi, è possibile che i contributi vengano accreditati solo parzialmente, a meno che il lavoratore non scelga di integrarne l’importo attraverso un riscatto contributivo.

Tali contributi sono importanti nel determinare sia il diritto sia la misura delle prestazioni pensionistiche.

Chi può fare il riscatto dei contributi INPS e a chi viene negato

Il riscatto dei contributi INPS è accessibile a diverse categorie di lavoratori, dai dipendenti pubblici ai privati, agli autonomi come artigiani, commercianti e liberi professionisti iscritti alla Gestione separata. Possono usufruirne anche i lavoratori iscritti a fondi speciali, a condizione che rispettino i requisiti richiesti specificamente per la loro categoria.

Per i contributi universitari, i laureati non ancora occupati possono richiedere il riscatto del periodo legale di studi, a patto che abbiano percepito almeno un contributo settimanale nella loro carriera assicurativa, anche successivo al conseguimento della laurea. Questa possibilità è estesa anche ai familiari superstiti, che possono presentare la richiesta per conto del defunto se il diritto alla pensione di reversibilità è stato acquisito.

Non possono, invece, riscattare i contributi i lavoratori che già hanno una copertura contributiva obbligatoria per i periodi da riscattare, come nel caso di anni universitari già coperti da contributi a fini pensionistici. Non vale neppure nei casi in cui il richiedente sia iscritto a enti professionali che non riconoscono la possibilità di riscatto oppure quando i periodi sono già stati riscattati in altri regimi pensionistici.

La legge esclude dal riscatto anche i periodi universitari che non si sono conclusi con il conseguimento di un titolo accademico, sebbene i singoli corsi di studio siano completati con successo. Inoltre, chi ha già raggiunto l’età pensionabile ma non ha ancora cessato l’attività lavorativa potrebbe trovare limitazioni nel riscattare periodi non coperti se quelli da riscattare non risultano determinanti per l’immediato accesso alla pensione.

Quanti anni si possono riscattare al massimo, requisiti, condizioni e limiti

Il numero massimo di anni riscattabili dipende dalla natura dei periodi e dalle circostanze specifiche del richiedente. Il riscatto della laurea, ad esempio, consente di coprire l'intero periodo legale del corso universitario, incluse le lauree brevi e i master, purché completati con il conseguimento del titolo. I periodi di lavoro all'estero, se non coperti da convenzioni bilaterali, sono riscattabili per la loro intera durata.

I periodi di assenza facoltativa dal lavoro per maternità o per gravi motivi familiari, così come i periodi di congedo per formazione, sono generalmente riscattabili fino a un massimo di cinque anni complessivi. Tuttavia, questi devono essere periodi per i quali non vi è stata altra copertura contributiva o assicurativa.

Per quanto riguarda i periodi di interruzione o sospensione lavorativa, il limite massimo riscattabile è spesso circoscritto a tre anni, a patto che tali periodi siano successivi al 31 dicembre 1996 e privi di assicurazione obbligatoria. Inoltre, i lavoratori con posizioni parasubordinate hanno la possibilità di riscattare fino a cinque anni precedenti l'istituzione della Gestione separata.

Tra i principali requisiti per riscattare i contributi figurano la necessità di dimostrare documentalmente i periodi da riscattare per consentire all'INPS di effettuare una valutazione precisa. Alcune condizioni richiedono il superamento di criteri di età o di anzianità contributiva minima, considerando anche situazioni specifiche come il riscatto dei soli periodi coperti dal metodo contributivo.

Quali sono le conseguenze per l'importo della pensione quando si riscatto i contributi?

Quando si effettuano riscatti contributivi, l’impatto sull’importo della pensione può essere significativo, sia in termini di diritto che di misura della pensione stessa. Innanzitutto, il riscatto consente di aumentare l'anzianità contributiva, avvicinando o raggiungendo i requisiti contributivi necessari per l'accesso alla pensione di vecchiaia o anticipata ordinaria. Questo può significare un’uscita dal lavoro in età più giovane rispetto a quanto sarebbe altrimenti possibile.

Il riscatto dei contributi incide sulla base di calcolo della pensione. Nel sistema contributivo, entrano a far parte del montante contributivo personale, che poi viene rivalutato annualmente in base all’andamento del PIL. Aumentando il montante, aumenta di conseguenza il valore dell'assegno pensionistico che si ottiene al raggiungimento dell'età pensionabile.

Nel sistema retributivo o misto, il riscatto può avere diversi effetti. Per coloro che al 31 dicembre 1995 avevano meno di 18 anni di anzianità contributiva, i contributi riscattati antecedenti a questa data potrebbero portare al calcolo della pensione con una quota maggiore di metodo retributivo. Questo ha il potenziale di aumentare l’importo della pensione, in quanto generalmente il calcolo retributivo tende a essere più vantaggioso.

Quali periodi senza contributi si possono riscattare

I periodi senza contributi che possono essere oggetto di riscatto sono diversi e includono situazioni specifiche previste dalla normativa. Uno dei più comuni è il periodo del corso legale di studi universitari che, se completato con il conseguimento della laurea, può essere riscattato per intero, compresi i diplomi di specializzazione e dottorati, a condizione che non siano coperti da altri contributi.

Tipologie di riscatto

Le tipologie di riscatto contributivo disponibile coprono vari aspetti della vita lavorativa e formativa di un individuo. Oltre al più comune riscatto del periodo di studi universitari, che permette di coprire gli anni di corso legale attraverso il pagamento di un importo calcolato in base a specifici criteri economici e previdenziali, ci sono altri periodi riscattabili.

Ci sono, infatti, quelli lavorati all'estero in Stati con cui l'Italia non ha stipulato convenzioni di sicurezza sociale. In tali circostanze, i periodi di lavoro possono essere riscattati se non sono coperti da contribuzione obbligatoria né da totalizzazione internazionale.

Possono essere riscattati anche i periodi di assenza dal lavoro dovuti a motivi familiari, quali congedi parentali o di assistenza a familiari disabili, purché non già coperti da contribuzione figurativa. Allo stesso modo, i periodi di congedo per formazione professionale, se non vengono accreditati con contributi volontari, possono essere riscattati per incrementare l’anzianità contributiva.

La normativa permette, inoltre, di riscattare i periodi di sospensione o interruzione del rapporto di lavoro, come quelli legati a scioperi, aspettative o cause contrattuali specifiche. Questi devono essere successivi al 31 dicembre 1996 e non devono risultare coperti da contribuzione obbligatoria o figurativa.

Infine, i lavoratori parasubordinati possono riscattare periodi di collaborazione coordinata e continuativa antecedente al 1996, con il limite di cinque anni, a condizione che questi periodi non risultino coperti sotto altre forme di contribuzione.

Come funziona il riscatto dei contributi per periodi non coperti da retribuzione

Il riscatto dei contributi per periodi non coperti da retribuzione consente ai lavoratori di sanare lacune contributive che si verificano nell'arco della carriera lavorativa, assicurando una continuità previdenziale. Questi periodi possono comprendere congedi parentali, aspettative per motivi personali o familiari, e altre situazioni di sospensione del rapporto lavorativo in assenza di una copertura contributiva.

Il funzionamento del riscatto per tali periodi prevede innanzitutto la possibilità di presentare una domanda all'INPS, corredata dalla necessaria documentazione che attesti la natura e la durata del periodo da riscattare. Una volta accolta la domanda, viene calcolato l'onere economico del riscatto che può essere pagato in un'unica soluzione oppure dilazionato in rate mensili, di solito senza interessi, aumentando la flessibilità per il lavoratore.

Requisiti necessari

Per richiedere il riscatto dei contributi bisogna soddisfare specifici requisiti. Innanzitutto, il richiedente deve essere iscritto a una delle gestioni previdenziali dell'INPS, come l'Assicurazione Generale Obbligatoria o la Gestione Separata, a seconda della natura del proprio impiego.

Inoltre: 

  • i periodi da riscattare non deve essere già coperti da altra forma di contribuzione, come quella obbligatoria o figurativa;
  • non devono esserci sovrapposizioni con contributi già accreditati in altre gestioni pensionistiche o previdenziali;
  • bisogna dimostrare l’esistenza e la durata del periodo privo di contribuzione che si intende riscattare con documentazione ufficiale, come contratti di lavoro, attestazioni di interruzioni lavorative, o altri documenti che possano comprovare l'assenza di retribuzione in quei periodi. 

In alcuni casi, può essere richiesto di soddisfare specifiche soglie di retribuzione o criteri di età. Sebbene non siano condizioni universalmente applicabili, alcune istanze di riscatto prevedono che il richiedente abbia raggiunto una determinata età o disponga di un numero minimo di contributi già versati.

Come fara la domanda all'INPS

Per presentare la domanda di riscatto contributivo all'INPS, è necessario seguire una procedura ben definita che garantisce la corretta gestione della richiesta. Un primo passo fondamentale è accedere al portale ufficiale dell'INPS, che offre un servizio online dedicato a tale scopo. Gli utenti devono essere in possesso delle proprie credenziali di accesso, come lo SPID, la CNS o la CIE, per autenticarsi e accedere ai servizi telematici.

Una volta effettuato l'accesso, bisogna entrare nell'area "Pensioni e Previdenza" e successivamente selezionare la sezione dedicata ai riscatti e ricongiunzioni. Qui, gli interessati trovano il modulo di domanda di riscatto che deve essere compilato con attenzione, inserendo tutti i dati richiesti. È importante fornire informazioni dettagliate sui periodi che si intendono riscattare, comprese le date esatte e i motivi della mancata retribuzione di quei periodi.

Inoltre, la documentazione che attesta i periodi privi di contribuzione deve essere allegata alla domanda. 

In alternativa alla modalità online, l'INPS offre l'opportunità di inoltrare la domanda tramite i patronati, intermediari autorizzati che possono assistere gli utenti nella compilazione e presentazione della richiesta senza costi aggiuntivi.

Prcoedura e documenti

La procedura per il riscatto contributivo inizia con la raccolta di tutta la documentazione necessaria per giustificare i periodi che si desidera riscattare. È essenziale presentare documenti che dimostrino la natura del periodo privo di contribuzione. Per gli anni di studio universitario, ad esempio, sono richiesti il certificato di laurea e l'elenco degli esami sostenuti. In caso di periodi di lavoro all'estero, si dovranno fornire contratti di lavoro o documenti equivalenti che attestino l'attività svolta.

Una volta raccolti i documenti, bisogna compilare il modulo di richiesta, riportando tutte le informazioni richieste, come i dettagli personali del richiedente e le specifiche dei periodi da riscattare. 

Una volta inoltrata la domanda, l’Istituto di Previdenza avvia l’istruttoria per verificare la correttezza e la completezza della documentazione presentata. Questo processo potrebbe includere richieste di ulteriori chiarimenti o documenti qualora quelli iniziali risultassero insufficienti. Rispondere prontamente a tali richieste è cruciale per proseguire senza intoppi.

Al termine della verifica, l'INPS invia una comunicazione al richiedente contenente l'esito della domanda di riscatto, incluse le indicazioni per il pagamento dell'onere, qualora la richiesta venga accettata.

Tempi medi dalla richiesta all'accoglimento della domanda

I tempi medi necessari affinché l'INPS accolga una domanda di riscatto cambiano in base a diversi fattori, come la complessità della situazione individuale e la completezza della documentazione presentata. In generale, il processo di istruttoria, che prevede la verifica di tutti i documenti e le informazioni fornite, può avere una durata che può oscillare tra i tre e i sei mesi dalla data di presentazione della domanda.

In alcuni casi, situazioni particolari o periodi di sovraccarico per l'amministrazione possono causare ritardi ulteriori. È raccomandato comunque sempre monitorare lo stato della domanda. 

Per chi si affida ai patronati, questi enti possono talvolta facilitare il processo grazie alla loro esperienza e alla capacità di interfacciarsi direttamente con l'INPS. Il patronato può offrire indicazioni preziose sulle tempistiche previste, aiutando a gestire le aspettative.

Quanto costa riscattare i contributi INPS

Il costo per riscattare i contributi INPS non è fisso ma dipende da vari fattori, tra cui il sistema previdenziale applicato (retributivo o contributivo), l'anno di riferimento del periodo da riscattare e la retribuzione del richiedente. Nel sistema contributivo, il costo del riscatto viene calcolato applicando un'aliquota percentuale alla retribuzione annua percepita nei 12 mesi precedenti la domanda di riscatto. Questa aliquota è pari a quella prevista per il versamento della contribuzione obbligatoria, ad esempio il 33% per i lavoratori dipendenti.

Per i periodi che ricadono sotto il sistema retributivo, l'onere è calcolato secondo il metodo della riserva matematica, che considera elementi come l'età del richiedente, la speranza di vita e l'ammontare della pensione. Questo sistema può portare a costi variabili e generalmente più elevati, poiché si basa su proiezioni future dell'importo pensionistico che il riscatto andrà a influenzare.

Esiste anche la possibilità di un riscatto agevolato per i periodi successivi al 1995, introdotto per ridurre l'onere economico, specialmente per chi rientra nel regime contributivo puro. In questo caso, il costo è forfettario e predeterminato, facilitando la pianificazione finanziaria.

Precisiamo che gli importi pagati per il riscatto sono deducibili dal reddito complessivo, riducendo l'impatto fiscale sull'onere totale.

Calcolo ed esempi riscatto contributi con sistema contributivo

Il calcolo del costo per riscattare i contributi viene effettuato applicando un'aliquota contributiva alla retribuzione lorda annua percepita nei 12 mesi precedenti la domanda di riscatto. Questa aliquota è generalmente pari a quella utilizzata per la contribuzione obbligatoria nella gestione di appartenenza, come ad esempio il 33% per i lavoratori dipendenti.

Per meglio comprendere come funziona il calcolo, consideriamo alcuni esempi pratici. Supponiamo che un lavoratore nel settore privato, con un reddito lordo di 30.000 euro, voglia riscattare un anno di contributi. Applicando l’aliquota del 33%, il costo del riscatto per tale anno sarà di 9.900 euro (30.000 euro * 33%). Se i periodi da riscattare sono due anni, basterà raddoppiare il valore, raggiungendo un costo di 19.800 euro.

È importante considerare che la retribuzione presa come base per il calcolo è quella soggetta a contribuzione nell’ultimo anno solare completo prima della richiesta. La scelta del periodo di riferimento può significativamente influenzare l’onere da sostenere, rendendo strategica la presentazione della domanda in un anno in cui la retribuzione sia stata più bassa, se compatibile con le esigenze previdenziali dell’assicurato.

Questa modalità di calcolo è applicabile anche per altri profili di lavoratori, come gli autonomi e coloro che rientrano nella Gestione Separata. Per questi, l’aliquota contributiva varia in base alle regole della gestione a cui appartengono, solitamente più alta rispetto a quella dei dipendenti, che può oscillare tra il 24% e il 25% a seconda della specifica situazione contributiva.

Esempio concreto riscatto di 1-5 anni contributi con sistema retributivo o contributivo

Per illustrare come funziona il riscatto dei contributi nei sistemi retributivo e contributivo, consideriamo due scenari concreti, partendo con un lavoratore che intende riscattare da 1 a 5 anni di contributi.

Sistema Contributivo: Supponiamo che un lavoratore del settore privato, con un reddito lordo annuo di 35.000 euro, desideri riscattare tre anni. Nel sistema contributivo, l'onere si calcola applicando l'aliquota del 33% sulla retribuzione annua. Per un anno, il costo sarà 35.000 euro x 33% = 11.550 euro. Per tre anni, il totale diventa 11.550 euro x 3 = 34.650 euro. Se il lavoratore decidesse di riscattare cinque anni, il costo sarebbe: 11.550 euro x 5 = 57.750 euro.

Sistema Retributivo: Consideriamo ora un lavoratore con un reddito lordo annuo di 30.000 euro che desidera riscattare due anni. Nel sistema retributivo, il calcolo del riscatto si basa su complessi fattori, tra cui la riserva matematica. Questa operazione prende in considerazione età, sesso e aspettativa di vita. Se al termine del calcolo la riserva suggerisce un’opzione di 10.000 euro per ogni anno, allora due anni costerebbero 20.000 euro. Poiché la riserva matematica varia ampiamente, i numeri possono essere indicativi.

La differenza principale tra i due sistemi, quindi, sta nei fattori utilizzati per il calcolo: nel contributivo è proporzionale al reddito mentre nel retributivo dipende dalla riserva matematica. Nell’esempio del contributivo, una variazione di stipendio influenza linearmente il costo totale, mentre nel retributivo le variabili esterne allontanano il prezzo finale dalla semplice equazione di reddito.

I costi del riscatto possono essere affrontati con piani di pagamento rateali, solitamente fino a 120 rate mensili. Questa opzione facilita il processo per i lavoratori contribuendo a gestire i costi in un periodo più esteso senza dover pagare interessi.

La scelta di quanti anni riscattare dovrebbe essere ponderata rispetto ai vantaggi di incremento della quota della pensione che i contributi riscattati possono apportare, nonché all'età pensionabile eventuale anticipata che essi possono generare se impiegati strategicamente per raggiungere i criteri minimi di anzianità contributiva necessari per il pensionamento anticipato.

Come funziona la Pace Fiscale 2024-2025, il sistema agevolato di riscatto contributi approvato in Manovra Finanziaria

La Pace Fiscale 2024-2025 offrire un'opportunità agevolata per il riscatto dei contributi previdenziali. Questo sistema è stato concepito per stimolare il recupero dei periodi contributivi scoperti, con un particolare focus su chi ha iniziato a versare contributi dopo il 1995, favorendo in particolar modo i cosiddetti contributivi puri.

Il sistema di riscatto agevolato, valido fino a fine 025, consente di riscattare fino a un massimo di cinque anni di periodi non coperti da contribuzione, con un trattamento economicamente più vantaggioso rispetto al riscatto ordinario. Questa opportunità si rivolge ai lavoratori non coperti da altre forme di contribuzione o che non abbiano avuto possibilità di copertura per determinati anni a causa di interruzioni lavorative o altre ragioni specifiche.

Una caratteristica distintiva della Pace Fiscale è la rateizzazione del pagamento senza interessi, consentendo di spalmare l'onere del riscatto su un massimo di 120 rate mensili. Questa dilazione offre una maggiore accessibilità finanziaria a chi desidera consolidare la propria posizione contributiva senza dover affrontare ingenti spese in un’unica soluzione.

Per quanto riguarda il calcolo dell'onere, esso è determinato in base all’aliquota contributiva della gestione pensionistica di appartenenza, applicata su un reddito di riferimento definito.  Un altro aspetto peculiare di questa nuova misura è la deducibilità fiscale: l'onere di riscatto pagato può, infatti, essere dedotto dal reddito complessivo, rendendo quindi l’operazione  vantaggiosa sul piano fiscale. 

Per poter beneficiare di questo riscatto agevolato, i lavoratori interessati devono presentare apposita domanda via telematica, sempre all'Inps.

Come funziona il riscatto dei contributi non versati e omessi dal datore di lavoro

Il riscatto dei contributi non versati o omessi dal datore di lavoro è una soluzione che permette ai lavoratori di sanare periodi di contribuzione mancata, garantendo che questi periodi siano riconosciuti ai fini pensionistici. Questa opzione è cruciale per tutelare i diritti previdenziali dei dipendenti quando ci sono state omissioni contributive, sia totali che parziali, da parte del datore di lavoro.

La procedura per riscattare questi contributi può essere avviata sia dal datore di lavoro che dal lavoratore stesso. Se è il datore di lavoro a voler regolarizzare la situazione, deve inoltrare una domanda specifica all'INPS nelle modalità previste, fornendo documentazione a supporto che attesti la posizione lavorativa e i periodi di retribuzione omessi. Il datore di lavoro può scegliere di sanare queste omissioni contribuendo al pagamento diretto dei contributi mancanti.

Quando invece è il lavoratore a intraprendere questa strada, la procedura cambia leggermente. Il lavoratore può richiedere il riscatto in prima persona nel caso in cui il datore sia inadempiente o non più in attività, presentando una domanda all'INPS accompagnata da documenti che provino l’esistenza e l’entità del rapporto di lavoro, come buste paga, contratti o testimonianze valide, per permettere all'Istituto di previdenza di riconoscere i contributi mancanti a carico del datore.

In situazioni in cui il datore di lavoro risulti insolvente, ad esempio in caso di fallimento, il lavoratore può comunque ricorrere alla richiesta di riscatto, potenzialmente procedendo a una costituzione di rendita vitalizia per coprire i contributi mancati, secondo quanto previsto dalle normative pertinenti.

Come fare domanda, requisiti, documenti necessari, costi e tempistiche

Per fare domanda di riscatto contributi non versati o omessi, bisogna seguire una procedura specifica che garantisce un'integrazione corretta e documentata dei periodi scoperti. Innanzitutto, è necessario accedere al portale ufficiale dell'INPS o utilizzare i servizi di un patronato per presentare la domanda online. Per l'accesso diretto, l'utente deve disporre di credenziali come SPID, CNS o CIE.

I requisiti includono la prova dell'esistenza di un rapporto di lavoro durante il periodo da riscattare e l'assenza di retribuzione contributiva in tale periodo. I documenti necessari possono variare ma generalmente richiedono buste paga, contratti di lavoro, lettere di assunzione e cessazione, nonché eventuali dichiarazioni da parte del datore di lavoro.

La documentazione fornita deve essere chiara e dettagliata, poiché serve a dimostrare l’effettiva causa e durata del periodo scoperto. Senza una documentazione completa, la richiesta di riscatto potrebbe subire ritardi o essere rigettata.

Per quanto riguarda i costi, questi possono variare notevolmente. Se il riscatto è a carico del lavoratore, l'onere economico deve seguire gli stessi criteri di calcolo dei costi di riscatto ordinario, basati sull'aliquota della gestione di appartenenza e sulla retribuzione media del periodo di riferimento precedente. È importante valutare la possibilità di dilazionare l'importo dovuto in rate mensili, una possibilità che l'INPS generalmente offre senza aggiungere interessi.

Le tempistiche per l'accoglimento della domanda possono variare, generalmente da tre a sei mesi dal momento della presentazione, a seconda della completezza della documentazione e dell'eventuale necessità di ulteriori verifiche. Mantenere un contatto frequente con l'INPS o un patronato può essere utile per ottenere aggiornamenti o chiarimenti sullo stato della domanda.

Possibilite richiesta di creazione rendita vitalizia, quando e come si può fare ad INPS

La richiesta di creazione di una rendita vitalizia è una soluzione offerta dall'INPS per sanare omissioni contributive che non possono più essere regolarizzate attraverso la normale contribuzione a causa della prescrizione. La rendita vitalizia è particolarmente utile quando il datore di lavoro non ha versato i contributi previsti e la possibilità di regolarizzarli tramite il pagamento tradizionale è decaduta.

Per avviare la procedura, il lavoratore deve dimostrare che vi è stato un rapporto di lavoro durante il periodo non coperto e che il mancato versamento dei contributi è dovuto a una responsabilità del datore di lavoro. Questa prova può essere fornita mediante documenti come contratti di lavoro, buste paga mancanti o dichiarazioni del datore.

Una volta raccolti i documenti, la domanda di rendita vitalizia deve essere presentata all'INPS, che valuta la documentazione fornita e calcola l'onere contributivo mancante. Dopo essere stato ufficialmente calcolato, l'importo da versare per la creazione della rendita viene notificato al richiedente.

Come funziona il riscatto dei contributi figurativi

I contributi figurativi rappresentano un'importante forma di riconoscimento previdenziale per quei periodi in cui il lavoratore è stato impossibilitato a lavorare per cause specifiche. Si tratta di periodi come disoccupazione indennizzata, malattia, infortunio, maternità o congedo parentale, e periodi di servizio militare obbligatorio.

Il riscatto di contributi figurativi, di per sé, non esiste nel senso tradizionale del termine, poiché questi contributi sono automaticamente accreditati dal sistema previdenziale. Tuttavia, alcuni periodi possono essere oggetto di integrazione volontaria tramite il riscatto di contributi, soprattutto quando si tratta di incrementare il valore pensionistico di periodi figurativi già riconosciuti ma non a copertura completa della retribuzione media percepita dal lavoratore.

Per far sì che il lavoratore possa ottenere il riconoscimento di questi periodi, deve presentare all'Istituto di Previdenza tutta la documentazione necessaria a provare il diritto alla contribuzione figurativa, comprese le certificazioni mediche per periodi di malattia o infortunio, o la documentazione relativa alla disoccupazione o atti che comprovino il congedo parentale.

Requisiti, procedura per fare domanda, costi, tempistiche, documenti

Per il riscatto dei contributi figurativi, il requisito da soddisfare è soprattutto avere periodi lavorativi o di altra natura coperti da contribuzione figurativa riconosciuta dall’INPS. Questi periodi includono tipicamente disoccupazione, malattia, congedo per maternità o servizio militare obbligatorio. 

La procedura per fare domanda è analoga ad altre tipologie di riscatto e deve essere presentata all’INPS. I costi legati a questo tipo di integrazione dipendono dal tipo di periodo da coprire e dalla retribuzione precedente del lavoratore e vengono calcolati secondo le stesse regole valide per il riscatto ordinario.

Anche in questo caso, l'importo dovuto può essere pagato anche a rate senza interessi, permettendo al lavoratore di gestire l'impatto finanziario nel tempo.

Le tempistiche per l’elaborazione della domanda da parte dell’INPS variano generalmente tra i tre e i sei mesi, mentre i documenti necessari da presentare includono le certificazioni del datore di lavoro, i documenti medici per periodi di malattia, gli atti che giustificano la maternità o il servizio militare. 

Come funziona riscatto contributi per periodo università e studi

Il riscatto dei contributi per il periodo universitario è una possibilità offerta a chi ha completato un corso di studi accademico e desidera integrare tali anni all'interno del proprio percorso contributivo ai fini pensionistici. 

Per il riscatto degli studi universitari, è essenziale che il richiedente abbia conseguito il titolo accademico finale: laurea triennale, magistrale o titoli equipollente e può essere effettuato in maniera ordinaria o agevolata. 

Riscato contributi università ordinario, come fare domanda, requisiti, costi e tempistiche

Il riscatto ordinario dei contributi universitari è possibile per chi desidera valorizzare il periodo degli studi accademici ai fini pensionistici, potendo far confluire gli anni trascorsi presso l'università tra quelli della contribuzione valida ai fini della pensione finale.

Per presentare la domanda di riscatto, il primo passo è assicurarsi di avere tutti i requisiti necessari e soprattutto di aver completato il corso di laurea, che può includere lauree triennali, magistrali, specialistiche, diplomi di specializzazione o dottorati di ricerca. L'invio della richiesta deve essere effettuato online sul sito INPS, allegando tutti i documenti che attestano il completamento del titolo, come il certificato di laurea e la dichiarazione che indica il periodo legale del corso. Questi documenti dovranno essere forniti dall’università che ha rilasciato il titolo accademico.

In termini di costi, il riscatto dei contributi universitari ordinario si calcola in base alla retribuzione annuale del richiedente nei 12 mesi precedenti la domanda. L’importo da pagare è generalmente determinato applicando l’aliquota contributiva in vigore alla retribuzione di riferimento, che può rendere i costi variabili in base alla situazione personale di ogni assicurato. 

Le tempistiche per il completamento dell'intero processo di riscatto variano, ma in genere l'INPS impiega da tre a sei mesi per elaborare la domanda, verificare la documentazione e calcolare l'importo dovuto. 

Riscatto contributi università agevolato, requisiti, come fare domanda, costi e tempistiche

Il riscatto dei contributi universitari in modalità agevolata rappresenta un'opzione particolarmente vantaggiosa per chi cerca di includere gli anni di studio nel proprio percorso previdenziale, riducendo significativamente il costo rispetto al riscatto ordinario. 

I requisiti per accedervi prevedono che il richiedente abbia completato un corso di laurea riconosciuto legalmente in Italia. 

La procedura di domanda segue le modalità standard attraverso il portale INPS, accessibile utilizzando credenziali come SPID, CNS o CIE. È anche possibile affidarsi ai servizi di un patronato, che può agevolare la raccolta della documentazione e la compilazione della domanda. In fase di richiesta, è necessario allegare il certificato di laurea o documenti che attestano il conseguimento del titolo.

Dal punto di vista economico, il riscatto agevolato prevede un importo fisso, che è determinato annualmente dall'INPS e che nel 2024 si attesta a circa 6.076, 95 euro per ogni anno di corso legale. Questo importo rappresenta un'opzione straordinaria rispetto ai metodi di calcolo basati sulla retribuzione, che possono risultare più onerosi per chi ha retribuzioni elevate. I costi del riscatto agevolato possono essere pagati in un'unica soluzione o attraverso un piano rateale che ne diluisca l’impatto finanziario.

Le tempistiche di elaborazione della domanda possono variare, ma spesso l'INPS impiega tra i tre e sei mesi per fornire una risposta definitiva. In caso di accettazione, l'ente previdenziale comunica l'importo e le modalità di pagamento.

Infine, il riscatto dei contributi universitari in forma agevolata è fiscalmente deducibile, offrendo un ulteriore beneficio economico al richiedente.

Trattamento fiscale riscatto contributi

Il riscatto dei contributi previdenziali gode di un trattamento fiscale vantaggioso. Gli importi versati per riscattare i periodi scoperti da contribuzione possono essere dedotti dal reddito complessivo, riducendo l'impatto fiscale per il contribuente. Questa deduzione si applica integralmente all'importo pagato, permettendo un abbattimento dell'imponibile su cui calcolare l'IRPEF e rendendo l'operazione non solo strategica per fini pensionistici, ma anche economicamente più sostenibile.

Quando e come e fino a che importo si può scaricare dalla tasse il costo del riscatto dei contributi

Il costo del riscatto dei contributi può essere dedotto fiscalmente dal reddito imponibile, contribuendo ad abbattere la base su cui viene calcolata l'imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF).

Questa deduzione è applicabile integralmente, senza limiti di importo, permettendo di sottrarre l'intera cifra pagata per il riscatto dal totale del reddito dichiarato. È importante tenere presente che tale beneficio fiscale è riconosciuto nell'anno in cui il pagamento viene effettuato e vale sia per i riscatti pagati in unica soluzione e sia per quelli rateizzati. In quest'ultimo caso, la deduzione si applica alle rate effettivamente pagate nell'anno fiscale di riferimento. 

Per beneficiare pienamente di queste deduzioni, è fondamentale conservare la documentazione attestante l'avvenuto pagamento, da esibire in caso di eventuali controlli fiscali. Tale documentazione può includere ricevute di pagamento, bollettini MAV e comunicazioni ufficiali dell'INPS relative all'importo del riscatto e alle modalità di pagamento concordate.

Tassazione del riscatto contributi

Essendo il riscatto dei contributi fiscalmente deducibile, non è trattato come un beneficio tassabile al momento del pensionamento. Ciò significa che il vantaggio fiscale si trova nella fase del pagamento del riscatto e non comporta ulteriori implicazioni fiscali quando si inizia a ricevere la pensione, il che ne aumenta l'attrattiva come strumento di pianificazione previdenziale.

Pagamento riscatto contributi ad INPS

Il pagamento del riscatto dei contributi all'INPS può essere effettuato in modo flessibile, permettendo al richiedente di scegliere tra un unico versamento o la rateizzazione dell'importo dovuto. I pagamenti possono essere dilazionati in un massimo di 120 rate mensili senza interessi e spetta all'Inps inviare apposita comunicazione contenente le specifiche dell'importo da versare e il relativo calendario di pagamento. Le rate possono essere pagate tramite bollettini MAV inviati dall'ente o attraverso l'utilizzo di strumenti di pagamento online. 

Cosa succede se non riesco più a pagare riscatto contributi

Se un contribuente si trova nella situazione di non poter continuare a pagare le rate del riscatto dei contributi all'INPS, ci sono alcuni aspetti importanti da considerare. Prima di tutto, è possibile che l’ente offra una certa flessibilità nei confronti di ritardi temporanei. Tuttavia, è essenziale comunicare tempestivamente le difficoltà di pagamento per evitare conseguenze negative.

Nel caso in cui i pagamenti rateali vengano interrotti e non vi sia una comunicazione ufficiale o un accordo con l'INPS, c'è il rischio che il diritto al riscatto decada per le somme non versate. In tale situazione, i contributi già pagati verranno presi in considerazione, ma solo per il periodo proporzionale coperto dalla cifra effettivamente saldata.

Non sono previste penalità ulteriori oltre la decadenza del riscatto per le quote non coperte, ma il montante contributivo finale potrebbe risultare inferiore a quanto preventivato, influenzando negativamente il calcolo della futura pensione. Pertanto, è consigliabile cercare soluzioni alternative, come la richiesta di un allungamento del piano di rateizzazione o valutare la possibilità di versare importi inferiori pur di mantenere in vita il programma di riscatto.

Come funziona pagamento a rate il riscatto dei contributi? Procedura richiesta, numero rate, modalità e interessi

Il pagamento del riscatto dei contributi all'INPS può avvenire in diverse modalità, e cioè sia in un'unica soluzione e sia a rate, in un massimo di 120 rate mensili, senza l'aggiunta di interessi. 

Per attivare la rateizzazione, al momento della comunicazione dell'INPS sull'accoglimento della domanda di riscatto, il contribuente deve accordarsi sulle modalità di pagamento delle rate. L'Istituto invia poi un piano di ammortamento che dettaglia l'importo di ciascuna rata e le scadenze specifiche. I pagamenti possono essere effettuati tramite bollettini MAV appositamente inviati dall'ente o in modalità telematiche, come SDD (Sepa Direct Debit) o tramite i servizi online del proprio istituto bancario.

I contratti di rateizzazione con l’INPS sono generalmente flessibili e, in caso di difficoltà finanziarie, è possibile contattare l'Istituto per valutare possibili soluzioni, come una revisione delle rate, ed evitare così che il piano decada. 

Conviene riscattare i contributi? I pro e contro da considerare

Decidere se riscattare i contributi pensionistici comporta la valutazione di diversi fattori, che possono variare in base alle circostanze personali del lavoratore. Analizzare i pro e i contro di questa scelta è cruciale per prendere una decisione informata.

Tra i pro, il riscatto dei contributi consente di colmare vuoti nel percorso contributivo, che possono derivare da periodi di studio o di lavoro non dichiarato. Questo può contribuire a raggiungere più rapidamente i requisiti per la pensione anticipata o migliorare il calcolo dell'importo della pensione. Inoltre, per i giovani lavoratori, il riscatto agevolato offre un'opportunità economicamente sostenibile di accumulare ulteriori diritti, con l'aggiunta di vantaggi fiscali significativi attraverso la deduzione del costo sostenuto.

D'altra parte, ci sono anche dei contro da considerare. Il principale è il costo iniziale del riscatto, che può risultare elevato, specialmente se si utilizza il metodo di calcolo ordinario basato su una retribuzione alta. Nonostante la possibilità di rateizzare il pagamento in 120 rate, l'onere complessivo potrebbe rappresentare uno sforzo finanziario considerevole, riducendo liquidità immediata e risorse disponibili per altri investimenti o spese personali. Inoltre, per chi è vicino alla pensione, il vantaggio può essere limitato se i periodi riscattati non migliorano significativamente l'importo pensionistico finale.

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